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Ale Ramagli vuol dire serie A: «PL e Libertas pronte al salto»

Ale Ramagli vuol dire serie A: «PL e Libertas pronte al salto»

Il tecnico sta guidano Verona nella massima serie ma segue le due livornesi. «Formula complessa ma hanno chance: Andrezza bravo, Cardani emergente»

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LIVORNO.  Della nutrita pattuglia di allenatori livornesi è l'unico, in questa stagione, ad allenare nel massimo campionato. Alessandro Ramagli, livornese purosangue, 59 anni da compiere fra due settimane, è alla guida di Verona, dopo il campionato di A2 vinto l'anno scorso il che gli ha fruttato, anche, la nomina ad allenatore dell'anno.

Al momento è quindi abbastanza lontano dalla serie B ma, parlandoci, si scoprirà che ne sa assai più di quello che si potrebbe pensare.

Ramagli, ma ha visto cosa sta succedendo a Livorno? Un derby di serie B da 8.000 persone del quale ha parlato tutta Italia, un sold out per una partita della Nazionale che contava e non contava, un altro derby, fra tre settimane, per il quale si prevede un altro esaurito al Modigliani Forum...

«Ho visto, ho visto. E la cosa mi fa molto piacere».

Ma è possibile che a Livorno il riaccendersi della passione debba dipendere solo dalla Grande Rivalità?

«Si e no. La passione a Livorno c'è sempre stata e ci sarà sempre. Non dimentichiamo che Livorno è una culla del basket nazionale. Se guardiamo all'esplosione dei numeri, allora sì, non c'è dubbio che la rivalità cittadina sia il motore di tutto, visto anche l'ottimo lavoro che Libertas e Pielle stanno facendo».

C'è un rovescio della medaglia. L'attività giovanile. Lei ha vinto tre titoli nazionali consecutivi con il Don Bosco, a metà degli anni '90, quando Libertas e Pielle erano sparite e con loro la maggior parte del pubblico. Ora queste cose ce le sogniamo: il Don Bosco tutto sommato tiene botta, ma è lontano dai successi di allora, le due squadra maggiori a livello giovanile fanno molta fatica.

«É una questione di scelte. E' come se avessimo davanti due strade, una più breve e una più lunga, per raggiungere un obiettivo».

Lei quale sceglierebbe?

«Personalmente sono un fautore dell'attività di base, del reclutamento, degli investimenti nell'attività giovanile. Ma non mi sento di criticare Libertas e Pielle se, in questo periodo, hanno deciso di alimentare i numeri della passione investendo quasi tutte le loro risorse a favore della prima squadra. Capisco che in questo frangente si sia scelta questa come priorità. E poi, visti i risultati, i soldi sono stati spesi bene».

Ha mai visto partite di Libertas e Pielle?

«Ho visto due volte la Libertas dal vivo, al PalaMacchia a Livorno, e qualcosa della Pielle in televisione».

Impressioni?

«Buone, per l'una e per l'altra. Io non ho sottomano quello che resta del loro calendario ma credo che entrambe possano giocarsi tutte le loro chanche fino alla fine, anche con questa formula astrusa che c'è, con due sole promozioni su 64 squadre».

Ha anche un'idea di quali potrebbero essere le avversarie più temibili?

«Una delle due volte che ho visto la Libertas fu con Vigevano. Pur perdendo la squadra di Piazza mi fece un'ottima impressione, una squadra adattissima alla serie B, sia come caratteristiche dei giocatori sia come modo di giocare. Poi c'è Herons Montecatini, la squadra del momento con otto vittorie consecutive che ovviamente ha svoltato da quando sono arrivati Chiera e Arrigoni».

Già, stanno volando.

«È una squadra molto difficile da affrontare, con tutti quei cambi sistematici, quell'aggressività, quell'uso e a volte abuso di ricorrere al fallo. Non mi meraviglierei se alla fine riuscissero a acciuffare il quarto posto, nonostante la partenza ad handicap».

E poi c'è Piombino.

«Sì, una squadra con tanto talento dentro, pericolosa per tutti».

Conosce così bene anche gli altri gironi della serie B?

«No, meno. Ma direi che le classifiche rispecchiano abbastanza i valori in campo, con Orzinuovi, Rieti e Ruvo di Puglia favorite per il primo posto. Forse Orzinuovi un gradino sopra tutte. L'altro ieri ero a vedere un allenamento della nazionale under 20 con il loro allenatore, che è un mio amico, Marco Calvani, un tecnico di primo livello e per primo livello intendo non a livello di serie B ma in assoluto».

A proposito di allenatori. Conosce Andreazza e Cardani?

«Andreazza sì. É un allenatore già esperto, con una lunga carriera alle spalle e che ha già conosciuto la serie A2. Di Cardani so che è un giovane emergente, cresciuto a Casale Monferrato dove sotto l'ala di Marco Crespi si era venuta a creare una vera e propria scuola, di quelle che noi conosciamo bene. Non dimentichiamo che anche Edoardo Casalone, assistente di Pozzecco sulla panchina della nazionale maggiore, arriva da lì».

E dei giocatori di Libertas e Pielle, a parte Fantoni a Treviso, ha già allenato qualcuno?

«Loschi e Saccaggi li ho allenati sempre a Treviso ma erano dei ragazzini che venivano a dare una mano alla prima squadra per gli allenamenti. E Rubbini alla Virtus Bologna».

Quando scade il suo contratto a Verona?

«Alla fine della prossima stagione. Perché?»

Ecco, mettiamo il caso che da qui ad allora una delle due squadre, non diciamo quale perché non vogliamo portare male a nessuno, sia salita in A2 e alzi il telefono. Cosa risponderebbe? Non le è ancora venuto a noia di fare su e giù per l'Italia?

«No, credo di avere ancora delle cartucce da sparare. Credo che a casa si debba tornare quando la carriera è finita e allora mi potrei mettere a disposizione ma con un ruolo diverso. Ho un grande esempio».

Quale?

«Quello di Cacco Benvenuti che a Basket Livorno aveva una parola e un consiglio per tutti. Non che io voglia paragonarmi a lui, per carità, ma il ruolo che vedrei adatto a me una volta tornato a casa sarebbe una cosa del genere. Poi, mai dire mai, come si dice»

E sarebbe la chiusura del cerchio. Lei cominciò alla Libertas, come assistente di Claudio Bianchi...

«Si, ma come giocatore nasco Pielle. Quindi nessuna preclusione per nessuno e ottimo rapporto con tutti».

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