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Livorno, cresce la maxi discarica tra la Cgil e il tennis

di Francesca Suggi
Livorno, cresce la maxi discarica tra la Cgil e il tennis<br type="_moz" />

Materassi, lavandini, motorini, elettrodomestici: si attende una pulizia

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LIVORNO La discarica è ancora qua…eh già. Parafrasando, per sdrammatizzare, la canzone del Comandante Vasco Rossi. Nel cuore di Porta a Terra lo scempio. Da ben oltre un anno tra un hotel 4 stelle, il quartier generale della Cgil, il Pala Modigliani a pochi passi, il tennis ancora più vicino e alcune attività commerciali quei mucchi di degrado di ogni genere restano “incastrati” tra una questione pubblico-privato che sembra non arrivare ancora a soluzione.

«Stiamo lavorando per acquisire l’area, la situazione è complessa: ma solo acquisendola possiamo garantire la pulizia», fa il punto l’assessora all’Ambiente Giovanna Cepparello. Che ben conosce la situazione. Nell’agosto 2024 sul posto anche gli ispettori di Aamps e la Municipale per rilevare gli abbandoni.

Ma la maxi discarica è ancora là. E cresce, presa d’assalto dagli incivili: si trova nella stradina dirimpetto alle due torri, dove ci sono gli ingressi del Max Hotel e della Cgil. Le prime tracce sono lungo quella lingua d’asfalto, con tanto di strisce pedonali e segnaletica, mai utilizzata. Ma il peggio è in fondo alla strada, che termina con una sorta di piccola rotatoria risucchiata completamente dall’immondizia.

Praticamente c’è solo una striscia di verde a separare lo scempio dalle tensostrutture del circolo tennis Libertas. Rispetto al passato c’è un piccolo, grande passo avanti: è stata finalmente ripristinata la sbarra all’ingresso, per impedire l’accesso di mezzi pesanti. Ne sono felici le attività commerciali che, sul retro, insistono su quella strada della vergogna.

Ma il popolo degli incivili trova il modo per scaricare.

E in quell’area c’è, veramente, un po’ di tutto. Mucchi di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti Raee, laterizi, pentole, lavabi e lavandini, piatti per cucina, giocattoli, vecchie valige, libri, materassi e anche uno scooter. E ancora armadi, resti di letti, divani. Tutto è ammassato, informe. Sono rifiuti che necessitano di essere smaltiti con codici diversi. Specifici.

Elettrodomestici e in genere gli apparecchi elettronici, costituiscono potenzialmente un pericolo per l’ambiente e per la salute dell’uomo.

Devono essere recuperati e smaltiti in maniera separata, in quanto contengono sostanze tossiche e costituiti in parte da materiali non biodegradabili. Abbandonandoli nell’ambiente, significa correre il rischio di inquinare il terreno, di interessare le falde acquifere, con danni irreparabili.

Ma qual’è il punto? La questione è complessa. L’area è privata. C’è una diatriba tra Comune e proprietà: è in corso da tempo ormai. Palazzo civico sta lavorando per acquisire quello spazio, ma i mesi passano.

In passato più volte il Comune ha fatto fare pulizia, giustificando il tutto come tutela dell’igiene pubblica. Ovviamente i costi extra spesi per questo tipo di operazioni sono a carico del cittadino.

In sostanza, migliaia di euro pagati dall’amministrazione con i soldi dei contribuenti. L’amministrazione poi può eventualmente rivalersi in danno. L’area - come riportato in un servizio dei mesi scorsi - è in mano al curatore fallimentare dell’impresa che detiene la proprietà. l
 

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