Livorno, Salvetti “rompe” col presidente «Qui si rischia di tornare in serie D. E lui chiede quando gli fa comodo»
Il sindaco: «Acquirenti? No, non ci sono: intanto arriviamo a primavera»
LIVORNO. Il tempo dei baci e degli abbracci è finito. Il sindaco Luca Salvetti ha spesso sostenuto e consigliato Joel Esciua, ma negli ultimi tempi sembra aver preso le distanze. Lo confermano una serie di episodi, non ultimo la discussione in tribunetta durante la partita contro la Sambenedettese di cui vi abbiamo già parlato.
Sindaco che cosa sta succedendo? E cosa serve fare in questa fase per il Livorno?
«Io ho chiaro in testa cosa serve alla città e al calcio livornese. Serve che la squadra riesca a giocare bene e fare i punti e che la società onori gli impegni economici che ha, perché questo è necessario per scongiurare il rischio di tornare al piano di sotto dal quale siamo usciti in tempi record e con quattro anni faticosissimi».
Cosa occorre perché ciò accada?
«Per ottenere questo servono i risultati e l’attuale conduzione tecnica non li ha messi insieme. Nel calcio se c’è una crisi di gioco e di risultati ci sono delle regole non scritte che mettono sul tavolo degli imputati in primis il tecnico. A seconda delle piazze un allenatore può avere poche o tante chance di riscatto. A Livorno Formisano, su scelta della società ne ha avuto tante, forse più di ogni altro tecnico della storia di questo sodalizio».
Quindi lei, da tifoso, è per cambiare il tecnico?
«Guardate non sono in discussioni le doti o la bravura di Formisano che magari in un altra piazza il prossimo anno vince il campionato, ma a Livorno mi sembra chiaro che non ha più la fiducia della piazza. I giocatori si sono schierati con lui, ma anche nello spogliatoio poi mi sembra che qualcosa si sia incrinato, Di Carmine e Monaco sono gli esempi principali».
Ma oggi si può parlare di società in vendita?
«In questo frangente ritengo inconcludente parlare di vendita e di passaggio di mano. Ci sono voci, qualche incontro vero o presunto, ma da quello che so non esiste una trattativa di nessun genere con nessuno. Se poi invece nelle prossime ore un compratore si paleserà in maniera concreta l’attuale proprietario del Livorno ce lo farà sapere e ci farà sapere se vuole prendere in considerazione le proposte».
Nelle scorse settimane lei ha avuto un duro confronto con il presidente.
«Con la Sambenedettese, nel momento di inizio della contestazione con striscione e soprattutto con l'esplosione in serie dei grossi petardi, il presidente si è rivolto a me e con fare risoluto mi ha detto “devi intervenire e diglielo, che la devono smettere”. A quel punto mi è venuto da ricordargli tutto, ovvero che negli ultimi due anno gli ho spiegato Livorno, gli ho dato consigli, gli ho raccontato storie e risvolti di tutto e tutti, nell’ottica di essere informato per fare il meglio per la città e per la sua esperienza da Presidente».
E...?
«Di tutto quello che ho detto e messo per scritto in un report che gli ho consegnato nel 2023 Esciua ha fatto forse il 10%, per il resto tutto il contrario. Sia chiaro lui ha tutto il diritto di fare così perché è colui che mette i soldi e gestisce la società e la squadra, ma poi nel momento della contestazione non mi puoi richiamare in ballo e dire che deve intervenire il sottoscritto per fermare la contestazione pesante».
Il Livorno sembra in una sorta di vicolo cieco.
«Ad ora si ed è per questo che mi auspico che l’ambiente intorno alla squadra si tranquillizzi, che la gestione della società sia raccontata bene e chiarita all’opinione pubblica, che la squadra torni a dare segnali di crescita e che la tifoseria riesca a concentrarsi sul campo per assaporare i successi che tutti speriamo arrivino velocemente.
Come vede il futuro?
«Il futuro non lo possiamo ipotecare, così come non possiamo ipotecare reazioni e intenzioni di nessuno. In primavera, possibilmente con la salvezza in tasca e un po' più di serenità in testa, potremo fare un bilancio definitivo, capace di mettere insieme ed incrociare il progetto quinquennale di Joel Esciua, il suo rapporto con la città, le esigenze che Livorno ha di tornare a vivere il calcio come elemento di gioia e soddisfazione e non di scontro e giramento di scatole».
