Livorno, la Tamerice di Fattori ferita dai vandali: ecco che cosa hanno fatto
Il tronco che guarda il mare è stato riempito di polistirolo, materiale altamente inquinante: cosa dice l'agronomo
LIVORNO Resa immortale dalla “Macchia” che da quasi 150 anni la celebra nei capolavori di Giovanni Fattori (ma non solo), vedi l’opera La Libecciata esposta a Palazzo Pitti e realizzata tra il 1880 e il 1885. E oggi violata da mani sconsiderate che ne hanno riempito il tronco che guarda il mare di polistirolo. Incredibile ma vero: la storica e iconica Tamerice di Antignano, tanto amata dai livornesi, viene ferita.
Da decenni a picco sulla scogliera, battuta dal vento, resistente alle libecciate eppure colpita di recente da questo materiale, tra l’altro altamente inquinante. Tra tutte le plastiche il polistirolo è il nemico numero uno dell’ambiente: qualcuno lo ha incastonato, pure in maniera certosina, all’ interno degli spazi del tronco secolare dell’ esemplare che è anche inserito tra i 14 Alberi monumentali cittadini, a seguito di una articolata istruttoria avviata dall’amministrazione comunale nel 2014. Esemplari che si trovano sia nei nuovi elenchi regionali sia nel settimo elenco nazionale degli Alberi monumentali d'Italia approvato dal Ministero dell’Agricoltura.
E sopra al polistirolo spuntano delle scritte a pennarello, in rosso. Una “installazione” sconsiderata da cui è lo stesso Comune a prendere immediatamente le distanze. Della serie, non è un intervento ordinato né realizzato in alcun modo da chi lavora nel Settore del Verde di Palazzo Civico.
«Ho parlato con gli uffici preposti e assolutamente non sappiamo da chi può essere stata fatta una bravata del genere che personalmente considero altamente fuori luogo», scandisce il sindaco Luca Salvetti. Che ha già dato l’input al Settore del Verde di procedere per ripristinare le naturali condizioni della pianta storica. Preziosa. Iconica, musa ispiratrice di tanti artisti (tra cui anche Giovanni March nel 1964). Dall’alto valore ecologico, paesaggistico.
«Non era proprio il caso di andare a toccare una pianta del genere che va solo preservata, come stiamo facendo da tempo e al contrario, va toccata il meno possibile», continua. Bravata. Danneggiamento. Scempio. Sicuramente una brutta pensata che, per fortuna, non andrà a compromettere lo stato di salute della Tamerice. A ripercorrere quello che è accaduto e a dare il parere tecnico è l’agronomo Francesco Presti, classe ’77, livornese. «Quello che è stato fatto alla storica Tamerice non ha alcuna valenza agronomica: per fortuna non rovina la pianta, perché in quel punto il legno è molto indurito», premette il tecnico, da sempre affascinato dalle scienze naturali e dalle tematiche ambientali, iscritto all’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Livorno.
Vanta numerose collaborazioni con enti pubblici (scuole, istituti penitenziari, Comuni) per la progettazione e lo sviluppo di percorsi di agricoltura sociale che legano il lavoro con le piante alla riabilitazione, alla terapia e al reinserimento sociale di persone che genericamente la società chiama “svantaggiate” e privati. E questa attività lo ha portato anche a legarsi al lavoro sugli Alberi monumentali, tra i quali ci sono anche gli olivi secolari dell’isola di Gorgona.
«Ovviamente questo materiale va rimosso subito - va avanti l’agronomo - In generale va detto che le piante antiche come nel caso della Tamerice di Antignano sono così ambientate nell’ecosistema che raramente tollerano interventi umani: ribadisco che riempirne il tronco è stato un gesto veramente privo di fondamento tecnico e scientifico».
E da buon paladino dell’ambiente fa subito una riflessione sul versante inquinamento: «Quel che è stato fatto non ha alcuna interazione con la vita della pianta: penso invece al materiale usato, il polistirolo, nemico numero uno dell’ambiente, è un materiale che si deteriora, si sfalda in microplastiche. Quando verrà tolto dal tronco il problema sarà quello: bisognerà stare molto attenti che non si disperda nell’ambiente circostante», chiude lui che al momento si sta occupando, come agronomo-consulente, del patrimonio forestale di 16 ettari del camping village Le Esperidi di Bibbona e si occupa di formazione, agricoltura biologica, olivicoltura, orticoltura, valutazione di stabilità delle piante arboree e in generale di progettazione del verde urbano per soggetti privati ed enti pubblici.l
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