Autista aggredita sul bus a Lucca, il racconto choc: «Occhi furiosi, ho temuto di morire»
La dipendente di Autolinee Toscane assalita: «Uno mi ha detto che in Tunisia mi avrebbe tagliato la gola: società in declino, mancano le famiglie»
LUCCA. «Per la prima volta in vita mia ho avuto paura di morire. Avevano occhi furiosi, fuori controllo». Tornata a casa dopo le cure al pronto soccorso del San Luca, l’autista di Autolinee Toscane, 47 anni, residente in Lucchesia, riposa a letto «ho la testa che mi scoppia» e ripensa all’episodio di cui è stata vittima, ma anche a quando tornerà al lavoro.
Signora, come sta?
«Mi hanno dato 10 giorni di prognosi. Non ci sono lesioni, ma sono arrivata in ospedale in stato di choc, tachicardia, pressione alta».
Cosa è successo per arrivare a tutto questo?
«Mancava poco alle 7. Prima corsa da piazzale Verdi. Nessun sul bus. Quei due erano già ubriachi e in mano avevano bottiglie di vino. Li ho visti subito e ho detto in modo pacato a entrambi: “Non potete salire con le bottiglie”. Uno ha reagito dicendomi: “P. . a., t...a, se eri in Tunisia ti avevo già tagliato la gola”. Hanno fatto un passo indietro e ho chiuso le porte chiamando la centrale operativa con il cellulare. Devono aver pensato che avvertissi le forze dell’ordine e allora hanno iniziato a lanciare le bottiglie e anche sassi per rompere i vetri. Uno ha urlato: “P...a, per colpa tua non ci torno in galera”. Dopo aver spintonato un po’ contro le porte le hanno aperte».
È stato il momento dell’aggressione?
«Sì. Hanno iniziato a tirarmi i capelli, mi hanno sputato una decina di volte. La cabina un minimo mi ha protetto, ma non è chiusa del tutto. Diciamo che senza quella protezione sarebbe stato peggio».
E come ha reagito?
«Avevo già segnalato l’emergenza alla centrale. Ho iniziato a suonare il clacson. Nel frattempo è arrivata la polizia a sirena e loro sono scappati. Ma un passante ha ripreso la scena con un cellulare e ha fatto vedere il filmato agli agenti. Dopo qualche minuto li avevano presi».
È la prima volta che subisce un’aggressione del genere?
«Sì. Finora solo episodi di insulti e maleducazione. Ma mai una cosa del genere».
Cosa si sente di dire alle famiglie dei due ragazzi?
«Penso che un minorenne non può rincasare alle 7. Quei due tornavano da una festa, dopo aver passato la notte fuori. Non c’è più la famiglia. È una società tutta in declino. Cosa deve capitare perché si prenda atto che si deve fare qualcosa? Se i due amici non vengono rinchiusi e rieducati arriveranno ad ammazzare».
Finita la convalescenza dovrà tornare al lavoro che sembra essere un fronte di guerra.
«Purtroppo, sì. Ho temuto per la vita. Non è possibile andare a lavorare in queste condizioni. Tra dieci giorni dovrò tornare sul bus. Dai poliziotti al personale dell’ambulanza sono stati gentili e professionali. Ma si deve fare qualcosa per evitare quello che è capitato a me».
