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Lucchese, strada in salita. Grassi: «Debiti superiori a quanto ci era stato prospettato». Intanto c’è una maxi penalizzazione

di Gianni Parrini

	Stefano Grassi
Stefano Grassi

Il presidente di “Affida” ricostruisce tutta la vicenda. Complessa anche l’ipotesi di acquisire il titolo dal GhiviBorgo. Intanto è arrivata la “stangata” del tribunale federale: nel caso dovesse iscriversi al prossimo campionato di C, la Pantera partirebbe da -14

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LUCCA. Salvataggio Lucchese, la strada è in salita. Stefano Grassi, presidente di “Affida” prende la parola per chiarire la situazione: debiti sportivi due o tre volte superiori a quanto era stato prospettato inizialmente. In più è arrivata la stangata del -14 dal tribunale federale. Ripartire dalla Serie D acquisendo il titolo dal GhiviBorgo? Anche questa non è una strada facilmente percorribile. E anche le spese per fare una squadra capace di tornare in C sono al di sopra di quelle prospettate. È un’ipotesi che resta in piedi ma solo a determinate condizioni, ovvero coinvolgere altri imprenditori. E non è cosa semplice. Il salvataggio della Pantera, dunque, appare sempre più arduo.

Affida e la Lucchese

Andiamo con ordine. Stefano Grassi, presidente di “Affida,” vuole mettere in chiaro le cose. Perché il rischio in questi casi, è che per voler far del bene alla squadra della propria città, se le cose dovessero andare male si passi per i responsabili. E non è certo questo il caso. «Poichè leggo da una settimana che c'è molta confidenza nella nostra manifestazione di interesse che – lo ripeto – è sempre stata tale e non si è mai, almeno per adesso, evoluta in qualcosa di ulteriore, non avendo avuto né il tempo né gli strumenti sui quali poter fare una valutazione imprenditoriale approfondita, preferisco uscire allo scoperto e comunicare la realtà della situazione, che è davvero molto ardua».

«Abbiamo sostenuto la Lucchese negli ultimi quattro anni – prosegue Grassi – da quando Mario Santoro, Bruno Russo, Gabriele Baraldi e altri vecchi amici mi contattarono per essere uno dei tanti sponsor del progetto Lucchese 1905. Alle spalle di Affida, riferimento del settore dell'intermediazione del credito, c'è – da due anni – un fondo importante a livello internazionale, che già in passato, come noto, aveva tentato di entrare nel mondo del calcio: erano notiziate su tutti i principali giornali sportivi di qualche anno fa le trattative con prestigiose società della massima serie (Milan, ndr). Tuttavia, in questa vicenda che riguarda la Lucchese non si è mai pensato al coinvolgimento di Investcorp, sebbene ovviamente la nostra capogruppo sia sempre stata informata e ci sostenga in ogni iniziativa. A proporci un coinvolgimento – prosegue Grassi – è stata l'amministrazione comunale con la quale abbiamo avuto molteplici incontri nelle ultime settimane che si sono molto intensificati nei giorni più recenti. Abbiamo instaurato un rapporto di seria e reciproca cooperazione per cercare prima di tutto di comprendere la reale situazione in cui versava la società Lucchese 1905 e di smarcare tutte le possibili strade percorribili per addivenire ad un salvataggio».

Insomma, c’era la volontà di provare a fare qualcosa per salvare la Lucchese. Ma il quadro che si prospettava ad “Affida” è sempre stato piuttosto nebuloso: «Purtroppo – prosegue Grassi – ogni volta che abbiamo cercato di intraprendere una via d'uscita da questo labirinto ci siamo trovati sempre di fronte una serie di ostacoli. L'acquisto delle quote di una società la cui gestione dell'ultimo anno, ma direi anche di quello precedente, è stata a dir poco incerta se non dubbia, è stata scartata immediatamente per ragioni piuttosto ovvie e scontate. Fino a poche ore fa avevamo solo informazioni e report parziali non aggiornati la cui attendibilità era tutta da verificare attraverso una due diligence che avrebbe richiesto tempi lunghissimi e una collaborazione della proprietà che risultava di fatto irrintracciabile».

«Anche i percorsi della "composizione negoziata della crisi" e del "concordato preventivo" – prosegue Grassi – analizzati dai nostri professionisti di concerto con il revisore della società Lucchese 1905 e con gli esperti di diritto fallimentare, sono stati scartati per ragioni di tempo, di opportunità e soprattutto perchè – quella più percorribile delle due, ovvero la "composizione negoziata della crisi" – avrebbe necessariamente previsto il coinvolgimento dell'imprenditore in pectore che, come detto, non era auspicabile».

Si arriva così al fallimento: «Il giudice – spiega il presidente di Affida – ha disposto il rinvio nel corso della prima udienza del 13 maggio anche, suppongo, per consentire di arrivare allo spareggio salvezza con una certa "tranquillità", congelando la situazione; ma soprattutto perché sarebbe stato decisivo conoscere l'esito della partita per capire se ci saremmo trovati di fronte al tentativo di salvataggio di una squadra di serie C o meno, con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate nell'uno e nell'altro caso. La squadra in campo ha sfornato la prestazione cui tutti abbiamo assistito ed è andata come abbiamo visto, così si è avverata la prima delle due condizioni che avevamo posto al giudice nella nostra manifestazione di interesse esplorativo che tale era e niente di più (al contrario di quanto ho letto nei giorni scorsi da più parti), anche perché , lo rimarco, ci mancavano ancora tutti quegli elementi che, aldilà della passione sportiva da tifoso e da ex tesserato della Lucchese Libertas (settore giovanile), ci potessero consentire di fare una valutazione imprenditoriale che è inevitabile per organizzare un piano industriale che sia sostenibile e in grado di assicurare solidità e continuità al progetto sportivo».

«Siamo così arrivati all'udienza del 21 e con nostra sorpresa si è presentato il signor Mancini, in collegamento da remoto, assieme al proprio legale, il quale ha da subito manifestato la richiesta di una settimana di tempo per poter onorare tutti gli impegni pregressi e futuri, adducendo di non essere stato messo nella condizione di farlo sino ad allora. Tutte le altre parti coinvolte hanno inteso queste affermazioni di Mancini come poco attendibili giacché in linea con quelle fatte in tutti i mesi precedenti e mai onorate, confermando le ipotesi di un probabile intento di portare la squadra alla non iscrizione in serie C e la società, inevitabilmente, al fallimento».

Siamo così arrivati a queste ore, nelle quali la situazione si è finalmente palesata. «Ad oggi (27 maggio, ndr) ancora non abbiamo ricevuto un documento chiaro, completo e aggiornato della esposizione debitoria della Lucchese, ma ci è stato detto verbalmente che – diversamente da quanto ci era stato comunicato sino al giorno dell'udienza del 21 – sono risultati debiti sportivi per oltre 2 o 3 volte maggiori di quelli che sino a qualche giorno fa ci erano stati dichiarati. Se così fosse confermato si tratterebbe di una somma che scombina i piani e le condizioni che avevamo posto e che sono state messe per scritte in una mail scambiata con l'amministrazione diversi giorni fa. Inoltre, giusto oggi è arrivata la penalizzazione di 14 punti, che in pratica significa essere già retrocessi».

Il piano B

Resterebbe il piano B, ovvero quello di costituire una nuova società e acquisire il titolo sportivo dal GhiviBorgo per ripartire dalla Serie D. Ma anche questa strada è complessa: «Per acquisire il titolo e fare una rosa capace di tornare subito in Serie C servono risorse importanti. E i tempi sono molto stretti. E’ un’ipotesi che per noi resta in piedi, ma solo a determinate condizioni». Il riferimento è al coinvolgimento di altri imprenditori. Ma un passaggio, nel lungo messaggio di Grassi, appare significativo al riguardo: «Abbiamo interpellato, nelle scorse settimane, diversi potenziali sponsor per capire su che tipo di sostegno avremmo potuto contare per supportare la società nella gestione, post acquisizione; e pur avendo incontrato molte disponibilità verbali, una delle condizioni che il nostro gruppo e la nostra policy ci impone è quella di ottenere degli impegni formali, per i quali non ci sono state risposte concrete e fattive, anche per il rapido evolversi delle cose e per i tempi troppo stretti. L'insieme di tutte queste ragioni ci porta nostro malgrado a ritenere improbabile che si possa riuscire in questa impresa, per quanto ci proveremo fino in fondo».

Grassi e le foto in maglia rossonera

«Tengo a chiarire altresì che le foto che mi ritraggono con la maglia rossonera tra le mani – prosegue il presidente di “Affida" – sono riferite a due anni fa per l'occasione della conferenza stampa di presentazione dello sponsor, mentre molti tifosi hanno immaginato - leggendo i social - riferirsi a questi giorni, alimentando delle speranze che se è doveroso non vengano spente, e che io stesso condivido, giammai vorrei si tramutassero in illusioni, essendo - il confine tra le due - molto sottile. Da lucchese, tifoso ed ex tesserato mi sono speso per riuscire nell'impresa. Da imprenditore, che gestisce un'azienda di circa 1000 persone e relative famiglie, oltre la mia, devo muovermi con la consapevolezza che dal calcio non si guadagna, ma nemmeno si deve rischiare di compromettere quanto si è costruito in anni di attività e soprattutto si deve parlare con chiarezza e dare a Lucca un progetto sportivo che sia serio, sostenibile e che garantisca continuità. Se ciò non dovesse essere possibile potremo dire "grazie" a chi ha creato questa situazione surreale, ma che purtroppo è effettiva, ed è il risultato di due anni di cattiva gestione. Personalmente sono riconoscente verso chi come noi e il sindaco Mario Pardini con il proprio staff, non ha mai abbondato la Lucchese e sta tentando di tutto per salvarla, mettendoci - nostro malgrado - la faccia».

«Concludo – chiude Grassi – facendo ancora i miei complimenti non solo per il risultato del campo, ma anche per la testimonianza di valori ormai rari quali dignità, serietà e abnegazione che il mister e i suoi ragazzi hanno dimostrato in questi mesi culminati con l'ultima partita e con loro anche tutti i dirigenti e i dipendenti che sono rimasti a bordo, senza stipendio, fino all'ultimo minuto».

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