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Capannori, fosso ancora inquinato: appello a Comune e prefetto

Capannori, fosso ancora inquinato: appello a Comune e prefetto<br type="_moz" />

I residenti di Paganico chiedono un’assemblea, bonifica nel mirino

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CAPANNORI. Un incontro pubblico nella frazione di Paganico per illustrare cosa è stato fatto e rispondere alle domande dei residenti su quello che si potrebbe fare dopo l’episodio di inquinamento di un fosso con centinaia di litri di olio da motore sversati da ignoti in via dei Banchieri a Capannori.

Lo chiedono Liano Picchi e Giuliano Fanucchi al Comune con una nota inviata per conoscenza anche al prefetto. E a breve sarà interessata con un esposto anche la Procura.

«Abbiamo l’impressione che da parte del Comune sia stato sottovalutato il problema e quindi effettuato un intervento del tutto inadeguato per la gravità dello sversamento, visti anche i residui lasciati in loco, sui bordi della canaletta e nel fondo, che si stanno infiltrando nel terreno sottostante» si legge nel documento.

La zona di Paganico da anni è soggetta a fenomeni di subsidenza con crepacci e buche che, secondo i residenti, «costituiscono una via di accesso diretto al sottosuolo e alla falda; le abitazioni del paese non sono allacciate all’acquedotto ed attingono dalla falda superficiale; la canaletta inquinata scorre nella fascia di rispetto dei pozzi di captazione del pubblico acquedotto gestito da Acque Spa».

Picchi e Fanucchi ricordano a Comune e prefettura che si sarebbero aspettati la rimozione della fascia di terreno superficiale intrisa, «per prevenire un ulteriore aggravio e rilascio in falda, o di trascinamento, con le piogge, in tratti successivi. Ma così non è stato, almeno fino ad oggi, e da giorni non si rilevano interventi». Interpellata dai cittadini, Arpat ha comunicato di aver chiesto provvedimenti a carico del responsabile o del Comune stesso in sostituzione dell’autore dello sversamento. «Sappiamo che la richiesta prevede la ripulitura del corso d’acqua e il ripristino dello stato dei luoghi nonché l’attivazione di tutto quello che la normativa prevede per i siti potenzialmente contaminati (verifica suolo ed acque sotterranee) – conclude il documento – . L’Arpat ha dato la disponibilità a supportarvi nella verifica delle attività dei soggetti che opereranno il disinquinamento, così come previsto dalla normativa. Ad oggi rileviamo che gli interventi fatti sono insufficienti al ripristino dei luoghi e, fortemente allarmati, sollecitiamo il disinquinamento e il rispetto degli adempimenti previsti dalla normativa, così come richiesto anche dall’Arpat».l

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