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A Livorno va in scena l’opera riscoperta di Vivaldi grazie al maestro Sardelli: «L’ho trovata girando mezza Europa»

di Maria Teresa Giannoni
A Livorno va in scena l’opera riscoperta di Vivaldi grazie al maestro Sardelli: «L’ho trovata girando mezza Europa»<br type="_moz" />

Musica Barocca: “La costanza trionfante” inaugura il festival al Goldoni 

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LIVORNO Non solo Mascagni. Ora anche Livorno ha il suo festival di musica barocca, tenuto a battesimo da due musicisti come Federico Maria Sardelli e Roberto Sbolci che ne sono i direttori artistici, con Stefano Thrull alla segreteria artistica. Tre gli appuntamenti della rassegna “Hortus Harmonicus” che si svolgeranno a dicembre: musiche di Vivaldi la prima sera (4 dicembre alle 21 al Goldoni), del francese Charpentier (il 14 dicembre al Santuario di Montenero), Monteverdi nella Chiesa di San Ferdinando il 18 dicembre. La rassegna ha il sostegno di Comune, Goldoni e Diocesi. I biglietti per il 4 dicembre variano da 10 ai 20 euro, le altre 2 date a ingresso gratuito. Sardelli, specialista di Vivaldi, responsabile del catalogo delle opere del compositore veneziano del quale ha scoperto numerose partiture ritenute scomparse, ha fatto il ricercatore-detective anche per mettere insieme le pagine musicali di “La costanza trionfante” che si ascolteranno al Goldoni eseguite dalla sua orchestra Modo Antiquo con 3 cantanti Carlotta Colombo soprano, Cecilia Molinari contralto, Valentino Buzza tenore.

Sardelli, finalmente si celebra la musica barocca a Livorno, città che conserva ancora tante testimonianze di quel periodo.

«Ci sembrava importante rivalutare e far conoscere la Livorno splendida del 600-700. Si dimentica troppo spesso che la città allora era una città fiorente, al centro dell’Europa. E che, nonostante i bombardamenti dell’ultima guerra, tanti luoghi che testimoniano il suo passato sono rimasti in piedi. Abbiamo scelto così di far risuonare nel Santuario di Montenero e nella Chiesa di San Ferdinando la musica del loro tempo. La chiesa della Madonna, quella dei Greci e i Domenicani non erano adatte per capienza acustica. Per questo numero zero del festival oltre a Vivaldi presenteremo i Musici del Gran Principe diretti da Samuele Lastrucci impegnati in “Un concert de Noel” di Marc-Antoine Charpentier, un concerto dedicato alla Vergine che al santuario di Montenero ci sta benissimo. Charpentier per intenderci è autore di una musica conosciuta da tutti: la sigla dell’eurovisione della Rai. Infine in San Ferdinando si potrà ascoltare la musica sacra più bella composta da Monteverdi, tutti salmi concertati, una musica molto colorata, molto ricca».

C’è qualche indicazione da dare al pubblico per ascoltare al meglio queste musiche?

«Spesso c’è un approccio sbagliato di fronte alla musica antica. Molti mi dicono: sono ignorante, non la capisco. Ma anche chi non conosce la storia dell’arte davanti a un quadro di Caravaggio ha un’emozione forte. Allora io dico: venite e ascoltate, questa musica parla ai nostri giorni, rimarrete folgorati da questa bellezza. Non c’è bisogno di un lasciapassare culturale, non bisogna arrivare studiati. Poi se vorrà approfondire ognuno è libero di farlo».

Ci parli di “La costanza trionfante”. Come ha trovato questa musica scomparsa?

«E’ un’opera rimasta muta fino ad oggi. Conoscevamo il titolo, ma la musica era dispersa, come è accaduto per gran parte delle opere di Vivaldi: solo 13 sono arrivate complete, 9 sono mancanti di qualche parte e 32 esistono solo come testo poetico con qualche aria superstite. Ho cercato in biblioteche sparse per l’Europa, in Inghilterra e sono riuscito a mettere insieme un nucleo di 18 arie su 35, che non sono poche. Nel corso della serata sarò io tra un brano e l’altro a ricostruire l’intreccio a parole».

Lei è uno stimato musicista che dirige in grandi teatri, ma anche scrittore, pittore e autore satirico per il Vernacoliere. Come fa?

«Credo che il mondo sia fatto di mille registri, di tragico e di comico, non si può essere puri intellettuali senza sporcarsi le mani nella realtà. Come faceva il mio amico Giorgio Marchetti, meglio conosciuto come il Borzacchini, che alternava una prosa raffinatissima con spericolate cadute verticali. Bisogna saper alternare l’alto e il basso. L’unione degli opposti produce un’armonia bellissima».l


 

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