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Giunta regionale, il pranzo segreto di Giani e i nomi sul tavolo: a chi vanno le nomine? Il rischio di una grande esclusa

di Libero Red Dolce e Juna Goti

	Eugenio Giani e Alessandra Nardini
Eugenio Giani e Alessandra Nardini

A cinque giorni dall’insediamento della seconda amministrazione Giani qualche certezza in più sugli otto nomi che comporranno la giunta c’è, eppure risulta più interessante discutere di temi e poi, solo poi, dei nomi che si tirano indietro. Così proviamo a inquadrarne due, uno geografico e l’altro - gli altri - politici

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Tra gli addetti ai lavori circola la battuta che fare un articolo sulla futura composizione di una giunta sia come il calciomercato: si snocciolano i nomi, si prova a essere realistici (con qualche suggestione più fantasiosa o frutto di buone fonti) e man mano che la data si avvicina la mira si farà più precisa. A cinque giorni dall’insediamento della seconda amministrazione Giani qualche certezza in più sugli otto nomi che comporranno la giunta c’è, eppure risulta più interessante discutere di temi e poi, solo poi, dei nomi che si tirano indietro. Così proviamo a inquadrarne due, uno geografico e l’altro - gli altri - politici: la costa toscana, l’acqua pubblica e la base militare nel parco di San Rossore a Pisa.

Pranzo decisivo

Ci sono tre uomini attorno a un tavolo. Pranzano e tra un boccone e l’altro discutono di nomi. Delle portate consumate si sa poco, dell’incontro che «è stato cordiale, in un clima d’intesa». Uno di loro, facile immaginarlo, veste un completo blu, ed è intenzionato a far valere le prerogative di unico candidato Pd che nella recente tornata amministrativa ha dato una soddisfazione alla segretaria Elly Schlein. Eugenio Giani, che pur è uomo di altra corrente, quel risultato lo rivendica e chiede margini di autonomia sui nomi della giunta. Dall’altro lato ci sono il segretario regionale Emiliano Fossi e il deputato Marco Furfaro, rappresentante in Toscana della linea romana.

Nodo Nardini

Tra una cordialità e una forchettata, il pettine affonda e trova un nodo: Alessandra Nardini, assessora uscente, secondo risultato regionale per preferenze, schleiniana di ferro. Giani storce il muso anche se nessuno gli ha cosparso di parmigiano le linguine allo scoglio. Vuole un altro nome, ma non ne fa una questione di area. È Nardini che non va. Lei però è volto e voce in Regione della visione di Schlein sulla gestione dell’acqua, con il no alla multiutility e il sì al percorso di ripubblicizzazione. La sua presa di posizione pubblica risale all’estate 2024. Giani non apprezzò, anche se in un anno il riconfermato presidente ha avuto modo di dichiararsi più volte d’accordo sull’acqua pubblica. E c’è un altro no che pesa sul nome di Nardini ed è quello sulla base militare che dovrebbe sorgere sul territorio pisano. Insomma il presidente non la vede nella nuova giunta, e nemmeno da presidente del consiglio regionale (dove preferirebbe la renziana Stefania Saccardi o la riconferma del riformista e avversario interno di Nardini, Antonio Mazzeo). Ma Schlein dà segnali inequivoci. Non va esclusa. Il nodo per ora rimane. Si sposta il pettine.

Costa toscana

Che finisce sulla costa toscana. Il partito livornese vuole una delega di peso, le infrastrutture, considerando la partita chiave della Darsena Europa, il prolungamento a mare del principale porto toscano. Pochi giorni fa una delegazione del partito ha parlato in videoconferenza con il segretario regionale Emiliano Fossi, che ha ascoltato le ragioni della costa e sicuramente ne ha condivise molte. La soluzione potrebbe essere Cristina Grieco, che pare trovare il gradimento del presidente, ma che andrebbe a complicare la situazione. La direzione territoriale livornese del partito ha di recente votato all’unanimità un documento che chiede non soltanto rappresentanza, ma che l’assessore di riferimento sia il rosignanese Alessandro Franchi, ex presidente della Provincia, segretario della Federazione e neoeletto in consiglio regionale da capolista Pd. Altro nodo, ma qui forse con un po’ di balsamo i denti del pettine potrebbero farcela.

Scacchiere complicato

In ballo c’è un complicato scacchiere che deve tenere di conto degli equilibri tra alleati (tre assessori su otto andranno a Avs, M5s e Casa Riformista), dei territori e del gioco di correnti nel Pd, tra schleiniani e riformisti. Considerando i nomi dati per certi (ma occhio all’effetto calciomercato) - per esempio Monia Monni, Leonardo Marras e Filippo Boni per il Pd, Cristina Manetti per Casa Riformista - è chiaro che ci sarà da litigarsi i posti liberi. Alla Sanità Giani riconfermerebbe l’uscente Simone Bezzini, per Fossi non se ne parla. Qui servirà una forbice (un tecnico esterno, forse?) più che il pettine. E poi rimangono un posto a testa per i 5 Stelle, con Irene Galletti in pole in attesa di conferme da Roma, e Avs che ha fornito a Giani una triade di nomi (Silvia Noferi, Francesco Romizi e Alberto Lenzi) tra cui scegliere. Si troverà quello giusto. Per il resto serve un altro pranzo. O un giro da un parrucchiere paziente.

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