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Dal Picchi all’Emirates Towers: Juriy Cannarsa abbatte tutti i confini

di Sandro Lulli
Juriy Cannarsa in due flash della sua avventura negli Emirati Arabi
Juriy Cannarsa in due flash della sua avventura negli Emirati Arabi

L’ex amaranto ora allena le giovanili dell’Al-Nasr: «Esperienza fantastica». Le cene coi tifosi, le scintille con Protti, l’ottimismo per un Livorno in C

21 febbraio 2024
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LIVORNO. Da Livorno a Dubai, dal mitico “Armando Picchi” all’avveniristico stadio Maktum. Dalla splendida terrazza Mascagni alle Emirates Towers, che dominano il Golfo Persico; dal grattacielo di Piazza Roma a quello di Burj Khalifa, il più alto al mondo con i suoi 828 metri. Dalla triste atmosfera dell’ultimo fallimento del Livorno, dove in sede non c’era neppure più una penna a sfera o un foglio di carta, alle strutture ultramoderne della società Al-Nasr, di proprietà dell’emiro Rashid Al Maktoum che, secondo la rivista Forbes, non se la passa male: capitale stimato 14 miliardi dollari, uno dei Paperoni del Pianeta.

Proprio come Gagarin

Questa è la storia di un difensore che ha contribuito alla Rinascita amaranto. Suo padre, affascinato dall’impresa del russo Gagarin, il primo a volare nello spazio (12 aprile 1961, ndr) quarantasette anni fa volle battezzarlo col nome Juriy. Non Jury o Yuri: proprio così, come il cosmonauta.

«Da ragazzo qualche problema a spiegare agli amici come si scrive il mio nome l’ho avuto. ..», sorride l’ex terzino destro amaranto che si è consegnato agli almanacchi con le due promozioni del Livorno che fecero sensazione: quella in B con Osvaldo Jaconi nel 2002 e l’altra, con Walter Mazzarri, nel 2004, con la vecchia Unione che ritrovò la serie A dopo 55 anni.

In giro per il mondo

In fondo anche a Juriy Cannarsa piace andare in orbita: alla scoperta del calcio di altri paesi. Perché prima di approdare come allenatore delle giovanili negli Emirati Arabi Uniti, nel 2021 ha sfiorato la promozione in serie A in Albania, alla guida dell’Apolonia di Fier (città di 120mila abitanti a 80 km dalla capitale Tirana, ndr) .

«Appena chiamato sulla panchina mi resi conto che nella squadra c’erano valori. Infatti – spiega Juriy – guadagnammo i play off e sfiorammo la promozione nella massima categoria, perdendo la finale. È stata una esperienza fantastica, che mi ha maturato sotto molti punti di vista».

Verso gli Emirati Arabi

A novembre 2023 la chiamata dalla società Al-Nasr, settore giovanile: «Se vuole venire per un mese, ne saremmo lieti». Spiega: «Non ho avuto esitazioni e sono partito. Tra l’altro là ho trovato un amico, Fabrizio Cammarata (ex attaccante, anche del Cagliari, ndr) , che ha guidato anche la prima squadra, dove gioca l’ex sampdoriano Manolo Gabbiadini, prima che fosse ingaggiato il tecnico ex Feyenoord Alfred Schreuder. Lo ammetto: ho trovato un ambiente stimolante: serietà, professionalità, impianti fantastici. Mi hanno messo a disposizione un appartamento e un’auto. Seguo una ventina di giovani di grandi possibilità e nel frattempo ho migliorato il mio inglese». Cannarsa dopo un mese è stato convocato dai responsabili: «Ci piace come lavora, apprezziamo i suoi metodi di allenamento, vuole restare sino a giugno? Poi possiamo anche prolungare il contratto...». Confida Juriy: «Ho firmato immediatamente per sei mesi. Soddisfatto per la stima che mi hanno mostrato. Dopo vedrò...».

I due figli e le richieste

Poco da fare: Cannarsa sente la mancanza dei due figli, entrambi bravi a calcio. Uno, Daniel, milita nella Primavera del Pisa, l’altro, David, negli allievi élite Oltrera. «Sono stato fortunato – racconta – Ho due ragazzi in gamba, studiano con profitto, hanno vari interessi. Ma ho la necessità di seguirli da vicino...».

Juriy non lo dice ma al suo procuratore fiorentino Piccioli sono arrivate delle richieste per la prossima stagione, sia da squadre di serie D che di Lega Pro. «Posso dire questo: a marzo torno a casa a Livorno per qualche giorno, poi al mio rientro capirò meglio che decisioni prendere».

Allegri e Gelsi i primi maestri

Juriy è nato per caso a Torino – per motivi di lavoro del padre – ma è cresciuto a Pescara ed è emerso dal settore giovanile abruzzese. «Galeone aveva appena lasciato il testimone a Gigi De Canio. Begli anni: ho giocato con Allegri e Gelsi. Max mi dava consigli in campo e fuori dal campo. Le sue erano pillole di saggezza, insegnava senza atteggiarsi a senatore. Lui da sempre vuole rendere il calcio semplice, essenziale ma efficace. E su questo modo di pensare ha costruito i suoi successi al Milan e alla Juve. Ma ho bel ricordo anche di Michele Gelsi, che ritrovai a Livorno e di Andrea Carnevale: anche da loro imparai molto nel periodo del Pescara».

Con Grauso, Melara e Fanucci

Racconta Juriy: «L’anno della promozione in serie B lo vivemmo con la giusta spensieratezza. Avevamo entusiasmo e testa libera. Eravamo un gruppo di amici formidabili, stavo spesso insieme a Grauso, Fanucci, Melara, Perna, Alteri, Ciaramitaro, Stefani. Alcuni tifosi spesso ci invitavano a cena a casa loro “così poi andate a letto presto”, ci dicevano. Mai trovato un affetto così, a Livorno ho vissuto gli anni più belli».

Le scintille con Protti

Successe al campo Coni. Partitella in famiglia, Cannarsa entra in scivolata ma non tocca Protti. Igor la prende male e cerca di colpire al volto Juriy con il gomito sullo stacco di testa. A quel punto il difensore abbandona il campo, Igor lo segue. Osvaldo Jaconi accorre assieme a qualche compagno. «Un episodio brutto – racconta – non ci parlammo più per tutta la stagione. In campo dimenticavamo tutto, vincemmo anche il campionato. Io allora avevo 24 anni, imparai ad essere più diplomatico».

Alex Doga predestinato

Ex compagni di squadra e poi colleghi: Juriy in panchina, Doga dietro la scrivania a costruire il settore giovanile amaranto. «Quando ho saputo che il presidente Esciua lo ha promosso in prima squadra – sottolinea Cannarsa – sono stato felice perché Alex è il top. Lo merita, è troppo bravo. Si è costruito con applicazione, in umiltà; non è uno che vende fumo, crede nel lavoro, gli piace stare fuori dalle luci della ribalta. Conosce il calcio come pochi e so che farà bene. Alex è uno che edifica mattone dopo mattone, riesce a creare gruppi coesi e di valore.. È una garanzia per il futuro del Livorno, squadra che secondo me è ancora in corsa per il salto in Lega Pro...».

Livorno, un vera svolta

Cannarsa segue, si aggiorna, valuta: il Livorno è sempre in cima ai suoi pensieri e le tre ore in più per il fuso non gli impediscono di “soffrire”. «Lo confesso: la partita ad Altopascio un po’ la temevo. Ma i nostri ragazzi hanno saputo reagire; è come se avessero definitivamente gettato la maschera. Ora avanti così, con questa determinazione. E attenzione al Querceta, dovrà essere affrontato come fosse la Pianese, il FolGav e il Grosseto». Jurij però sottolinea un aspetto: «Se non ci fosse un gruppo unito questa bella rimonta non sarebbe stata possibile. Coesione, esperienza, qualità, ampia “rosa” e tifoseria: secondo me questo farà pendere la bilancia dalla nostra parte...». E usa “nostra”: Juriy ci vede nell’orbita della Lega Pro.

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