Il Tirreno

Lucca

«Dovete credere sempre nei vostri sogni»

Luigi Spinosi

Leiji Matsumoto, il creatore di Capitan Harlock, ha raccontato come sono nate le sue avventure tra ispirazioni e morali

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LUCCA

Le prime parole sono per le case. Lui, disegnatore di astronavi e creatore di viaggiatori nello spazio, rivela anche questa sua passione, quella per l’architettura europea, quella di cui gli parlava suo padre quando era bambino e quella che amava da adolescente quell’architettura europea che ha ritrovato «in questa bellissima città che è Lucca». Lui è Leiji Matsumoto, un nome che per gli amanti dei fumetti, dell’animazione e della fantascienza è una leggenda. È grazie alla sua fantasia che il mondo ha potuto conoscere le avventure del pirata dello spazio Capitan Harlock, le avventure del Galaxy Express 999, la saga della corazzata spaziale Yamato, solo per citare alcune delle sue creazioni più famose.

E questa passione per l’antico in un uomo che ci ha portati, con la sua matita, nel futuro, non deve stupire. Del resto anche nei suoi disegni epoche diverse si intrecciano basti pensare al treno spaziale Galaxy Express, che in realtà è raffigurato come un treno d’epoca, così come la corazzata spaziale Yamato ricalca una corazzata dallo stesso nome che solcò i mari durante la seconda guerra mondiale. Sì, perché le immagini, i racconti, persino i sogni che hanno accompagnato la vita di Matsumoto sin da bambino sono stati la sua fonte principale di ispirazione. Ed è così che il treno preso da adolescente per andare a Tokio, quando per la prima volta una casa editrice si interessò ai suoi disegni, è diventato poi il Galaxy Express, «e non a caso 999, perché rispetto al mille dà un senso di incompiuto», ha spiegato il maestro. Sì, perché a 80 anni, questa la sua età, Matsumoto è ancora un fiume in piena di creatività, di voglia di comunicare. Lo ha dimostrato anche ieri nell’incontro con la stampa: alla conclusione, quando ormai tutti sono in piedi, torna ad afferrare il microfono, per continuare a spiegare la sua opera.

Un’opera, lo si capisce da molti aneddoti, influenzata fortemente soprattutto da una figura, quella del padre, rappresentato fisicamente e anche caratterialmente, nella figura del capitano della Yamato. E da lui che ha ricevuto la maggior parte dei messaggi che poi l’artista ha trasmesso attraverso le sue creazioni: «Se c’è una persona da cui ho preso ispirazione, quella è mio padre. Durante la guerra era un pilota. Tre quarti dei piloti non sono sopravvissuti, mio padre è stato tra i pochi a tornare dalla guerra, mentre molti suoi amici non c’erano più. Ed è tornato profondamente cambiato, con un profondo odio per la guerra. Da qui nasce il messaggio che siamo nati per vivere, non per morire».

Già, la guerra. Matsumoto non nasconde il suo disprezzo verso la guerra. Del resto lui stesso si considera un sopravvissuto: nell’agosto del 45 viveva a Kukura, città obiettivo iniziale dell’atomica che poi fu sganciata su Nagasaki. Da qui il suo messaggio, che non rispecchia lo stereotipo che vuole Matsumoto una figura “di destra”: «Quello che metto su carta sono le mie idee, i miei pensieri. Tra questi quello che il mondo non deve più avere bandiere, basta differenze, basta dividersi per religione, razza o nazionalità. È il momento di imparare dalla storia, è il momento di diventare una popolazione unica. Basta con le differenze».

Quindi un appello a credere sempre in se stessi: «Tenetevi stretti i vostri sogni e non arrendetevi, anche quando cadete. Rialzatevi e continuate a inseguirli». —

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