Capitan Forti e lo spareggio della Libertas con Vigevano: «Ovunque coi nostri tifosi»
E Wendell Alexis scrive sulla bacheca amaranto: “Forza LL”. Una cascata di brividi al pari di quelli vissuti dagli 800 libertassini mercoledì notte a Castelfiorentino
LIVORNO. “Forza LL”. Il messaggio a firma di Wendell Alexis sulla bacheca amaranto vale una cascata di brividi al pari di quelli vissuti dagli 800 libertassini mercoledì notte a Castelfiorentino. La Libertas è in finale. L’incubo-Desio si è dissolto. O meglio: cristallizzato in una bellissima foto di gruppo che ritrae le due squadre, mischiate e sorridenti alla fine di gara-5. Uno spot il basket. A fine partita il coach di Desio, Gallazzi ha confidato agli amici: «È una foto simbolica, la giusta chiusura, deposte le armi».
Chi le armi invece non deve deporle è capitan Francesco Forti che con il pensiero ha ripercorso la serie infinita con la Rimadesio: «È stata una battaglia – ha dichiarato – e tutto sommato era prevedibile perché ci aspettavamo una serie così dura. Ci siamo fatti sorprendere in gara-1, poi abbiamo cercato di aggiustarla».
La chiave di gara-5 è stata la difesa?
«Sì. All’inizio, rispetto a gara-4 abbiamo concesso un po’ troppo. Noi siamo stati bravi perché siamo rimasti compatti anche quando loro sono entrati in fiducia. In difesa siamo stati più duri, abbiamo subìto meno contropiede e concesso una quantità irrisoria di tiri facili. Nei primi due tempi per le nostre caratteristiche, avevamo preso troppi punti anche se in attacco eravamo andati bene visto che siamo andati al riposo con 38 punti segnati. Detto questo, abbiamo raggiunto un grande risultato. Lo staff e la squadra si meritano i complimenti di tutti».
E invece la chiave della serie quale è stata?
«Il gruppo. L’insieme che siamo. Da agosto ci siamo stati sempre. E siamo una famiglia. E lo abbiamo visto in queste cinque partite da cui siamo usciti indenni nonostante la bravura degli avversari».
E ora Vigevano…
«La cosa fondamentale è ricaricarci. Affrontiamo un’altra corazzata che abbiamo già incontrato. E questo può essere un piccolo vantaggio rispetto alla serie di semifinale perché Desio era completamente un’altra cosa. Era una squadra che non conoscevamo perché non l’avevamo mai trovata sulla nostra strada. Al momento abbiamo qualche ora di riposo, ma poi ci prepareremo per la finale. Arriveremo a domenica carichi come mine».
La squalifica del campo pesa?
«Il giusto. A Castelfiorentino e a Piombino non siamo stati lasciati soli dalla nostra gente. I nostri tifosi sono fantastici e anche se adesso sono sotto la lente d’ingrandimento, ci fanno sentire a casa nostra. È successo sui campi neutri, è successo anche a Desio. Con loro al nostro fianco non abbiamo paura di niente».
Come affrontare la serie finale?
«Una partita per volta. Due anni fa in finale con Piacenza si perse la prima di 30 e vincemmo la seconda di 2 punti perché dopo ogni sfida si resetta tutto e si riparte. Per cui ripeto: una partita per volta. Come abbiamo fatto con Desio».
Che effetto le fa tornare in finale anche se questa serie non è decisiva, visto che mette in palio il biglietto per la final four di Ferrara?
«Voglio togliermi un sassolino dalla scarpa. Ho ancora negli occhi l’immagine di Vico appeso al canestro del palasport di Piacenza che festeggia la promozione in A2 della Bakery. Vorrei cancellarla insieme ai miei compagni, alla mia famiglia. Siamo una squadra che lavora seriamente dal 18 agosto e nella quale ognuno dà il proprio contributo. Che sia Mancini o Maralossou: chi entra dà tutto e la Libertas va».