Il Tirreno

Livorno

L’inchiesta

Livorno, accusa di violenza sessuale (e minacce con una pistola) per un consigliere comunale

di Claudia Guarino

	L’ingresso del palazzo di giustizia in via Falcone e Borsellino (Foto d’archivio)
L’ingresso del palazzo di giustizia in via Falcone e Borsellino (Foto d’archivio)

Lui nega i fatti attribuiti: «Una ritorsione nei miei confronti»

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LIVORNO. Avrebbe abusato di lei e l’avrebbe anche minacciata utilizzando una pistola. Poi avrebbe diffuso nelle chat dei video hard che la ritraggono. Le accuse, contenute in una denuncia che una donna ha sporto ai carabinieri, riguardano Shaha Polas, l’ex consigliere comunale aggiunto e imprenditore bengalese (adesso con cittadinanza italiana) titolare di un minimarket. Lui, però, si dice estraneo a tutto: «Non ho abusato di lei, non ho una pistola e non ho diffuso alcun video online». Ma andiamo con ordine.

La denuncia

Le indagini dei carabinieri livornesi, coordinate dalla Procura labronica, iniziano dopo la denuncia presentata, nei confronti di Polas, da una donna di cui non riveliamo l’identità a fini di tutela. Denunciante e denunciato si conoscono da qualche anno e si sono visti varie volte nel corso del tempo per motivi di tipo lavorativo. A un certo punto, circa un mese fa, la donna bussa in caserma per andare a formalizzare nei confronti di lui alcune gravi accuse.

Le accuse

Racconta, cioè, che in passato avrebbe subito violenza sessuale e che sarebbe stata minacciata da Polas con una pistola. La donna racconta anche che l’imprenditore bengalese (un passato in consiglio comunale a Livorno come rappresentante degli stranieri della città) avrebbe diffuso online (prevalentemente attraverso le chat di messaggistica) alcuni video hard senza il consenso di lei. Timorosa in un primo momento a far emergere i fatti, si sarebbe poi decisa a denunciare i presunti abusi che dice di aver subito nel corso del tempo.

Il sequestro

Shaha Polas, da parte sua, contattato dal Tirreno per avere chiarimenti circa la sua versione dei fatti, conferma di essere già stato sentito dai carabinieri, che l’hanno convocato di recente in caserma per fargli qualche domanda e per ascoltare la sua versione dei fatti. Gli investigatori, coordinati dalla Procura di Livorno e una volta raccolti tutti i vari elementi a loro disposizione, hanno anche provveduto a perquisire casa dell’ex consigliere aggiunto, sequestrandogli telefoni, computer e, in generale, una serie di dispositivi elettronici.

«Nego tutto»

«Hanno preso tutto», racconta l’imprenditore che, da parte sua, nega di essere responsabile di quanto gli viene imputato: presunta violenza sessuale, diffusione online non autorizzata di materiale con contenuti sessuali espliciti, minacce aggravate e, infine, porto d’arma.

Le indagini

«Non ho una pistola. L’unica arma di cui dispongo – conclude Polas – è una pistola giocattolo». L’indagato, d’altra parte, una volta saputo dell’indagine in corso nei suoi confronti, si è rivolto alla propria avvocata, nominata di fiducia, e ritiene che le accuse che gli sono state di recente sollevate oltre a essere «prive di fondamento» siano anche «una ritorsione nei miei confronti».

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