Giuliani, recordman amaranto: «A Livorno ho lasciato il cuore»
L’esterno che vanta il più alto numero di presenze con l’Us torna da avversario: «Il mio Grosseto e la squadra di Favarin favoriti, ma noi abbiamo più dinamismo»
LIVORNO. Da quando il Livorno è rinato nell’estate 2021 con la denominazione Unione Sportiva Livorno 1915 c’è un giocatore che ha indossato la maglia amaranto più volte di tutti gli altri con 54 gettoni a referto. Si chiama Jacopo Giuliani e in questi due anni spesso è risultato tra i migliori in campo. Duttilità incredibile e una costanza di rendimento altrettanto importante.
Il “soldatino” si è sempre fatto trovare pronto e la decisione di non confermarlo qualche mese fa è stata presa solo per una questione legata alla quote: a sinistra il Livorno gioca con il 2005 e avrebbe avuto poco senso tenerlo in rosa, pur consapevoli della sua affidabilità. Ma il mancino nativo di Sarzana, che domenica tornerà da avversario col Grosseto, non dimentica i due anni in amaranto. «È stata l’esperienza più importante della mia carriera e quella con il pubblico più caloroso – esordisce Giuliani –. Anche se avevo fatto la Serie C in precedenza, a Livorno ho conosciuto il calcio vero sotto quel punto di vista».
Luci è a meno cinque (49 presenze con l’Usl 1915), ha ancora qualche settimana per godersi il record.
«Per me è motivo di orgoglio assoluto. A Livorno ho lasciato il cuore e ho sempre indossato la maglia amaranto con passione e amore. Sono un professionista, domenica saremo nemici e farò del mio meglio per il Grosseto, ma tornare all’Ardenza sarà un’emozione».
Ci dica un ricordo in particolare.
«Il calore della piazza in generale, davvero unico. Penso alla presentazione allo stadio il primo anno. Eravamo in Eccellenza e io venivo dalla C, quindi non mi aspettavo una tribuna così piena a incitarci. È una cosa difficile da spiegare».
Cosa è mancato al Livorno lo scorso anno?
«C’è sempre stata una sensazione di instabilità. Tanta pressione, poche certezze e troppi cambiamenti. La squadra era valida tecnicamente, ma tanti non hanno reso al meglio per questi motivi».
Adesso torna da avversario.
«Da quando ho scelto Grosseto sono cambiate tante volte le ipotesi dei gironi. Una volta visto che eravamo insieme al Livorno e poi uscito il calendario, ho guardato subito a questa partita. Vedere che era alla seconda giornata è stato un colpo, però mi aspetto un bel confronto».
Forse arriva troppo presto come dice Favarin.
«Sono d’accordo, lo abbiamo pensato tutti. Sarebbe stato più interessante incontrarci tra qualche settimana, ma ci sarà anche la gara di ritorno proprio nel pieno del campionato».
Che impressione le ha fatto il Livorno fin qui?
«Conosco bene l’esigenza della tifoseria che ha standard molto alti. In questo avvio mi sembra di vederli molto contenti della squadra e a Livorno non esiste segnale più importante per capire che la formazione è ben costruita».
Cosa teme degli amaranto?
«L’esperienza di tanti giocatori che sono in quel gruppo. Sono arrivati profili di categoria superiore come Cesarini e Giordani, ma anche Caponi con cui ho giocato a Pontedera. Sono profili che possono farti vincere il campionato».
Se dovesse togliere un giocatore al Livorno, chi sceglierebbe?
«Cesarini, per ora mi sembra il fulcro del loro attacco».
E il Grosseto che squadra è?
«Siamo un gruppo costruito per la Serie D, con tanti giocatori giovani ma che già conoscono molto bene la categoria. Ci sono alcuni che sono scesi dalla C e il mix mi piace. Siamo pronti per la categoria. Rispetto al Livorno forse abbiamo più dinamismo».
Siete le due favorite del girone E.
«Ormai qualche campionato l’ho fatto e ho imparato che serve aspettare prima di dare certi giudizi perché una sorpresa in D c’è sempre. Poi certo, Livorno e Grosseto si giocheranno la vittoria».
Che partita si aspetta?
«Ci sarà il pubblico delle grandi occasioni, pochi sanno cavalcare l’entusiasmo come a Livorno e anche a Grosseto siamo partiti bene e ci sono sensazioni positive. Ci aspettiamo un clima bello caldo, ma ne siamo consapevoli. Sarà una bella sfida in cui partiamo alla pari».
Dove si può decidere la gara?
«Sulla gestione della pressione di una gara che esula dalle altre per tanti motivi. E poi visto che la preparazione è finita da poco, direi che la condizione fisica può fare la differenza».