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Lucca Film Festival, per il 2025 si pensa a Francis Ford Coppola e Meryl Streep

Lucca Film Festival, per il 2025 si pensa a Francis Ford Coppola e Meryl Streep

Il presidente Borrelli: «È stata l’edizione migliore di sempre»

01 ottobre 2024
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«La fama di Lucca sta crescendo a livello internazionale e portare le star del cinema adesso è più facile. All’inizio, però, non era così…». Nicola Borrelli, presidente del Lucca Film Festival, è soddisfatto. La 20ª edizione è stata con molta probabilità la migliore di sempre e il futuro appare ancora più radioso per questo festival cinematografico nato per passione all’ombra delle Mura che ora si ritrova sotto le luci della ribalta.

Presidente Borrelli, qual è il bilancio di questa edizione?

«È difficile confrontare le edizioni, ma sono dell’idea che questa sia stata l’annata migliore di sempre. Da una parte il film di Greenaway girato a Lucca e dall’altra la programmazione del festival hanno fatto sì che questo diventasse un anno molto importante per Lucca e il cinema».

Ricordiamolo, Greenaway si è innamorato della città e ha maturato l’idea del film nel 2013, quando è stato ospite di LFF.

«Esatto. Senza di noi non ci sarebbe stato il film con Dustin Hoffman ed Helen Hunt. È la dimostrazione che seminando col tempo si raccolgono i frutti. La scelta di Lucca per una pellicola così importante e la coerenza e l’alto livello che il festival ha mantenuto nel corso degli anni ora ci stanno facilitando il compito con i grandi artisti. Prendiamo Paul Schrader: l’abbiamo invitato per la prima volta nel 2016, ma finora non aveva mai accettato. Gli ultimi eventi hanno contribuito a convincerlo. E poi tutto si tiene: Ethan Hawke, ad esempio, è venuto perché c’era la possibilità di premiare un grande regista come Schrader. Ormai l’evento ha un suo curriculum e ha acquisito una credibilità e una identificabilità che ne amplifica la visibilità internazionale».

Vent’anni fa invece com’era?

«I primi anni sono stati i più difficili ma anche i più folli. Abel Ferrara è stato il primo grande nome che abbiamo portato a Lucca. L’iniziativa è partita quasi per caso: una sera a cena tra amici venne fuori che una ragazza conosceva il titolare della pizzeria italiana che si trova sotto la casa di Ferrara a New York. Ci disse che il gestore era in confidenza con il regista. Così, quasi per gioco, ci mettemmo in contatto con il proprietario del locale e attraverso di lui con Ferrara, che alla fine arrivò davvero in città».

Com’è il primo approccio con questi grandi artisti?

«Dipende, ognuno è fatto a modo suo ma tutti hanno tante richieste e molti impegni. A Francis Ford Coppola, ad esempio, scrivo da anni. È un po’ burbero nelle sue mail, ma risponde sempre: sono fiducioso. Il segreto è riuscire a creare le circostanze motivazionali che spingano questi artisti a venire. La coerenza artistica del festival e il “gioiello” Lucca fanno il resto. Del resto, quelli che vengono poi si innamorano della bellezza della città. Hawke, ad esempio, non aveva idea di dove si sarebbe tenuta la sua conferenza: quando ha visto San Micheletto è rimasto a bocca aperta e alla fine ha ringraziato dicendo: «È il posto più bello in cui abbia tenuto una conferenza»

Qual è stato l’ospite più difficile?

«Non lo saprei, ormai abbiamo avuto tanti grossi nomi, da David Lynch a Oliver Stone. Ognuno ha una sua storia. Di certo, il più semplice l’abbiamo avuto quest’anno: Matthew Modine. È una persona eccezionale, entusiasta di promuovere il suo film. Voleva partecipare a cene di gala e incontri con gli studenti di recitazione. Abbiamo colto la palla al balzo e l’abbiamo portato dai ragazzi dell’Accademia di Cinema e recitazione Toscana. È stato davvero squisito. All’Astra, quando è sceso dal palco, mi ha perfino chiesto se doveva portare giù la sedia».

Organizzare un festival del genere ha un costo.

«Certo. Ci lavorano diverse decine di persone, tra collaboratori, volontari e stagisti. La Fondazione Cassa di risparmio di Lucca ci dà un contributo importante e soprattutto ha creato le condizioni per fare entrare delle banche importanti (Pictet e Generali) che ci sostengono. Abbiamo la fortuna di avere un bilancio metà pubblico e metà privato e questo ci dà una certa libertà».

Guardiamo avanti. Qualche idea per gli ospiti dell’edizione 2025?

«Confermo che Coppola è nel mirino, ma molto dipenderà da come verrà accolto “Megalopolis”. Poi c’è Jeff Bridges, altro attore su cui sto lavorando da anni. Di recente ho saputo che la sua agente ha comprato dell’olio in piazza San Michele e questo magari ci potrà aiutare. Comunque, per il 2025 dico Coppola, Ralph Fiennes e Meryl Streep. Se arriveranno o meno non lo so, ma ci lavoriamo».

L’idea di un film su Puccini?

«Intanto siamo riusciti a far girare “Lucca Mortis” (titolo ancora provvisorio, ndr) che sarà presentato a Cannes e cambierà la percezione di Lucca nel mondo e nel tempo visti i personaggi coinvolti. Per quanto riguarda il progetto Puccini, posso dire che Schrader è rimasto sorpreso nello scoprire che non esiste una grande produzione internazionale sul Maestro. L’ho visto interessato, magari sarà lui a scrivere la sceneggiatura».


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