Il Tirreno

Livorno

L'intervista

Tragedia dei migranti a Livorno, l'ex agente: «In 20 respinti ogni anno, i complici sono alla partenza»

di Stefano Taglione
Un intervento in porto in passato della polmare
Un intervento in porto in passato della polmare

La testimonianza: «Radès fra i porti “peggiori”, ma la situazione ora è migliorata grazie alle barriere rinforzate in porto dove ormeggiano le navi in arrivo dalla Tunisia»

2 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO. «Dall’area doganale di Livorno, ultimamente, abbiamo fatto in media una ventina di respingimenti l’anno. Di solito funziona così: i migranti si imbarcano dal porto di partenza con la complicità di qualcuno, forse non le forze dell’ordine, e salgono sulla nave già dentro il container. Radès, in particolare, da questo punto di vista si è sempre distinto molto negativamente».

A parlare dei flussi migratori a bordo dei cargo fra il Nordafrica e l’Italia, dopo la tragedia dei migranti a Livorno, è un ex agente della frontiera labronica, che chiede l’anonimato.

Venti respingimenti l’anno, non sono pochi per un porto come Livorno.

«Ci sono mesi in cui ce ne sono meno, altri in cui aumentano. In ogni caso, negli ultimi due anni, grazie allo spostamento della banchina che ospita le navi in arrivo dal Nordafrica la situazione è notevolmente migliorata».

In che senso?

«Ormeggia in aree lontane dai varchi, con barriere fisiche rinforzate. Non è semplice per i profughi scappare e superare l’area doganale. Per questo la polizia di frontiera riesce sempre a fermarli, procedendo al rimpatrio diretto, affidandoli al comandante della nave sulla quale avevano viaggiato».

C’è dietro un’organizzazione quindi.

«Sicuramente ed è al porto di partenza. Il comando nave, generalmente, è all’oscuro di tutto: sa solo di trasportare un container di merce, non cosa, peraltro ogni volta gli equipaggi sono diversi quindi è assai probabile che non c’entrino nulla. Anzi: dato che se scoperti devono rimpatriarli a loro spese, il tutto diventa poi un onere».

La tratta Radès-Livorno è quindi un’alternativa a Lampedusa?

«Sì, sicuramente più costosa perché non rischi di naufragare da un barcone. Penso che possa costare almeno cinquemila euro. l

S.T.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
Il caso

Choc a Massa, minacce e svastiche in vernice nera all’entrata del liceo: «Siete nel mirino»

di Redazione Massa
La classifica