Il caso
Spariti dal conto 120mila euro, banca e compagnia telefonica condannate a risarcire i clienti
I truffatori avevano ottenuto copia di una Sim per operare sull’home banking: ecco come hanno svuotato i conti dei risparmiatori
LUCCA. Due processi non hanno svelato come i truffatori siano riusciti a ottenere una carta Sim con cui disporre bonifici ai danni di una coppia. Quello che, invece, in primo grado e ora anche in appello è stato confermato è la responsabilità in solido dell’operatore telefonico e della banca nella sparizione dei risparmi dei coniugi e di una parte di soldi del padre della donna. Un conto di 117mila euro che compagnia telefonica e ormai l’ex istituto bancario dei tre raggirati dovranno pagare. L’unica parte della sentenza riformata rispetto al primo grado di Lucca è il risarcimento per i danni morali di 9mila euro. Quelli non sono dovuti. Ma il resto sì per il “concorso di colpa” di gestore e banca nello spianare la strada ai truffatori, secondo i giudici in modo negligente verso i clienti.
I bonifici
La storia risale al 2020 e si conclude con un primo pronunciamento al Tribunale di Lucca nel 2022. La sparizione dei soldi dai conti delle tre vittime avviene attraverso una serie di bonifici utilizzando la modalità home banking. Quando si accorgono della truffa denunciano la banca che a sua volta cita in giudizio l’operatore telefonico. L’istituto accusa la compagnia di «aver rilasciato a un soggetto non adeguatamente identificato un duplicato della carta Sim attraverso cui le operazioni sono state poste in essere».
Il sistema
La truffa è consistita nell’abbinare il numero telefonico originariamente associato alla Sim del legittimo proprietario ad altra sim telefonica in possesso del truffatore, dirottando così tutto il traffico voce e sms su dispositivi nella disponibilità del ladro di dati e alla fine pure dei soldi. Si legge nella sentenza che «non sarebbe stato possibile per i truffatori perpetrare la frode senza intercettare le credenziali dinamiche rilasciate da attraverso sms, che gli stessi hanno potuto ricevere proprio grazie alla disponibilità della Sim ottenuta dalla cliente in sostituzione di quella in uso».
Il mistero
Nonostante il consulente del Tribunale nel descrivere i connotati della frode, ne abbia immaginato la perpetrazione «tramite una qualche tecnica di phishing (molto probabilmente tramite una email ingannevole)» per il Tribunale di Lucca e la Corte d’Appello «di ciò non v’è alcuna evidenza, le modalità dell’acquisizione delle credenziali risultando, in ultima analisi, ignote».
La tecnica
Nel gergo dei raggiri perpetrati online quella che è capitato ai tre clienti alleggeriti di quasi 120mila euro prende il nome della “Sim swap”: i truffatori dopo aver carpito username e password dell’home banking aziendale (non è stato chiarito se mediante phishing o fuga interna di info sensibili) ottengono la duplicazione della Sim. In tal modo i codici di sicurezza Otp (one-time password) da quel momento sono inviati solo alla nuova scheda clonata, saldamente controllata dai truffatori digitali.
No danni morali
Su una cosa banca e compagnia telefonica hanno ottenuto una parziale ragione. I 3mila euro per ciascuno dei tre clienti come danno morale per i patimenti subìti a causa della truffa sono stati revocati.
«Non è possibile presumere – come ritenuto dal Tribunale – che un analogo stato psicologico – che non deve consistere in una condizione assimilabile al semplice disagio – abbia riguardato anche gli altri titolari del conto, per i quali, da un lato, non sono state comprovate ricadute particolarmente negative sulla qualità della vita e tali da far presumere un sufficiente grado di sofferenza, mentre, dall’altro, il dato valorizzato dal Tribunale dell’ammontare della perdita patrimoniale sofferta (110. 000 euro per i coniugi e 10. 000 euro per padre e figlia), di pressoché azzeramento dei conti, consente senz’altro di far presumere uno stato di preoccupazione, ma impedisce, in mancanza di altri elementi in ordine a come la situazione sia stata vissuta, di valutarne la gravità e di ritenerla in concreto tale da raggiungere la soglia della risarcibilità»l
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