Il Tirreno

Lucca

Due omicidi e l’angoscia di un verdetto Giampaolo Simi rende Lucca protagonista

Claudio Vecoli
Due omicidi e l’angoscia di un verdetto Giampaolo Simi rende Lucca protagonista

È in libreria «I giorni del giudizio» (Sellerio): «Lascio per un po’ Dario Corbo e mi immedesimo in sei giurati popolari»

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Il suo nuovo romanzo, pubblicato da Sellerio, è uscito giovedì in tutte le librerie italiane. Dopo due libri che hanno avuto come protagonista il giornalista Dario Corbo (La ragazza sbagliata e Come una famiglia), Giampaolo Simi abbandona – sia pure provvisoriamente – il personaggio che tanta fortuna gli ha portato e si lancia in una nuova avventura letteraria. Con I giorni del giudizio, infatti, lo scrittore viareggino inaugura una personalissima versione di legal thriller e narra la storia di sei giudici popolari chiamati ad emettere un verdetto su un caso di duplice omicidio consumatosi in una splendida villa della Lucchesia e che vede coinvolta una delle famiglie più in vista della città. Una vicenda frutto della fantasia di Simi, ma ambientata in una cornice reale che si dipana fra Lucca, Viareggio, Barga e la Piana.

Partiamo dalla storia. Che parla di un processo per un caso di duplice omicidio, ma i cui veri protagonisti sono probabilmente i giurati popolari chiamati a decidere sulle sorti dell’unico imputato.

«In un certo senso è così. I giorni del giudizio è un romanzo sulla giustizia vista con l’occhio del profano. Sei persone, ognuna con una propria sensibilità, che nella vita fanno tutt’altro e che all’improvviso vengono estratte a sorte per entrare a far parte della giuria popolare di un processo dal quale non possono tirarsi indietro. Sei persone scaraventate loro malgrado in un caso giudiziario di cui, per l’efferatezza del delitto e per la notorietà dei personaggi coinvolti, parlano tutti».

Come è nata l’idea di questo libro. E quando?

«L’idea di un romanzo che ruotasse intorno ad una giuria popolare mi frullava nella mente da un po’ di tempo. Ricordo però di averne parlato ad Antonio Sellerio, il mio editore, nell’estate dello scorso anno. E lui mi ha spinto a lasciar perdere gli altri progetti a cui stavo lavorando e a concentrarmi su questo. Io non ero convintissimo, anche perché pensavo di proseguire la serie su Dario Corbo. Però, per convincermi, mi ha detto che sua madre – la mitica Elvira Sellerio – sosteneva che quando un autore aveva una buona idea, doveva dedicarcisi subito e senza esitazioni. E a quel punto mi sono messo a scrivere I giorni del giudizio».

Protagonisti del romanzo sono i sei giudici popolari, per altro tutti molto diversi fra loro. Ce n’è uno che ti assomiglia di più?

«Ciascuno di questi personaggi è diverso dall’altro. I due estremi sono rappresentati da Emma, proprietaria di una boutique della Passeggiata di Viareggio, e Terenzio, un pensionato della Piana di Lucca. In mezzo ci sono gli altri quattro. Nello scrivere il romanzo posso dire di aver trascorso un mese con ognuno di loro e di avere dato a tutti e sei una propria dignità. Non posso dire di riconoscermi più in uno o in un altro. Direi però che tutti possono essere il nostro vicino di casa o l’ex compagno di scuola. E tutti sono finiti in questa storia senza che lo volessero”.

In questo nuovo romanzo c’è un po’ meno Viareggio e un po’ più Lucca.

«Viareggio è sempre molto presente. A Viareggio abitano due dei sei giurati, per altro molto diversi fra loro. C’è Emma, l’ex miss e modella che rappresenta l’anima più glamour della città e che vive in un appartamento in Passeggiata. E c’è Ahmed, di ben altra estrazione sociale, che è nato a Ceuta - un territorio spagnolo dell’Africa che si affaccia sullo stretto di Gibilterra – ma vive da oltre vent’anni in una casetta in fondo all’orto in Darsena e lavora come scaffalista nei supermercati. E poi c’è il resto della provincia: da Lucca a Barga, dalla Freddana alla Piana. Luoghi e atmosfere completamente diverse fra loro».

La trama è completamente inventata, ma la cornice in cui si svolgono i fatti e si muovono i personaggi sono reali.

«Sì. Basti pensare che la storia comincia la sera in cui è in programma il concerto di Mark Knopfler a Lucca. E la Falconaia, la villa del 1400 dove si consuma il duplice omicidio intorno al quale si muove il processo, è fortemente ispirata alla Villa Reale di Marlia. Ma le situazioni e i luoghi reali descritti nel libro sono tantissimi».

In questo libro non c’è Dario Corbo, il giornalista protagonista degli ultimi tuoi due titoli. Lo ritroveremo nei prossimi?

«Sì. In cantiere ci sono altri due romanzi che ruoteranno ancora una volta intorno alla figura di Corbo. E il prossimo sarà sicuramente uno di questi. Ci sto già lavorando, anche se non è ancora iniziata la scrittura vera e propria».

A proposito della serie di Corbo, Come una famiglia ha vinto pochi giorni fa un premio a Rieti?

«Sì, la serata finale si è svolta lo scorso 11 settembre. E’ stata la miglior conclusione possibile del percorso del libro. E mi ha fatto particolarmente piacere perché ad assegnarlo è stata una giuria popolare composta da 120 lettori. E fra l’altro è stato particolarmente emozionante, visto che ho superato di un solo voto Margherita Loy, altra scrittrice molto legata alla Versilia che abita vicino a Lucca».

Poi ci sono i progetti per il cinema e la tv. Cosa puoi anticipare del Simi sceneggiatore?

«Per il cinema sto lavorando al progetto della sceneggiatura di una commedia: una esperienza particolarmente stimolante, visto che è un genere molto distante dalle mie esperienze passate e dove per una volta non ci saranno morti ammazzati e delitti atroci. Sul fronte delle fiction televisive, c’è in ballo un lavoro legato ad una serie tv che potrebbe rivelarsi molto importante. Ma un po’ anche per scaramanzia, preferisco non parlarne ancora…» —

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