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Da Dubai alla pace della Valle

Luca Dini
Da Dubai alla pace della Valle

Andrea Trolese, 35 anni, lascia un impiego da manager negli Emirati Arabi Uniti Dopo un giro in Italia a bordo in Panda lui e la moglie scelgono di fermarsi a Trassilico

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GALLICANO. Da Dubai, ricca capitale degli Emirati Arabi, a Trassilico, paese che oggi ospita circa 80 abitanti. È la storia di Andrea Trolese e di sua moglie Olga. Originario di Desenzano del Garda, 35 anni, Trolese lavorava come manager a Dubai, prima di mollare tutto per tornare in Italia. E dopo un’avventura sfortunata nella sua città inizia un giro del Paese in Panda: “L’Italia in PandAmia”, come il titolo del suo libro (edito da Ventura), fino ad arrivare in valle, a Trassilico, per gestire il rifugio La Mestà e pensare a tanti altri progetti.

Il 4 agosto sarà presentato il libro proprio nella frazione di Gallicano. Andrea ha entusiasmo da vendere. Ha solo 35 anni, ma come dice lui, è moralmente già pronto per la pensione. La sua vita fin qui è stata ricca di colpi di scena, di fatti accaduti, alcuni voluti altri meno. Un giro lunghissimo che parte da Desenzano per toccare Londra, Dubai, Abu Dhabi, la Mongolia tornare a Desenzano e finire a Trassilico: «Quando ci siamo trovati sulla Rocca assieme al sindaco David Saisi, mia moglie ha guardato il gruppo delle Panie, si è messa a piangere e ha detto che dovevamo fermarci qua». Il 17 luglio ha festeggiato il primo anno di gestione del rifugio. Una storia iniziata in modo casuale mentre lui e Olga erano da due mesi in giro per l’Italia muovendosi con la logica del baratto: andavano in posti dove c’era bisogno della loro manodopera in cambio di vitto e alloggio.

Ma partiamo dall’inizio: una laurea triennale in lingua e letteratura straniera, la specializzazione in quella russa mollata per inseguire il sogno di fare il deejay ed essere accettato in un master in discografia a Londra. «Mi trasferisco poi a Dubai dove c’è mia sorella e lavoro nel campo della musica e degli eventi per due anni con un socio – racconta Andrea – poi torno a Desenzano e da qui partiamo con alcuni amici a bordo di una Peugeot 206 per il Mongolrally, una gara di beneficenza col nostro viaggio racchiuso in un diario stampato dal comune di Desenzano. Qui conosco Olga, nazionalità russa, e mi fermo a Dubai. Lei ha un colloquio importante, ma rinuncia e suggerisce di prendere me. Ed eccomi responsabile commerciale per una multinazionale francese che si occupa di smaltimento rifiuti. Nel 2017 decidiamo di tornare in Italia: la soddisfazione economica era l’unica cosa che avevamo. Le nostre passioni comuni ci portano a partecipare a l bando per gestire il bar ristorante del circolo velisti di Desenzano, poi si aggiunge una storica osteria in chiusura. In società entra un mio amico come investitore, pensiamo in grande e prendiamo anche un terzo locale. Lo apriamo il 29 febbraio 2020 e dopo sei chiusure di cassa la pandemia. Non ci siamo più rialzati, abbiamo deciso di liquidare, salviamo la situazione sul posto ma ne usciamo con le ossa rotte e ci ritiriamo in un casale nel bosco, per staccare dalla civiltà e perché lo stress ci stava facendo male. A maggio 2021 partiamo senza meta con l’idea di fare esperienza di baratto, con una delle poche cose che abbiamo: una Fiat Panda».

Nasce il blog “Il vertebrato ragionevole”, arriva qualche diretta su Radio Deejay, arrivano i primi follower sui social. «Una ragazza di Barga legge i nostri post e ci invita a venire in queste terre, anzi sta per partecipare al bando per un rifugio a Trassilico e mi chiede aiuto. Lo preparo da remoto e poco dopo sono al telefono con il sindaco Saisi. A Trassilico la comunità è forte anche se sono pochi abitanti, il problema è il vuoto generazionale. Creiamo una Cooperativa di Comunità dal nome Arborinmonte e ora ci dedichiamo anche al recupero di castagneti dateci in comodato dalla Diocesi, dei vigneti e allacciamo rapporti grazie all’amministrazione comunale. Produciamo farina di castagne (vorremmo farla diventare Dop) e altri prodotti a Km zero. Un percorso che sentiamo appena iniziato e, soprattutto, finalmente nostro».


 

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