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Livorno, stop alle ricette via Whatsapp: «I dottori usino solo canali ufficiali». Due i motivi principali


	Un medico utilizza lo smartphone (foto Freepik)
Un medico utilizza lo smartphone (foto Freepik)

Secondo un'indagine del Policlinico di Milano, il 42% dei medici di Medicina generale usa l’app di messaggistica per comunicare con i suoi assistiti: «Sconsigliamo di rispondere a pazienti che mandano foto chiedendo una diagnosi veloce»

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LIVORNO. Stop alle ricette mediche inviate via Whatsapp. Qualcuno potrebbe pensare che sia più pratico e immediato, ma bisogna prestare attenzione.

Un’indagine dell’Osservatorio Innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano ha osservato come in Italia il 42 per cento dei medici (dunque quasi la metà) utilizzi l’app di messaggistica per comunicare con i propri pazienti. «In realtà le varie applicazioni di messaggistica non sono mai state approvate e non sono legali, e continueranno a non esserlo – sottolinea Massimo Angeletti, segretario provinciale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) della provincia di Livorno – . Sia chiaro: non lo sono mai state neppure per l’invio di materiale sanitario e su questo, sia come sindacato che come Ordine, ci siamo più volte espressi, chiedendo ai colleghi l’utilizzo di altre metodiche più sicure».

E in effetti oggi esistono delle app che servono, ad esempio, per la prenotazione e le richieste di appuntamenti, ma che non prevedono l’invio di materiale da parte dei medici. «Il paziente può continuare a usare Whatsapp per chiedere l’invio di una ricetta ripetuta relativa ai farmaci o porre delle domande, ma il medico può rispondere alla loro richiesta soltanto attraverso i canali ufficiali – spiega la Fimmg – . L’invio delle ricette per i farmaci può avvenire solo attraverso il canale blindato e ufficiale dell’sms. Così come le richieste di esami del sangue, esami diagnostici e visite specialistiche, che seguono la via della mail, passano attraverso il nostro gestionale che a sua volta utilizza un server che è legalmente riconosciuto, è sicuro al 100 per cento ed è approvato dal sistema sanitario. In sostanza l’invio di materiale e di documentazione sanitaria attraverso app di messaggistica, che sia Telegram o Whatsapp, è da sempre vietato».

Ma c’è anche un altro aspetto da tenere presente: sempre più spesso, infatti, i pazienti si affidano all’app di messaggistica per richiedere al proprio dottore delle diagnosi veloci. «Sconsigliamo sempre ai colleghi, anche a quelli più esperti, di addentrarsi in diagnosi, anche se all’apparenza semplici, utilizzando i canali di messaggistica – evidenziano i rappresentanti dei medici di medicina generale – . Ricordiamo, infatti, che si tratta di un atto comunque medico e che può in ogni caso riservare delle insidie. Per questo i messaggi devono limitarsi a semplici richieste di ripetizione di ricette e a nient'altro. La richiesta di chiarimenti riguardo a patologie è bene che avvenga sempre in maniera diretta e non attraverso filtri spesso pericolosi e che possono portare a fraintendimenti».

«Può capitare che i pazienti inviino, ad esempio, delle richieste con foto di lesioni dermatologiche – conclude la Fimmg – . Ecco, è pericoloso rispondere a questo tipo di richieste perché, se la diagnosi viene fatta tramite la app, manca tutto il corredo dell’anamnesi, dell’esame oggettivo, delle domande che il medico può fare di persona. La diagnosi, infatti, richiede dei gesti, degli atti medici che non sono previsti in un semplice messaggio».


 

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