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Gli alberi alleati dei nostri polmoni: ora si punta sull’alloro

Luigi Spinosi
Gli alberi alleati dei nostri polmoni: ora si punta sull’alloro

Nuove strategie dallo studio in corso che coinvolge quattro Comuni della Piana, due Università e il Cnr 

12 aprile 2022
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ALTOPASCIO. In cucina e in erboristeria, lo si sapeva già, è assai utile, ma l’alloro può rivelarsi un prezioso alleato per i nostri polmoni. Come? Liberando l’aria dalle sostanze inquinanti. È una delle prime evidenze di un progetto di ricerca sistematico, tuttora in corso, sul pesante problema dell’inquinamento dell’aria nella Piana Lucchese, sui suoi effetti sull’organismo e, soprattutto, sulle soluzioni da adottare. Una ricerca iniziata nel 2020 e destinata ad andare avanti fino al 31 ottobre, e che coinvolge quattro comuni (Altopascio, Capannori, Lucca e Porcari), tante istituzioni ed enti (Università di Firenze, Universita di Pisa, Cnr, Arpat, Ordine dei medici) e finanziato grazie a un bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

Una ricerca che va avanti, ma, intanto, ieri mattina, si è fatto un primo punto della situazione, alla presenza degli amministratori (c’erano gli assessori all’ambiente dei quattro comuni coinvolti Daniel Toci, Matteo Francesconi, Valentina Simi e Franco Fanucchi, oltre al sindaco di Altopascio Sara D’Ambrosio) e dei ricercatori: Federico Martinelli del dipartimento di biologia dell’Università di Firenze, Barbara Moura del dipartimento di agraria dell’ateneo fiorentino, Alessandro Zaldei dell’Istituto di biometereologia del Cnr e Michele Totaro, del dipartimento di medicina e chirurgia dell’Università di Pisa. A portare il suo saluto anche il presidente della Fondazione Crl Marcello Bertocchini, il quale ha evidenziato l’importanza della transizione ecologica e delle politiche di sviluppo sostenibile, principi che però, per essere attuati nel migliore dei modi, devono partire da una conoscenza approfondita del quadro in cui si opera. E a questo serve la ricerca.

Un tema sul quale hanno insistito anche gli amministratori: un tema quello dell’inquinamento, ha evidenziato Toci, «spesso strumentalizzato e al quale non sempre ci si approccia con la complessità che richiede». Francesconi da parte sua ha ribadito l’importanza della collaborazione tra Comuni (del resto lo smog non si ferma al confine demaniale) ed evidenziato il particolare momento storico: «La Piana è in una fase di enorme trasformazione, con investimenti importanti e scelte che incideranno sul futuro anche lontano, e dobbiamo abbinare questo sviluppo alla sostenibilità». Il riferimento in particolare al Piano nazionale di ripresa è stato citato con identica lettura dall’assessora Simi («Il Pnrr non può prescindere da giustizia sociale e da giustizia ambientale») e, come ribadito dalla stessa, occorrono un monitoraggio della situazione su cui lavorare, perché «senza dati non possiamo fare niente». Fanucchi ha fatto il punto sulla lotta all’inquinamento portata avanti sin qui e non con grandi risultati: «Abbiamo agito sul traffico, poi sui caminetti, poi sui biotrituratori. Adesso è il primo tentativo di fare qualcosa di diverso: piantare alberi. Si tratta di una cosa buona a prescindere, figuriamoci se poi comporterà anche questo vantaggio. Attendiamo con ansia questi risultati». Quella del verde contro lo smog è una ricetta suggerita da tempo per esempio dagli pneumologi, anche in numerose interviste rilasciate al Tirreno. E un elemento in più da aggiungere alle altre strategie sin qui adottate.

E l’effettiva utilità degli alberi contro l’aria malata sta emergendo anche dagli studi fin qui condotti, e che hanno preso in esame le essenze tipiche del territorio. Ebbene, è stato proprio da quegli studi, condotti con analisi sulle piante poste in diverse zone del territorio, che è emersa la grande capacità delle foglie di raccogliere particolato. Più nel dettaglio è appunto l’alloro, per la quale insieme alla photinia gli studi sono in una fase particolarmente avanzata, la pianta che mostra le capacità migliori in questo senso (ma segnali più incoraggianti arrivano anche dall’olivo e dal ligustro). E riprendendo la premessa dell’assessore Fanucchi, per cui piantare alberi fa comunque bene, indipendentemente dal dove e dal tipo di pianta, la ricerca serve però a individuare le priorità su cui intervenire. Ossia, dovendo scegliere, quali piante è meglio piantare (e a questo serve la ricerca sul profilo biologico) e dove. A quest’ultima domanda prova a rispondere la ricerca condotta dal Cnr, attraverso 16 centraline di rilevamento poste sul territorio, su aree scelte in base alle loro caratteristiche. E dai primi dati rilevati emergono conferme e anche qualche sorpresa. Non stupisce che le zone più inquinate, ma di parecchio siano le aree urbane di fondo e ancor più le aree urbane ad alta densità di traffico, mentre colpisce il dato delle aree industriali, che risultano meno esposte, ancor meglio delle stesse aree rurali. E anche il fattore altimetrico non è poi così determinante come si pensava, perché anche sulle colline l’inquinamento è presente.

Questi rilievi adesso dovranno essere incrociati anche con l’altro fronte di ricerca, quello sanitario. È lo studio in corso dell’Università di Pisa sui casi di problemi legati all’inquinamento (malattie respiratorie, cardiovascolari e patologie neoplastiche) uno studio che coinvolge 637 pazienti, su 458 dei quali è stato possibile fare una geolocalizzazione, per individuare eventuali collegamenti tra l’incidenza della malattia e la qualità dell’aria.

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