La livornese Adriana Hamilton: «Abusata per anni dal produttore, così ho trovato la forza di reagire»
La cantante livornese a distanza di tempo racconta il suo incubo: «Avevo 19 anni, mi prometteva un futuro da nuova Madonna. Non riuscivo a uscirne»
LIVORNO. Abusata. Lei la definisce proprio schiavitù sessuale e psicologica. Così ha vissuto per 2 anni: dall’altra parte un uomo, che dice di essere un grande produttore, con la prospettiva di farla diventare la “nuova Madonna”. La super diva del momento. Questo il sogno che lui, londinese, le alimenta. Lui, il big man, uno che conta, di una major internazionale conosciutissima nel mondo, la “cattura” in un club di hip hop. Ne fa la sua preda. Lei ha solo 19 anni a quel tempo: è a Londra per trovare la sua strada ed eventualmente fare musica. La sua grande passione, da sempre.
Adriana Hamilton a Livorno la conoscono tutti: per la sua voce potentissima, magnetica. La conoscono perché è bella, ha giocato per anni a pallavolo. Perché canta da dio, in italiano e in inglese (la sua seconda lingua che è come fosse la prima, grazie alla mamma scozzese). Perché è adrenalina pura fatta di energia che ti arriva allo stomaco e al cuore. Eppure intorno a quell’esuberanza senza filtri, per anni c’è sempre stata una corazza di dolore impenetrabile. Per nascondere una ferita che sanguina ancora. Eccome se sanguina.
Ma oggi, a 40 anni, l’artista labronica decide di “buttar fuori”. Prende fiato dalle angherie subite, riavvolge il nastro e usa i suoi social per raccontarsi. Per condividere. Per resettare. Per provare a rinascere. Per tendere la mano a chi, come lei, al maschile e al femminile, è stata vittima di abusi sessuali, psicologici per troppo tempo. Ma poi ecco che arriva il tempo di dire basta e di tutelarsi, finalmente. E per Adriana Hamilton questo tempo è arrivato.
«Avevo 19 anni, ero appena arrivata a Londra: quella sera mi trovavo in un club a ballare hip hop, mi stavo divertendo. Vidi un uomo in un angolo che mi guardava, mi fissava. Aveva un fare che mi dava i brividi, subito attivai i sensori del pericolo: mi spostai, cambiai posizione. Alla fine per andar via avevo il giacchetto nel guardaroba e non sapevo come fare, c’era fila, avevo il terrore che sarebbe venuto a parlarmi. Allora mi assicurai che non ci fosse più, mi sono messa in fila e all’improvviso è arrivato da dietro, non so dove fosse e mi disse “sono un pezzo grosso di …, sto per girare un video di uno dei miei artisti, saresti perfetta come modella”».
Dal sarebbe perfetta come modella, alla nuova Madonna. L’inizio del suo incubo?
«Io gli risposi che ero una cantante. Allora mi disse che mi avrebbe fatto fare un provino, mi chiese il numero, dopo qualche giorno mi scrisse. Organizzò una registrazione in uno studio, c’era un’altra ragazza, corista di professione. Registrammo i cori per questa canzone, registrai queste armonizzazioni, da lì abbiamo avuto una cena di lavoro: col senno di poi era chiaro che lui cercava di indagare se ero protetta, le mie radici. Mi disse che c’era la possibilità di diventare la nuova Madonna, ma dovevo incontrare una collega di un’altra grande major e passare i suoi test. E allora se fossi stata idonea, da lì sarebbe partita la mia carriera».
Al tavolo in quel pub di Notting Hill per quella che doveva essere un’intervista e poi ritrovarsi in una suite di un hotel con questo produttore.
«Esatto, mi fece molto strano: pensavo di trovarmi davanti una persona importante che mi avrebbe fatto un provino, una intervista. Invece ci siamo trovate in un bar, con questa donna che mi offriva da bere ininterrottamente. A un certo punto sono andata in bagno, non so se mi ha messo qualcosa nel drink, diciamo che poi mi ritrovo in un taxi con lei che mi chiede di baciarla: guardavo quello del taxi, il guidatore, per chiedere aiuto. Non capivo più niente. Poi mi ritrovo in una suite di un hotel: dietro la porta della stanza c’era quell’uomo nudo nel buio. E da lì sono diventata la sua schiava sessuale. Tutte le sensazioni provate le ho ancora addosso, le sento sulla pelle (mentre si racconta si ferma per respirare, fa male)».
Da quella notte per lei comincia questa sorta di schiavitù: la prospettiva di diventare la nuova Madonna in qualche modo le impediva di reagire?
«Sì. La mattina dopo lui, in questo modo, mi dette il benvenuto nel mondo di quella grossa major, mi disse che per diventare la nuova Madonna dovevo allenarmi, cantare, non avere fidanzati, non guardare la gente negli occhi, non distrarmi e ovviamente fare sesso solo con lui. La mia missione doveva essere quella di diventare la nuova Madonna e sarebbe successo da un momento all’altro».
Praticamente lei doveva vivere, secondo quest’uomo, come un robot: come riusciva ad andare avanti? Si teneva tutto dentro?
«Non sapevo come trasformare quello che era successo in modo costruttivo, lui mi aveva presa fisicamente. Cosa devo fare? Come faccio? Avevo la possibilità di diventare una star mondiale, realizzare un sogno: mi ripetevo che una volta fossi arrivata, me ne sarei liberata per sempre di quell’incubo. Cercavo di usare questo come forza. Non sapevo come uscirne. Dentro tanta rabbia, tanto dolore rispetto alla persona che sono e ai valori con cui sono sempre cresciuta. Lui mi faceva capire che funzionava così con le major. Solo sesso. Da lì iniziò questo rapporto: dovevo essere sempre pronta per le sue chiamate, mi diceva che avremmo registrato video, fatto cose, poi per una scusa o un’altra non succedeva mai niente. E così andavo avanti. Era disgustoso, un incubo».
Come è riuscita a uscirne? Dove ha trovato la forza?
«Oggi se questa persona mi contatta non lo vedo, ho le sue conversazioni in archivio, non ho nessun tipo di interazione al momento. Mi racconto perché mi sono sentita finalmente al sicuro per poterlo fare: non riuscivo ad andare avanti con questo macigno dentro, qui a Londra dove tutto è cominciato e dove al momento voglio vivere. Spero che nel fare questo coming out possa dare forza e speranza a chi ha subito le stesse cose, stupri, violenze, qualsiasi tipo di abuso».
Cosa si sente di dire alle donne e agli uomini vittime di violenza?
«Alle donne e agli uomini vittime di violenza e di abusi cosa mi sento di re? Non è mai troppo tardi per ricominciare. È molto doloroso ma possiamo trovare la forza di ricostruirci, con pazienza, con forza cercando di vedere la vita come un film e capire che tu sei un attore, scegli tu come andrà. Cercare di capire come vuoi che la tua vita sia. Ci sono infinite possibilità. E dobbiamo trovare un modo per cercare di vedere tutte le possibilità, il mondo è meraviglioso. Alle donne e agli uomini vittime di abuso dico che si nasce e si muore soli, siamo tutti qua per un motivo, con un dono, con qualità, differenti uniche e stupende. Cosa può renderti felice? Può essere qualsiasi cosa, giardinaggio, giocare a carte, cucinare, allenarsi. Cosa diresti alla te bambina. Ripartire da li».
Dalla sua terribile esperienza c’è un progetto di rinascita che vorrebbe condividere con altre persone che hanno vissuto le sue stesse cose?
«Vorrei riuscire a creare un network di persone che hanno vissuto queste stesse situazioni, per aiutarci a eliminare questo problema sul nascere se succede. E poi togliere piano piano i macigni che si hanno dentro, che ci impediscono veramente di continuare a vivere. Ho conosciuto tante ragazze che vivono rapporti tossici, con compagni violenti, che sono disintegrate: questo fenomeno tocca il mondo femminile come quello maschile. Ho conosciuto ragazzi, pure. Nel mezzo anche bambini coinvolti: ecco, per il bene dei figli è giusto farli crescere in ambiente sani. Altrimenti si continuano a creare disturbi, violenza e rapporti malati».
Ha denunciato questa persona?
«Sto valutando il da farsi, sto cercando di capire come muovermi».
Che cosa sta facendo adesso a Londra? Riesce a trovare la forza di fare musica?
«Sto ricominciando da zero, scegliendo le persone che mi stanno intorno, resettare e riniziare in maniera più sana e positiva. Si può ritrovare equilibrio e giustizia nelle dinamiche umane. Andrò a parlare in qualche centro anti-violenza, parlare con altre donne per cercare di aiutare. Sto cercando finalmente di ritrovare pace per tornare a far uscire brani».
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