Livorno, arrestato dopo la guerriglia per Matteo Salvini: lascia il carcere Lorenzo Casula
Il trentenne livornese è ai domiciliari: la digos lo aveva fermato durante la manifestazione sul lungomare del 7 ottobre scorso
LIVORNO. Non è più in carcere Lorenzo Casula, il trentenne livornese arrestato alla digos della polizia di Stato durante i disordini del 7 ottobre scorso davanti ai Bagni Pancaldi, dove il leader della Lega, il vicepremier Matteo Salvini, aveva presenziato a un evento organizzato dal suo partito insieme ai ministri Giancarlo Giorgetti (Economia e finanze), Giuseppe Valditara (Istruzione e merito) e Alessandra Locatelli (Disabilità).
Il contesto
Mancavano pochi giorni alle elezioni regionali, poi vinte dal presidente uscente Eugenio Giani, che ha prevalso sul candidato di centrodestra, il dimissionario sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, e sulla leader di “Toscana rossa”, Antonella Bundu, rimasta fuori dal consiglio per un soffio, ma con un ricorso al Tar pendente per vedersi assegnato un posto nell’assemblea toscana.
La guerriglia
In quelle ore sul viale Italia, chiuso dal primo cittadino Luca Salvetti con un’ordinanza proprio per l’arrivo in forze degli esponenti del Governo Meloni, dopo ore di manifestazioni pacifiche si era improvvisamente scatenata la violenza, con un ripetuto lancio di bottiglie di plastica, fuochi d’artificio, bombe carta, pomodori e uova da parte di un piccolo gruppo di persone giunto dalla Terrazza Mascagni, che ha portato all’intervento degli agenti della questura, i quali hanno poi arrestato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale proprio Casula, trasferito immediatamente in carcere, e il diciannovenne Federico Rimo, posto ai domiciliari e rilasciato dopo poche ore. Sul lungomare, giocoforza, la presenza di agenti e militari era importante: non solo per la presenza di Salvini e degli altri esponenti della Lega, ma anche perché contemporaneamente al Grand hotel Palazzo, quindi di fronte a Palazzo Pancaldi, era in corso un convegno col ministro per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, in quota Forza Italia. L’allerta, quindi, era massima: i poliziotti della scientifica, in quei concitati momenti, hanno ripreso tutto e le identificazioni sono andate avanti per giorni per comprendere esattamente chi avesse partecipato ai disordini. Nel complesso alla manifestazione avevano preso parte 600 persone e la stragrande maggioranza di loro aveva espresso il proprio dissenso verso gli esponenti del centrodestra in modo assolutamente pacifico. Il bilancio finale è stato di tre agenti feriti, un carabiniere colpito alla testa e varie camionette danneggiate o imbrattate.
Gli arresti domiciliari
Il trentenne, difeso dall’avvocato livornese Gianluca Boirivant, nelle scorse settimane ha lasciato il penitenziario delle Sughere, dove era recluso in regime di custodia cautelare: si trova ora ai domiciliari a casa dei familiari. Un’attenuazione, quella decisa dal tribunale, avvenuta a seguito della richiesta della difesa. l S.T. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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