Il Tirreno

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Giustizia

Lucca, chirurgo plastico condannato a risarcire l’aspirante showgirl. Il tipo di trattamento, poi il calvario

di Pietro Barghigiani

	Un ambulatorio medico (immagine d’archivio)
Un ambulatorio medico (immagine d’archivio)

Settantamila euro per il ritocchino che le ha deturpato il volto. Dopo il tribunale civile anche la Corte d’Appello di Firenze concorda nel riconoscere la negligenza del medico

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LUCCA. Un ritocchino agli zigomi con punture di acido ialuronico per scolpire un volto che all’epoca era uno “strumento” di lavoro. Le rassicurazioni del medico sull’efficacia del trattamento e l’assenza di controindicazioni. Tutto bene per sei anni sull’ovale attraente della giovane che stava muovendo i primi passi nel mondo dello spettacolo con apparizioni in tv su canali nazionali. Ma quei filler a distanza di tempo si erano presentati con gli effetti di un incubo. Prima sullo zigomo destro era apparso una sorta di bubbone che nel giro di poco tempo si era replicato su quello sinistro. Un disastro.

Un viso deturpato sulla cui responsabilità il Tribunale di Lucca nel 2023 e ora la Corte d’Appello di Firenze sono concordi nell’individuare come causa la mano negligente di un medico 55enne di Roma. Il professionista è stato condannato a risarcire con oltre 70mila euro (copre l’assicurazione) la donna assistita dall’avvocato David Billetta.

I fatti

La storia risale al 2003. L’aspirante showgirl in quel periodo abita a Lucca. Conosce con il passaparola il medico che ha uno studio nella capitale in cui pratica trattamenti estetici. L’allora 30enne si sottopone a infiltrazioni permanenti agli zigomi con un filler non riassorbente, il Bioalcamid Face. Dal 2003 al 2005 per tre volte si reca nello studio del professionista per la somministrazione della sostanza che dovrebbe marcare gli zigomi.

I primi segnali

Per anni il filler se ne sta buono, ma non sparisce. Prende un’altra forma sotto la pelle della giovane ballerina. Si arriva al 2009 e l’inizio del calvario si manifesta con un’infezione sullo zigomo destro. L’anno dopo l’area colpita del volto è quella sinistra. Altre infiltrazioni di Bioalcamid Face aggravano la situazione. Nel 2011 la giovane decide di farsi curare a Cisanello e al centro grandi ustionati le diagnosticano un «ascesso alla guancia sinistra al di sotto dell’arcata zigomatica sinistra, cui era seguita un’ecografia che aveva evidenziato la presenza di area ipocogena ben delimitata di mm 32*22, riferibile ad ematoma in parte organizzato o a siero granuloma con minima fluida». Un’escrescenza esteticamente sgradevole che segna la vita relazionale e non solo della giovane che deve dire addio ai sogni nel mondo dello spettacolo. E fare i conti con un’immagine stravolta del suo aspetto estetico.

Gli errori del medico

La consulenza medica è impietosa nel mettere in fila le negligenze del professionista. Nella relazione del Ctu sottolinea che il medico «ha sottoposto la paziente ad iniezioni del filler Bioalcamid senza un preventivo consenso informato; il filler Bioalcamid nel 2003, seppur consentito in Italia (peraltro vietato negli Stati Uniti), non era stato approvato dalla scienza medica perché presentava effetti collaterali, con particolare riferimento ad infezione e successiva formazione di granulomi, già noti nella comunità scientifica per effetto di numerose segnalazioni al riguardo; non ha sottoposto la paziente a terapia antibiotica dopo le iniezioni del filler Bioalcamid ed i tentativi di rimuovere il prodotto dopo incisione e spremitura, a seguito del manifestarsi delle infezioni, sono risultati parziali ed insufficienti, lasciando esiti estetici insoddisfacenti».

La responsabilità

La consulenza tecnica d’ufficio ha, quindi, affermato la responsabilità sanitaria del dottore per imperizia e negligenza ribadendo che il prodotto iniettato sul viso della donna «non è mai stato approvato dalla scienza medica e quindi non è mai rientrato nella buona pratica medica, tanto che già nel 2003 i medici più prudenti non effettuavano infiltrazioni con materiali non riassorbibili per la scarsità di documentazione scientifica sulla innocuità dei prodotti». Lui lo aveva fatto rassicurando la paziente sull’assenza di complicazioni. Quelle che nel giro di sei anni avevano trasformato il viso di un’aspirante professionista dello spettacolo in un volto sfigurato.

I danni

La Corte d’Appello, recependo l’ordinanza del Tribunale, riconosce alla donna oltre al danno patrimoniale anche quello morale «quale conseguenza dell’entità delle lesioni permanenti dell'integrità psicofisica riportate a causa della malpratica sanitaria, nonché del forte turbamento ingenerato dalla residuata deformità del volto e del lungo periodo di inabilità temporanea riportato dalla ricorrente, circostanze tutte che hanno indubbiamente comportato uno stato d’animo di sofferenza interiore nella medesima». 


 

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