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il vice biancoblù: «Così siamo cresciuti, ora sogno un derby per giocarci il primato»

di Alessandro Lazzerini
il vice biancoblù: «Così siamo cresciuti, ora sogno un derby per giocarci il primato»

Intervista a Michele Belletti, vice da due anni

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LIVORNO. Una ventata d’ambizione e rinnovamento ha colpito l’estate scorsa la PL. La voglia di puntare a obiettivi più importanti è stata alla base della rivoluzione della dirigenza biancoblù tra addii sofferti e conferme pesanti. Quattro nel roster e una sola nello staff tecnico che riconduce al nome di Michele Belletti. Assistente lo scorso anno con Da Prato e oggi al fianco di Cardani. Il tecnico piemontese è un elemento di continuità con la possibilità di evidenziare differenze e passi avanti. «Sono stato contento della riconferma in un progetto che fin da subito ha dichiarato di avere mire più ambiziose – esordisce -. Penso e spero fin qui di aver dato il mio contributo. Differenze? Ce ne sono, ma è fisiologico. Quando si parla di squadra che deve salvarsi non ci si riferisce solo a un discorso di campo, ma anche all’organizzazione e a tante altre cose in una stagione».
Da Prato nei giorni scorsi è stato molto chiaro su questo. Qual è la differenza più grande tra le due stagioni secondo lei?
«Allenarsi a Fauglia rispetto allo scorso anno è come dire il giorno e la notte. Allenarsi in diverse palestre fu una difficoltà notevole per i ragazzi, anche a livello mentale. Adesso abbiamo una casa in cui possiamo programmare ogni dettaglio, senza lo stress di lasciare il campo a chi viene dopo».
Sono giorni importanti per l’inserimento di D’Ercole nei vostri meccanismi.
«Direi che contro Varese non si è presentato male (ride, ndr) . È un giocatore che per professionalità e disciplina si vede che proviene da categorie superiori. Mi ha colpito la discrezione e l’umiltà con cui è entrato nel gruppo e può essere un uomo fondamentale per crescere. Tecnicamente non lo scopro io, la scommessa è fargli ritrovare il ritmo partita nel minor tempo possibile, ma devo dire che siamo già a buon punto».
A inizio anno l’obiettivo era un posto nelle prime 4, ora la società ha dimostrato di voler puntare in alto.
«Sicuramente è cambiato, ma non dobbiamo dimenticarsi che davanti a noi abbiamo un filotto di partite complicate. Non ci possiamo nascondere, perché l’investimento della società è stato notevole, quindi vogliamo arrivare il più in alto possibile. L’obiettivo è chiudere il discorso prime quattro, per poi pensare al miglior piazzamento. Un aspetto più importante per il fattore campo che per l’avversario da affrontare, perché in ogni caso si parlerebbe di squadre che hanno vinto il 70% delle partite e sono forti davvero».
Vincere con Legnano vorrebbe dire chiudere il discorso?
«No, direi che va considerata anche la gara di Omegna. Visti gli scontri diretti fare quattro punti darebbe quasi la certezza di esserci».
Arriva una big al Palamacchia: un test visti i risultati precedenti.
«Deve essere un’occasione per vincere uno scontro diretto e far vedere che non abbiamo un problema big match in casa. Le sconfitte ci hanno fatto crescere e la squadra è cresciuta in consapevolezza. Non abbiamo un roster super esperto come Libertas e Vigevano, quindi dobbiamo essere bravi a far diventare la pressione del pubblico una spinta ulteriore».
Incredibile la risposta per il derby con il settore esaurito.
«Bellissimo. Si vede che nessuno vuole mancare, però noi dobbiamo pensare alle tre partite cruciali che abbiamo. Vincerle vorrebbe dire arrivare al derby per giocarsi il primo posto».
Al derby di andata Cardani le diede spazio in conferenza stampa. Com’è il vostro rapporto?
«Fu un gesto che suggellò un rapporto decollato fin da subito. È un tecnico molto preparato, tra noi c’è grande feeling in campo perché siamo complementari e un bel rapporto anche fuori dal campo».
Più facile seguirlo sul campo o fuori?
«Assolutamente sul parquet. Lì mi pressa su tanti aspetti e riesco a stargli dietro. Fuori dal campo ha un ritmo di aperitivi e cene davvero micidiale. A volte non gli rispondo neanche al telefono perché non ho il suo passo».
Due anni a Livorno dove ha organizzato anche gli Streetgames, ormai è di casa.
«Il livornese all’inizio è un po’spigoloso, ti studia, ma una volta che entri nel suo cuore è totalizzante. Ho costruito bellissimi rapporti e ci sono tante persone e cui voglio bene. Ogni tanto si arrabbiano se non dico “Dè” o se non capisco alcuni passaggi in gergo , però sto benissimo. Un posto speciale? Gli scogli dell’Accademia. La pausa pranzo lì, d’inverno, per me e la mia ragazza che veniamo dal Nord non ha prezzo». 
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