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Intitolazioni a Mauro Favilla e Vincenzo Placido, scoppia la bufera a Lucca

Intitolazioni a Mauro Favilla e Vincenzo Placido, scoppia la bufera a Lucca

Il nome dell’ex sindaco all'aula del consiglio comunale, quello dell’esponente di Forza Italia all’auditorium dell’Agorà: insorge l’opposizione

14 maggio 2024
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LUCCA. È polemica sull’intitolazione di due spazi del Comune. Di fronte all’intenzione annunciata dall’amministrazione Pardini, esplicitata durante le precedenti della commissione toponomastica, di intitolare la sala consiliare all’ex sindaco Mauro Favilla e la sala convegni dell’Agorà a Vincenzo Placido (ex assessore socialista, poi esponente di Forza Italia), l’opposizione di centrosinistra, rappresentata da Ilaria Vietina, chiede di evitare forzature e decisioni frettolose.

«Se è intenzione dell’amministrazione procedere all’intitolazione di queste sale – spiegano i gruppi di centrosinistra – chiediamo che si affronti questo processo dando vita a un dibattito trasparente e soprattutto pubblico affinché si possa arrivare alla scelta di personalità trasversali e ampiamente condivise che, stante la grande rilevanza politica e simbolica dell’atto, abbiano la capacità di essere pienamente riconosciute da tutte le diverse sensibilità cittadine. Chiediamo inoltre che la Commissione toponomastica non sottoponga al Consiglio un nome secco, bensì una rosa di personalità illustri tra cui operare la scelta».

Alcuni consiglieri hanno sottoposto alla commissione nomi “alternativi” «che senz’altro meritano di essere presi in considerazione con la giusta attenzione e il dovuto tempo. Pensiamo ad esempio a Gino Baldassarri, primo sindaco dopo la Liberazione; o a Lucia Sonnenfeld, prima donna eletta consigliera comunale; oppure a Giovanni Martinelli, apprezzato sindaco degli anni sessanta, che per primo portò i Comics nella nostra città. E ancora Silvana Sciortino, per tanti anni capogruppo del principale partito della sinistra italiana; o Giulio Lazzarini, protagonista di una stagione di risanamento dell’ente comunale, o il Comitato di Liberazione di Lucca, all’interno del quale tutte le forze politiche repubblicane diedero il loro contributo per riavviare la democrazia nella nostra città. Insomma, questa potrebbe questa essere l’occasione per decidere in modo condiviso su un tema legato alla nostra memoria e alla storia. Invitiamo, pertanto, il sindaco Mario Pardini a coglierla senza farsi solleticare dalla tentazione di fare, su questo tema, un’operazione di parte».

In particolare, sui nomi circolati fino ad oggi i gruppi di centrosinistra esprimono alcune perplessità di metodo e di merito: «Innanzitutto riteniamo che, diversamente dalle strade e dalle piazze, i luoghi simbolo di una collettività e che ne rappresentano un “unicum” (e tra questi senza dubbio rientrano l’aula consiliare ed alcuni importanti palazzi comunali) dovrebbero essere associati a personaggi su cui non solo si è consolidato un giudizio storico trasversale, ma che possono anche rappresentare pezzi di storia consolidata nei quali si possa riconoscere, se non la totalità, almeno la stragrande maggioranza della popolazione interessata. Non ci sembra questo il caso. E, in ogni caso, non prima di un ampio dibattito pubblico e non dopo una discussione che avviene nel silenzio e al chiuso di una Commissione nella quale si rispecchiano indiscutibilmente equilibri politici figli dell’attuale maggioranza pro tempore. Una Commissione che ha pieno diritto a discutere sugli aspetti di competenza ma che, in questa particolare occasione, riteniamo dovrebbe fare particolare attenzione al metodo col quale questa decisione viene proposta alla città. Per tutte queste ragioni, invitiamo l’amministrazione comunale a prendersi del tempo, a pubblicizzare adeguatamente la propria intenzione di intitolare questa o quella sala, a evitare di predisporre scelte secche con modalità da “prendere o lasciare” e, soprattutto, a valutare anche altre illustri personalità che fanno parte, e a pieno titolo, della nostra storia cittadina e sulle quali la discutibile valutazione politica dei contemporanei si è consolidata in un ben più pregnante e decisivo giudizio storico».


 

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