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Calcio: Serie D

Paolo Indiani nella storia del Livorno: le frasi, le scelte, il mercato. I retroscena di un vincente

di Alessandro Lazzerini
Il tecnico del Livorno
Il tecnico del Livorno

Il mago di Certaldo ha plasmato alla perfezione la sua “creatura”: una schiacciasassi in grado di dominare il campionato

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LIVORNO. Cosa serve al Livorno per andare in Serie C, cosa che non è riuscita in questi anni? “Ci voleva Indiani allenatore, ho risposto bene? ”. Risate di tutta la sala stampa. A metà tra l’ironia da toscanaccio e l’esperienza di chi la sa lunga. Quasi facendo l’occhiolino, nascondendo con una simpatica battuta quella che poi si è rivelata essere la sacrosanta verità. Al Livorno per ritrovare il calcio professionistico serviva lui, Paolo Indiani. Da quella risposta a inizio giugno in conferenza stampa all’ovazione dell’Armando Picchi di domenica scorsa sono passati nove mesi. Un tempo in cui il mago di Certaldo ha plasmato alla perfezione la sua “creatura”: una schiacciasassi in grado di dominare il campionato a suon di gol e divertire il pubblico.

Il generale

Quando a metà luglio fuori dal cancello del Centro Coni di Tirrenia ci accolse con i sandali da tedesco ai piedi e la sacca di palloni in mano, la mentalità era piuttosto chiara. Per fugare qualsiasi dubbio lo precisò: “dobbiamo pensare solo a lavorare, è un campionato duro”. Pochi fronzoli, tanta sostanza. La modalità da “generale” era già attiva. Tanto lavoro, tanto sudore in allenamento e tanta voglia di crescere. Un dogma che tutti i giocatori intervistati da inizio stagione hanno sempre ripetuto: “il segreto è come lavoriamo in allenamento”. Il segreto è il lavoro di Paolo Indiani. Esponenziale la crescita dei giovani, da Marinari a Parente, da Arcuri a Malva, gioiellini che il Livorno può ritrovarsi anche il prossimo anno. Enorme l’ambizione e la voglia di non calare mai l’attenzione della squadra.

Mai soddisfatto in estate, sempre a caccia di tasselli ulteriori per completare la rosa, pur consapevole di avere fin dall’inizio un roster di livello altissimo. Un avvio di campionato con tanto “bastone” nei confronti della squadra, il generale severo che non abbassa mai la guardia. “Mister ma abbiamo vinto”, “sì, ma questo aspetto non mi è piaciuto”, i siparietti visti spesso in conferenza stampa. Fino a quello della seconda parte, che si scioglie e regala applausi e complimenti ai suoi ragazzi, consapevole di un percorso straordinario. Il saggio che osserva e che sa. Che anche stavolta l’ha combinata grossa.

L’ovazione

«Indiani che fa gol, Indiani che fa gol, la Nord esulta”. A metà del secondo tempo della gara contro l’Orvietana la curva gli ha dedicato per la prima volta un coro personalizzato, cose che accadono solo ai grandi. Come la festa di fine partita. Di nuovo il coro e la curva e la squadra che festeggiano con lui. “La motivazione principale per cui sono a Livorno è perché vincere qui sarebbe una soddisfazione diversa da tutte le altre piazze dove sono stato”, dichiarò sempre a giugno. E il post partita di domenica lo ha dimostrato: l’amore è reciproco, Livorno l’ha conquistato.

Un campionato vissuto a suon di record e un percorso praticamente perfetto che lo inserirà di diritto tra i grandi allenatori della storia del Livorno. Tra i vincenti. Come Melani, Stringara, Jaconi, Mazzari, Ruotolo, Nicola e Sottil. Ma il club in cui entrerà il “mago” è di quelli ancora più esclusivi: quello dei vincenti che sono rimasti nel cuore della gente. Melani, Jaconi e Nicola i massimi esponenti. È dai tempi del ritorno in panchina di Lucarelli, per questioni di storia da calciatore più che per risultati sulla panchina, che non si viveva un momento così. Di ovazione verso un allenatore. Tutti agli ordini del mago Indiani.

E il futuro?

Se la tifoseria pensa già alla festa promozione, è giusto che la società, oltre a godersi il meritatissimo successo, pian piano inizi a programmare la stagione successiva. Il ritorno tra i professionisti che manca dal 2021. Poter lavorare con tre mesi di vantaggio su tutte le altre è senza dubbio un aspetto da non sottovalutare. Il primo tassello sarà proprio legato a Indiani. Indiani dopo le sue promozioni, in alcuni casi, come ad Arezzo, ha continuato anche in Serie C, mentre in altri, come a San Donato, ha preferito ripartire da un progetto ambizioso in D. Chiaro, Livorno non è né Arezzo né tantomeno San Donato. Altrettanto chiaro, però, che per il rinnovo serve che Indiani sia convinto al 100% del progetto, altrimenti uno come lui non scende a compromessi. Dopo una stagione del genere, tutto lasciare pensare alla voglia di continuare insieme. In questi mesi le parti si incontreranno, ma la fiducia della società è enorme. Su Indiani fanno già più di un pensierino Grosseto e Gavorrano, dove c’è Giovannini come ds, ma è chiaro che prospettive allettanti come la panchina del Livorno in C non ce ne sono. E poi il pubblico. Che con quel tributo gli ha detto “grazie”. Ma anche “mister, resta con noi”. 

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