Il Tirreno

Livorno

Memoria

Giacomo Guantini e il libro su babbo Gianfranco: «Mio padre, il moro della Fargas nella Livorno capitale del basket»

di Claudio Marmugi
Giacomo Guantini e il libro su babbo Gianfranco: «Mio padre, il moro della Fargas nella Livorno capitale del basket»

Il figlio e il lavoro per ricordare i 10 anni dalla morte dell'ex cestista labronico

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LIVORNO Suo padre da una parte. E un pezzo di storia del basket livornese dal’ altra. Nel mezzo c’è Giacomo Guantini, uno scrittore (e una persona) con una sensibilità fuori dal comune. Tutti i suoi libri precedenti, cinque, sono lì per dimostrarlo. Non fa eccezione il suo nuovo lavoro, un’opera carica di emozioni, di ricordi e di senso del tempo, che passa e che (s)fugge. S’intitola “Temporale americano” (Edizioni Il Foglio) e unisce due cose sotto il filo della memoria, il basket e suo padre Gianfranco, morto il 19 novembre di dieci anni fa e indimenticato giocatore di quella “Fargas Livorno” che ebbe l’ardire di sconfiggere la grande Simmenthal Milano in una partita epica che si giocò al Pala Cosmelli nella lontana stagione 1966/67.


Il libro della memoria

«La pallacanestro è una gran brutta bestia - spiega Guantini - quando ti entra nelle vene non va più via. Lo sanno bene i livornesi cosa vuol dire avere un cuore che batte per quella palla a spicchi. Livorno è capitale del basket, con una storia che comincia negli anni sessanta, ma forse anche prima. Due squadre, Pielle e Libertas, così diverse ma così uguali, un derby e mille gesta da raccontare; generazioni di cestisti, da una parte e dall’altra, gioie, dolori, vittorie e sconfitte».

Su questo dato di fatto acclarato s’innesta la vicenda personale dell’autore, la storia di Gianfranco Guantini, detto il “Moro”, padre di Giacomo, classe 1942, scomparso nel 2015 e indimenticato giocatore di quella “Fargas Livorno”.

«Il libro è una sorta di ritratto - continua il figlio Giacomo Guantini - un abbraccio ipotetico tra padre e figlio che si ritrovano insieme grazie alla magia della pallacanestro, e perché no, anche della scrittura».

Guantini, il playmaker Gianfranco Guantini era un playmaker, ovvero quel ruolo che nella pallacanestro ha il compito di organizzare il gioco. 1, 83 di altezza, tanta grinta, era uno che non mollava mai, uno di quelli che nella “Hall of Fame” della pallacanestro labronica ci sta di diritto vantando 245 presenze nella Libertas (13 stagioni: 6 in Prima Serie, 4 in A e 3 in B).

Il 19 novembre prossimo avrebbe compiuto 83 anni, ma Gianfranco è scomparso dieci anni fa. Ed ecco l’assunto del libro del figlio: «La memoria è la calamita che avvicina le generazioni tra di loro nell’esatto punto di equilibrio tra passato e presente. Ricordare mio padre oggi vuol dire guardare alla storia della nostra città con uno slancio che però ci apre al futuro». Il “Temporale americano”, dunque, è un libro fatto di una sostanza diversa. La scrittura è essenziale, ridotta all’osso, caratterizzata da una scelta precisa delle parole; l’effetto è quello di un ritratto, malinconico e felice al tempo stesso.

Tutto ruota intorno alla leggendaria partita tra Fargas e Simmenthal Milano, ma nel racconto c’è molto di più di questo, c’è il senso del tempo, dalla famiglia ed è carico di dettagli di un mondo andato, perso per sempre, un mondo che oggi può vivere solo grazie alla memoria – ricordi di vinili graffiati, alberi di Natale addobbati in fretta e l’amore, quello profondo, che conosce anche il dolore della malattia (che con la memoria e il tempo ha a che fare, perché velatamente si parla di Alzheimer).

“Temporale americano” è un libro da assaporare per comprendere cosa il passare degli anni ci sottrae e, contemporaneamente, ci regala. «Dedicategli del tempo. Fatelo entrare. Lasciatelo decantare», conclude Guantini. «Troverete qualcosa che vi rimarrà comunque dentro. Ad ognuno il suo, perché poi in letteratura va così».l

 

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