Parte dal Miac di Lucca l’attacco al caro energia
Il costo un megawatt schizzato da 150 a 170 euro, in Germania fermo a 50. Le imprese: incentivi troppo alti al personale
LUCCA. È l’aumento dei costi energetici a tenere banco in occasione del taglio del nastro della ventunesima edizione del Miac. A lanciare l’allarme rosso è direttamente il presidente di Assocarta Paolo Culicchi che nel suo discorso di apertura ha spiegato che la competitività dell’intero settore cartario italiano sui mercati internazionali è a fortissimo rischio per l’esplosione degli oneri parafiscali sull’energia, che oggi sono la prima voce del costo di produzione.
In una mattinata in cui il presidente della Regione Enrico Rossi non è potuto essere presente – ha stravolto la propria agenda degli impegni per essere presente in Maremma per l’emergenza maltempo – si è parlato soprattutto di come la politica a tutti i livelli possa sostenere e accompagnare lo sviluppo di un distretto che, al di là del successo anche di questa edizione del Miac, ha continuato a tenere e a sostenere l’economia locale anche durante l’intero periodo della crisi.
«Le cartiere pagano ogni anno oltre 230 milioni di euro di oneri parafiscali per energia elettrica e gas al sistema energetico italiano, cioè il 17% della bolletta energetica del settore, pari a 1,3 miliardi di euro – spiega Culicchi –. Una cifra che rappresenta il 20% dell’intero fatturato e che rischia di aumentare a causa dell’esplosione degli oneri fiscali sui costi energetici che costituiscono la prima voce di costo di produzione in cartiera».
E soprattutto è disarmante il confronto con i concorrenti esteri che mette seriamente in dubbio le potenzialità di competitività delle nostre aziende sui mercati internazionali, dove ormai vendono circa il 40% della produzione nazionale.
Lo dice anche il vicepresidente degli Industriali, Tiziano Pieretti, che mette i numeri sul tavolo: per un’azienda italiana che apre ora un megawatt di energia lo scorso anno costava 150 euro, quest’anno 170; in Germania la stessa quantità costava 50 euro e negli ultimi mesi non si sono registrati aumenti.
«Se vogliamo che le aziende continuino a crescere e a svilupparsi è importante che siano esentate dai costi in modo da mantenere la competitività. Siamo riusciti a tenere grazie all’aumento dell’export ma ora rischiamo di mettere a repentaglio l’intera industria cartaria lucchese», sottolinea Pieretti.
Sullo sfondo c’è pure la questione sindacale, con gli accordi lucchesi per il settore cartario che sono molto migliorativi rispetto al contratto collettivo nazionale dei cartari.
«A Lucca si riconoscono più incentivi e questo in alcuni casi si è dimostrato un limite perché quando si registra una crisi aziendale e si deve ripartire – un esempio è quello dello scatolificio Corsonna – il maggior costo del lavoro può essere un ostacolo. Non dico che bisognerebbe retrocedere dalle posizioni attuali, ma credo che sarebbe meglio non continuare a spingere avanti aumentando il divario rispetto al contratto nazionale», aggiunge.
L’ultima nota è sul polo fieristico, con l’area che nelle ultime due settimane è stata sottoposta a un pesante intervento di make-up per migliorarne le condizioni.
Quello che ha maggiormente colpito è il fatto che la sala conferenza al primo piano della struttura fosse inagibile e abbia costretto gli organizzatori a ripiegare in una saletta più stretta dove i relatori non hanno nemmeno trovato tutti posto al tavolo.
Quest’anno all’interno della ex Bertolli si sono organizzati solamente tre eventi – contrariamente a quanto riporta il sito internet della Lucca Fiere e Congressi, Lucca in Fiera è tornato nella zona delle Tagliate – e la struttura non si è fatta trovare completamente pronta per quello principale.
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