Il Tirreno

Livorno

Il racconto

Livorno, il padre del ragazzo picchiato in via Roma: «Livorno è insicura, mio figlio ha rischiato di essere sfigurato»

di Stefano Taglione
L'auto devastata
L'auto devastata

L’uomo è ancora sotto choc: «Lo avrebbe colpito a bottigliate in faccia e addosso, ha fatto bene a scappare insieme alla fidanzata»

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LIVORNO. «È inutile girarci attorno: questa città è diventata insicura e mio figlio, se non si fosse allontanato di corsa, sarebbe stato preso a bottigliate in faccia. Ha seguito i miei insegnamenti: scappare sempre quando ci sono queste persone di mezzo. È stato bravo, solo che ora ha un dito rotto e dovrà essere operato. Poteva ovviamente andare peggio, ha 24 anni ed è un uomo, lo ha dimostrato anche stavolta».

A parlare, chiedendo l’anonimato, è il sessantunenne livornese padre del giovane di 24 anni picchiato mentre era insieme alla fidanzata nella notte fra domenica 30 agosto e lunedì primo settembre in via Roma, in centro, da un uomo che non aveva mai visto prima e che pensava, probabilmente, che la coppia si fosse fermata davanti al tabacchino non per comprare le sigarette, come effettivamente voleva fare, ma per riportare la calma fra lui e la compagna, che stavano litigando in piena notte proprio davanti al distributore automatico dell’attività commerciale. «Se al posto di mio figlio ci fossi stato io – racconta il genitore – non so come sarebbe finita, avrei sicuramente reagito. Dopo quanto accaduto mi sono sentito telefonicamente con il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Alessandro Perini: ha ragione a denunciare certe malefatte, sono sotto gli occhi di tutti, così come lo spaccio in piazza Garibaldi. Certe cose possono accadere in una metropoli di milioni di abitanti, non in una città di quasi 150mila anime come Livorno. Ci voleva lui per dirlo? Bisogna fare qualcosa, altrimenti questa gente prenderà il sopravvento».

Secondo il padre del ragazzo «l’unica soluzione praticabile è prevedere più pattuglie nelle zone calde della città». «Serve un’azione incisiva – conclude –. Io, ad esempio, abito alla Leccia e vicino a casa mia c’è una discoteca. Il fine settimana, quando è aperta, 300 ragazzi imperversano urlando nelle vie limitrofe facendo confusione. Una volta ho chiamato la polizia municipale e mi hanno risposto dicendo che i vigili non sarebbero venuti perché avevano solamente una pattuglia. Ok che sono pochi, ma io cittadino che cosa posso fare a parte segnalare la situazione di degrado e pericolo? Devo scendere io e farmi giustizia da solo? Non è così che funziona». 


 

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