Livorno, aumenta la violenza sulle donne in provincia: raddoppiati gli ammonimenti
Ne erano stati emessi 13 in tutto il 2024, mentre quest’anno siamo già a 28. Fenomeno preoccupante, ma per la questura ora c’è più fiducia nelle istituzioni, maggiore consapevolezza e si denuncia di più. Circostanze che quindi influiscono anche sui numeri
LIVORNO. Ventotto ammonimenti firmati da inizio anno contro i 13 dell’intero 2024. Sono i numeri, in crescita, sulla violenza di genere in provincia di Livorno. «Una quota rilevante – spiega la questura – riguarda i casi di violenza domestica, fra coppie di coniugi e conviventi o di ex compagni, comunque legati da un’attuale o precedente relazione sentimentale».
Un’emergenza a livello nazionale, quella della violenza sulle donne, che per fortuna a Livorno conta solo due casi di recidiva. «I numeri testimoniano, oltre alla nota e preoccupante pervasività del fenomeno – prosegue la questura – la tendenza delle vittime a richiedere maggiormente l’aiuto delle forze di polizia e una maggiore consapevolezza sugli strumenti che esistono nel nostro Paese per arginare il fenomeno, già dalle fasi iniziali. L’aumento degli ammonimenti non è soltanto un dato statistico, ma il segno tangibile di un’azione di prevenzione più efficace e di una maggiore fiducia delle vittime nelle istituzioni». Secondo quanto spiegato dalla polizia di Stato«le vittime sono più informate e sanno che esiste questo strumento di tutela e le forze di polizia sul territorio collaborano meglio e più tempestivamente; si cerca di intervenire in una fase precoce, prima che la violenza si aggravi, riducendo i tempi e le condizioni di pericolo per la persona offesa e si rafforza il ruolo della prevenzione e del cambiamento culturale nella strategia complessiva contro la violenza di genere».
Ogni ammonimento rappresenta «una possibilità concreta di fermare la violenza – le parole della questora Giusy Stellino, che dopodomani riceverà dal Soroptimist club al Museo di storia naturale e del Mediterraneo una «valigetta kit» a sostegno delle vittime – prima che degeneri in tragedia e la pressoché totale assenza di recidive nel territorio livornese, se comparato al dato nazionale che si attesta invece al 23% circa, dimostra come questo strumento di prevenzione si stia rivelando efficace nel contenimento della violenza e dei suoi esiti più drammatici. Altrettanto importante appare agire sul fronte del recupero: accanto alla tutela delle vittime stiamo incentivando – in stretta sinergia con la prefettura, la procura, i centri antiviolenza, i servizi sociali e le associazioni territoriali – i percorsi di accompagnamento e rieducazione per gli autori di maltrattamenti e per i soggetti affetti da patologia delle relazioni, nella convinzione che la sicurezza, soprattutto in questo delicato settore, richieda un profondo cambiamento culturale e la progressiva responsabilizzazione di chi commette violenza, con il coinvolgimento di una pluralità di attori, competenti nel trattamento delle vittime e degli autori del reato».
La misura di prevenzione emessa dal questore, tramite il “Protocollo Zeus”, offre all’ammonito la possibilità di attivare un percorso gratuito di sostegno e di gestione delle emozioni all’interno delle relazioni affettive, il cui esito positivo permetterà di avanzare, in futuro, l’istanza di revoca del provvedimento adottato.
L’ammonimento, introdotto nel 2008 e significativamente ampliato due anni fa, è un provvedimento amministrativo con funzioni di prevenzione, «attraverso il quale l’autore di una serie di gravi delitti che offendono la libertà morale e l’integrità fisica della vittima, che ne aggrediscono il domicilio o che ne danneggiano i beni – sottolinea la questura – viene invitato dall’autorità di pubblica sicurezza a interrompere le condotte moleste, persecutorie, violente o lesive e ad assumere un comportamento conforme alla legge, per evitare che possano degenerare e portare al compimento di reati ancora più gravi».
Il provvedimento – che può essere richiesto dalla persona offesa o, a seconda dei casi, adottato dal questore – non richiede la piena prova della commissione del reato: è sufficiente che vi siano indizi che la condotta stia evolvendo in uno scenario più pericoloso «poiché l’obiettivo è interrompere il ciclo della violenza e di tutelare la vittima in modo immediato. Nonostante si tratti di una misura di prevenzione e quindi di un provvedimento amministrativo – prosegue la questura – per l’autore comporta concrete conseguenze sul piano giuridico, assolvendo in tal modo una funzione deterrente dalla commissione di ulteriori azioni. Infatti, in caso di reiterazione, l’illecito diventa procedibile d’ufficio e può determinare un aggravamento della pena in caso di condanna. I dati statistici diffusi a livello nazionale, riferiti al 2023, confermano che la misura funziona e raggiunge spesso il suo scopo: ogni dodici ammoniti si registra un solo caso di recidiva ai danni della stessa vittima o di una diversa persona da parte di un soggetto già ammonito». l
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