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Parto tragico

Lucca, neonato morto in ospedale: perché medici e ostetrica sono stati assolti – I nomi e la sentenza

di Pietro Barghigiani

	L'ospedale San Luca di Lucca 
L'ospedale San Luca di Lucca 

I giudici della Corte d’Appello di Firenze confermano l’assenza di responsabilità pronunciata in primo grado. L’episodio era avvenuto il 30 giugno 2016

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LUCCA. È una sentenza che conferma l’assenza di responsabilità per la morte di un neonato quella pronunciata dalla Corte d’Appello di Firenze nei confronti di due medici e un’ostetrica del San Luca accusati del reato di omicidio colposo.

In aula

Dopo l’assoluzione in primo grado a Lucca era stata la parte civile a impugnare la sentenza per le sole statuizioni civili con l’Asl citata come responsabile sotto il profilo del danno. Ora anche i giudici d’appello ribadiscono che il 30 giugno 2016 non ci furono negligenze prima e durante il parto concluso con la morte del neonato. La consulenza medica chiesta dal Tribunale lucchese si era conclusa con la sintesi per la quale «nessuna responsabilità degli operatori, la mancata identificazione della sofferenza del feto è riferibile ai limiti tecnici della strumentazione. Anche se percepita in tempo, non sarebbe stato possibile fare altro».

I nomi

Assolti, quindi, anche in secondo grado la ginecologa Annalisa Pola, 43 anni, di Agrigento, residente a Lucca, all’epoca dei fatti medico di guardia e assistita dal professor Enrico Marzaduri e dall’avvocato Davide Manzo; l’ostetrica Stefania Antichi, 43 anni, di San Giuliano, difesa dall’avvocato Marco Meoli e il ginecologo Giovanni Lencioni, 59 anni, di Capannori medico-tutor, assistito dall’avvocato Gianfelice Cesaretti. I familiari del bimbo erano rappresentati dall’avvocato Veronica Nelli e l’Asl Toscana Nord Ovest era nel processo come responsabile civile. Era stato il professor Tommaso Simoncini, ordinario di Ginecologia e Ostetricia, a firmare la consulenza tecnica chiesta dal giudice per fare chiarezza su procedure ed eventuali responsabilità. Dopo aver ricostruito tempi e passaggi degli operatori sulla gestione della donna che stava per partorire, il consulente aveva concluso scrivendo che «dalla valutazione dei fatti e della documentazione, ritengo che la condotta degli operatori sia stata adeguata alle informazioni in loro possesso durante il travaglio di parto, essendo concorde con le indicazioni delle linee guida di riferimento e in particolare con le linee guida Nichd, Acog e Figo in vigore al momento dei fatti e ancora oggi in vigore». Stando all’accusa i tre imputati non avrebbero rivelato prontamente la sofferenza acuta del feto (evidenziata nell’esame autoptico) e non avrebbero intrapreso le dovute iniziative come il cesareo. In quel modo avrebbero cagionato il decesso del bimbo, primo figlio della coppia. Due sentenze hanno escluso responsabilità. 

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