Il Tirreno

Lucca

L'intervista

Cigl, il nuovo segretario regionale Rossano Rossi: «Un sindacato giovane e popolare»

di Gianni Parrini
Cigl, il nuovo segretario regionale Rossano Rossi: «Un sindacato giovane e popolare»

Parla il nuovo segretario regionale del sindacato: «Occorre essere pragmatici, parlare semplice e stare sui territori». Da operaio “cellista” alla Sammontana negli anni ’80 ai vertici del sindacato con la benedizione di LandinI

07 febbraio 2023
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LUCCA. La bandiera rossa col Che, il poster di Marx (“Senza teoria niente rivoluzione”), il manifesto in ricordo del sindacalista Di Vittorio e il gagliardetto dell’Empoli. Da quando faceva il “cellista” alla Sammontana Rossano Rossi, 61 anni, nuovo segretario regionale della Cgil, ne ha fatta di strada. Da operaio dell’azienda di gelati di Empoli negli anni ‘80, ha cominciato la carriera nel mondo sindacale prima come delegato di fabbrica, poi come membro della segreteria regionale, infine come segretario della Camera del lavoro di Lucca. E dalla città dell’arborato cerchio ora approda al vertice regionale dell’organizzazione, indicato da Maurizio Landini e poi votato dall’assemblea. Ciononostante Rossano non è cambiato, non ha perso i suoi riferimenti di un tempo – che ancora oggi tiene in bella mostra nel suo ufficio in viale Luporini – e soprattutto non ha smarrito il piacere del contatto diretto con i luoghi, le persone e il mondo del lavoro.

«La penso così – dice –, la Cgil è un riferimento sui territori, come la chiesa e i carabinieri. Dobbiamo essere presenti, perché i problemi non si risolvono mettendo i “Mi piace” su Facebook. Del resto sono un vecchio comunista, di quelli cresciuti nel Pc che oggi manca come “l’olio al lume” – dice – Sono empolese doc ma a Lucca ho voluto bene come fosse casa mia, ho trovato gente squisita e me ne vado malvolentieri». Era arrivato nella città dell’arborato cerchio nel 2016, con un sindacato balcanizzato da lotte intestine, i conti in rosso e i tesseramenti in calo. Doveva pacificare l’ambiente e ridare entusiasmo. Non si può dire che non ci sia riuscito: «Tra crisi economica, pandemia, inflazione, guerra e caro-energia sono stati anni difficili, in cui c’è mancata solo l’invasione delle cavallette – scherza –. Eppure abbiamo lavorato bene, rimettendo le cose a posto. Lo dicono i numeri: da tre anni i tesseramenti sono in aumento, e in provincia abbiamo raggiunto quota 37mila. Anche i bilanci della Camera del lavoro ora sono in ordine. E poi lo dice la partecipazione crescente a scioperi e manifestazioni, l’aspetto che mi preme di più. Basti pensare che alla manifestazione per la pace del 5 novembre a Roma abbiamo portato 250 persone. Lascio un clima idilliaco e credo sia il momento che la Cgil torni in mano ai lucchesi». Lo si saprà lunedì, quando l’assemblea generale, su proposta dei centri regolatori regionali e nazionali, recepirà le dimissioni di Rossi e proporrà il successore. Il candidato più accreditato è Fabrizio Simonetti, lucchese di Ponte a Moriano, che viene dalla Fisac, il sindacato dei bancari della Cgil, e che in questi anni ha lavorato fianco a fianco con Rossi per risanare i conti del sindacato.

Nel discorso programmatico a Firenze, Rossi ha parlato a braccio, di cuore, come è solito fare. «Semplice, pragmatica e popolare: così deve essere la Cgil – racconta –. Il rapporto con i giovani è uno dei punti che più mi sta a cuore: a questi ragazzi bisogna voler bene perché sono messi male e la colpa è nostra. Lasciamo loro un mondo in cui l’ascensore sociale è fermo, l’ambiente è disastrato e per di più gli si vuol cucire addosso il cappottino dei fannulloni. Il mio babbo mi ha lasciato in una situazione migliore della sua, ma io difficilmente sarò capace di fare altrettanto con mio figlio di 28 anni, orgogliosamente operaio alla Sammontana. Eppure oggi se il figlio di un operaio diventa a sua volta operaio è già tanto. Ecco, a Lucca siamo stati capaci di instaurare un dialogo con i giovani dei Fridays for future: siamo stati invitati a parlare alle loro manifestazioni e li abbiamo chiamati alle assemblee dei nostri direttivi. Il confronto tra questi giovani e i lavoratori Cgil è stato uno dei momenti più belli. L’altro aspetto che va portato nel futuro è legato alla passione dei tanti militanti storici. Ne nomino uno su tutti: Enzo Lanini, 85enne di Montefegatesi, che vive in un stanzina piena di libri e periodicamente mi manda scritti e volumi pieni di entusiasmo». Rossi lascia Lucca con una vertenza, quella della Körber, che desta preoccupazione, ma convinto «che ci possano essere gli strumenti sindacali per gestirla nel mondo migliore». Con Landini c’è stata subito sintonia: «Ci accomuna il pragmatismo e il fatto di venire dalla fabbrica: lui era tornitore, mentre io portavo il carrello n. 9 nelle celle frigorifere della Sammontana. Entrambi ci portiamo addosso questa storia. Credo che abbia apprezzato il lavoro fatto a Lucca e io condivido la sua linea politica, ad esempio, nel rompere gli steccati che ci dividevano dalle associazioni cattoliche e dalla chiesa di Papa Francesco».

«Diffido – conclude – di chi dice: “Siamo tutti sulla stessa barca”. Non è vero. Siamo tutti nello stesso mare ma in questo mare c’è chi è su una bella barca e chi è in acqua e rischia di affogare. Ecco noi ci dobbiamo occupare di questi ultimi, provando a ridistribuire un po’ di ricchezza per diminuire le disuguaglianze». 

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