Livorno, migranti ritrovati morti in porto: «Perché non è stato dato loro asilo?»
Il sindacato provinciale Usb e Potere al Popolo, dopo l’esposto in procura della sigla tornano a chiedere spiegazioni su quanto accaduto
LIVORNO. «Troppe cose ancora non tornano: due ragazzi sono morti nel tentativo di conquistare una vita migliore. Non sappiamo niente di loro, non la loro nazionalità, non la loro condizione economica né tantomeno se nel viaggio verso l’Italia o nel Paese di provenienza avevano subito abusi, come troppo spesso succede. Non sappiamo niente perché qualcuno ha deciso che non avevano diritto di parlare con un avvocato, un mediatore o un’associazione. Non si sono neanche degnati di fare accertamenti o identificazione. Dopo averli fatti sbarcare e tenuti ore al varco portuale, li hanno fatti risalire sulla nave cargo con cui erano arrivati e rinchiusi in una cabina dalla quale poi sono usciti, e una volta tuffatisi in mare, sono morti affogati. La loro vita e la loro morte non interessano a nessuno, a tal punto che dopo poche ore è stato permesso il transito di un’altra nave nello stretto canale industriale».
A scriverlo, dopo la tragedia martedì 4 novembre dei due migranti ritrovati morti dopo essere annegati nel canale fra la calata Bengasi e il varco Zara a seguito della fuga per non essere rimpatriati dalla nave “Stena Shipper”, sono la sezione livornese del sindacato Usb e Potere al Popolo, che alle 13 di venerdì 7 novembre hanno organizzato un presidio al varco Zara, al quale si è recato anche il sindaco Luca Salvetti. Di entrambi non si conosce l’identità, dato che i loro corpi sono irriconoscibili e dalle impronte digitali non è emerso nulla: erano al loro primo ingresso in Italia e non sono, infatti, censiti nelle banche dati. Giunti il giovedì precedente, il 30 ottobre, a Livorno nascosti in un container di gommoni e materiale nautico sulla stessa nave ro-ro svedese affittata alla compagnia tunisina “CoTuNav”, scoperti da una guardia giurata che ha notato il sigillo spaccato della spedizione gli agenti della polizia di frontiera marittima, una volta sbarcati sul rimorchio al varco Galvani, come prevede la legge li hanno affidati allo stesso comandante del cargo. Poi, però, dal ro-ro battente bandiera danese sono fuggiti da una cabina nella quale erano rinchiusi, tuffandosi in mare e trovando, purtroppo, la morte nello specchio acqueo del porto, non è chiaro se risucchiato dall’elica della “Eco Napoli” di Grimaldi, nel frattempo in manovra. Sui corpi gli agenti della polizia scientifica e il medico legale non hanno rinvenuto segni metallici riconducibili a impatti con l’elica. «I corpi sono stati trovati per caso dopo giorni – proseguono Usb e Potere al Popolo –. Livorno vuole la verità su quanto successo. E la vuole subito. Perché non è stata loro concessa la possibilità di chiedere asilo? Chi ha deciso per il rimpatrio immediato? Ci sono dei documenti scritti e firmati da qualcuno? E ancora, è vero che hanno chiesto, in inglese, di parlare con un avvocato? Chi ha autorizzato il transito di una nave quando ancora non si era certi che fossero deceduti? La vita di due persone vale meno dei traffici marittimi, evidentemente. Pretendiamo di sapere se la magistratura ha intenzione di fare qualcosa per accertare la verità oppure, come spesso succede, tra pochi giorni sarà tutto dimenticato». «Abbiamo chiesto con forza – spiegano ancora – di fare chiarezza circa quanto successo quando due ragazzi sono morti annegati davanti alla banchina Ltm del canale industriale. Vogliamo vedere il decreto di espulsione con il quale sono stati rispediti sopra la nave, tra l'altro battente bandiera danese e quindi territorio dell’Unione europea, nonostante abbiano toccato terra e per ore siano rimasti accanto al varco portuale. Vogliamo sapere come mai è stata negata assistenza medica, e assistenza legale. Come mai non sono stati informati di quale debba essere la procedura da rispettare in questi casi».
«Vogliamo sapere – proseguono – come mai quando ancora i due ragazzi risultavano dispersi, a poche ore da quando risulta che si siano gettati in mare, è stato autorizzato il transito di una grande nave Msc. Non ci fermeremo fino a quando non sarà fatta chiarezza su quanto accaduto». Nei giorni scorsi Usb, insieme all’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, avevano scritto sia alla polizia di frontiera marittima che alla procura, presentando un esposto sempre per chiedere lumi sulla vicenda. Da parte del comandante della “Stena Shipper”, in ogni caso, non sarebbero emerse negligenze, dal momento che avrebbe controllato i due migranti ogni 20 minuti, fino alla fuga, come prescrivono le regole. Per questo non risulta indagato nel fascicolo aperto dalla procura.
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