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Livorno, l’ex storica Coop diventa cinese: comprata all'asta da un ristorante

di Juna Goti

	Zhang e l'edificio
Zhang e l'edificio

L’edificio nel quartiere Shangai, vuoto e nel degrado da anni, comprato all’asta: ecco come sarà trasformato

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LIVORNO. Sorride Xujun Zhang mentre nel tardo pomeriggio di un mercoledì di inizio ottobre è ricurvo sui sacchi di immondizia appena radunati nel cortile. «Stiamo ripulendo tutto, ce la faremo a riqualificare l’area, piano piano ma ce la faremo». La notizia è che il commerciante di origini cinesi ha comprato all’asta lo storico e malmesso edificio che una volta ospitava la Coop di Shangai.

Chiuso in buona parte da più di vent’anni, era finito nelle mani del tribunale dopo essere stato ipotecato da Consabit. L’ultima base d’asta era di 178mila euro, il lotto risulta aggiudicato per poco meno, intorno ai 150mila euro.

Cosa vuole farne Zhang? Niente bar o negozi. Glielo chiedono a ripetizione gli abitanti del quartiere che via via si fermano a fargli domande mentre gli vedono ripulire l’area con pazienza. «È vero che ci verranno un grande bar e un negozio cinese?». «No», risponde alla giornalista e ai curiosi: «Non apriremo un bar, un circolo, neanche un negozio. Vogliamo farci case». E non da vendere: «Voglio venire ad abitare qui con la mia famiglia, è una famiglia numerosa, ho sei figli». Il più grande ha 16 anni, i più piccoli, gemelli, appena due mesi.

In Italia dal ’98, 42 anni, Zhang gestisce già un ristorante in centro. «Per ora – chiarisce – l’edificio è commerciale, con magazzini e uffici, chiederemo di fare appartamenti». Ma perché investire in questo angolo difficile di Shangai? Prima si lascia scappare la battuta: «Vengo da un paese della Cina, Shanghai è vicino». Poi: «Mi serve perché è grande, lo riqualifichiamo e ci veniamo a stare».

Certo l’inizio è stato in salita, con sacchi e sacchi di immondizia da portar via: «C’era di tutto e di più, era devastato. Solo di motorini rubati ne abbiamo trovati una decina, abbiamo chiamato i vigili». Poi tappeti di bottiglie, materassi, siringhe, sia in un pezzetto del giardino sul retro che nei locali al piano terra e ai piani superiori. «Il problema è che abbiamo ripulito tutto e la scorsa notte qualcuno è già venuto a scaricare davanti al cancello un camion di rifiuti».

L’uomo ha acquistato sia i locali commerciali dell’ex cooppina, al piano terra, sia i tre piani sopra, lato via Poerio: chi ha i capelli bianchi, o quasi, si ricorderà di quando nella sala al primo piano venivano organizzate le feste da ballo del quartiere, o di quando salendo la rampa di scale si arrivava alla sezione del partito, i Ds. O di quando c’era l’asilo.

Un pezzo di storia di Shangai, confinante, comunicante, con la Casa del Popolo. Attenzione: da Consabit chiariscono che la parte dell’ex circolo intitolato ai fratelli Gigli, il blocchetto con la scritta Casa del Popolo, non era oggetto di vendita forzata, all’asta è andata tutta la parte dell’ex supermercato, terreno e piani superiori (c’è stata l’aggiudicazione, manca solo l’aggiornamento catastale). Per il blocchetto del circolo, di proprietà Consabit, la storia è ingarbugliata: anni fa, di concerto con il Comune, era stato previsto di demolirlo per fare posto, guardando anche all’area del giardino, a una quarantina di appartamenti a canone calmierato, che la cooperativa avrebbe costruito con un contributo della Regione. Operazione poi andata diversamente.

Sta di fatto che se prima del Covid l’Arci aveva provato con un gruppo di volenterosi a tenere aperto almeno il circolino (è chiuso da tempo, ma le attività di Arci e altre associazioni continuano nel centro civico), l’edificio finito all’asta è rimasto per un’eternità in preda al nulla: sporcizia, siringhe, materassi e rifugi di disperazione.

Bisogna scorrere gli archivi del Tirreno fino al 23 marzo del ’99 per ritrovare l’inizio di una battaglia contro il buio che gli abitanti del quartiere tentarono a suon di firme: quel giorno il giornale titolò “Non chiudete quel negozio Coop” e Shangai protestò vivamente contro la chiusura di uno spazio considerato un punto di aggregazione importante. Il resto è storia. 

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