Amii Stewart a Livorno: la discomusic, la svolta e quella mousse al tonno 25 anni fa («era la fine del mondo»)
La star mondiale, regina del brano cult “Knock on wood”, in piazza del Luogo Pio per Effetto Venezia: la nostra intervista
LIVORNO. Il suo singolo “Knock on wood” ha fatto ballare intere generazioni tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta. “Regina della discomusic” l’appellativo che le è stato dato in quegli anni. Ma ad Amii Stewart questa etichetta sta stretta. Perché l’artista è anche molto altro. A Effetto Venezia a Livorno, porterà in scena il suo show “A new line on the horizon”. L’esibizione è stasera, venerdì 1 agosto, alle 22,30 in piazza del Luogo Pio. Accesso gratuito.
Cosa porterà in scena con “A new line on the horizon”?
«Porterò sul palco i miei migliori successi degli anni Ottanta e Novanta, riarrangiati in chiave RnB (Rhythm and blues, nda) e jazz. Porterò anche brani di Stevie Wonder, Elton John e Mike Francis. E anche un brano del Maestro Ennio Morricone. E ci sarà anche un brano in napoletano».
Ha iniziato la sua carriera danzando. Che ricordi ha dei suoi esordi?
«Ricordo solamente che quello che sto facendo adesso è stato un sogno di quando ero piccola. Il ballo mi ha aiutato moltissimo per quanto riguarda la disciplina. Ma il ballerino è il professionista che lavora di più e che è pagato di meno. Quando ho iniziato ho avuto la fortuna di diventare anche una cantante di musica leggera».
La svolta nella sua carriera arriva con “Knock on wood”. Qual è il ricordo più bello di quel momento?
«Di quel momento ricordo l’energia, il senso di inclusione, la libertà. Mi ricordo tutti gli spettacoli, dal vivo e in tv. Ho girato il mondo, soprattutto l’Europa: Italia, Spagna, Francia, Germania. Noi artisti ci incontravamo, nel mondo del divertimento. Ricordo i Village People, Sylvester. La lista di chi ho incontrato è lunga chilometri».
Si è mai sentita stretta nell’etichetta “Regina della discomusic”?
«Non mi vedo solo come una regina della discomusic. E nemmeno all’epoca di Knock on wood. Perché ho avuto anche una carriera a Broadway, e ho cantato diversi tipi di musica. Etichettarmi solo per la discomusic è riduttivo».
Lei ha esordito negli anni ’70. Si aspettava una carriera così lunga?
«Ci speravo. Perché quando una inizia un percorso, senza credere che ce la fai, è inutile iniziarlo. Quando sei giovane hai entusiasmo, positività, sei certa di potercela fare. Io ero certa che volevo essere un’artista. Devi avere talento, ma anche essere al momento giusto nel posto giusto».
Chi l’ ha ispirata?
«Stevie Wonder e Aretha Franklin. Ma anche George Benson e Marvine Gaye. E James Brown mi ha ispirato per il suo modo di ballare. Ma ascoltavo tutti i più grandi. E ognuno di questi artisti mi ha dato qualcosa. La bella musica non muore mai».
Il momento della sua carriera di cui va più fiera qual è?
«Ci sono diversi momenti di cui andar fiera. Il primo è Knock on wood. Il successo è arrivato talmente veloce e inaspettato, che sono fiera di come ho colto l’occasione. E di come non sono stata travolta dal furore della canzone. È stato un terremoto per la mia vita, fisicamente e artisticamente. È anche grazie alla disciplina della danza che non mi sono fatta travolgere. Un altro momento è stato quando ho affrontato la musica di Morricone. Avevo un timore incredibile nei confronti del Maestro. Ma è stata una persona straordinaria. Mi ha trattato con grande tenerezza, con grande rispetto. E non mi ha mai detto come dovevo cantare una cosa, mi ha lasciato libera. E poi sono fiera di adesso. Normalmente un’artista come me, a questo punto della vita, in cui non le manca niente, non ha la necessità di fare cose se non ha voglia. Ma io ho ancora voglia, perché ho sempre qualcosa da dare. È una nuova avventura. Spero di continuare a rinnovarmi».
Il suo look è anticonvenzionale. Da qualche anno si è rasata, e si è fatta un tatuaggio floreale in testa. Perché questa scelta? E che significato ha il tatuaggio?
«Ho fatto questa scelta perché ero stanca di conformarmi, stanca che la società mi dicesse come essere, mi dettasse il canone di bellezza. I momenti di solitudine durante il covid mi sono serviti moltissimo per riflettere prima su chi sono, secondo su chi voglio essere, e terzo come voglio essere da questo momento in poi. Il tatuaggio mi ha sempre affascinato. Prima ho fatto una prova con mio nipote, che è un artista, a casa. Poi ho cercato una donna di colore, che facesse questo tatuaggio. Sono andata a Londra e abbiamo fatto 12 ore in due giorni, per il nero in testa. Poi dopo un mese sono tornata e abbiamo fatto altre 12 ore per il colore. Ho scelto i fiori perché vorrei che i miei pensiero e il mio modo di essere servissero a far sentire cose belle e positive agli altri».
Del panorama musicale italiano e internazionale, oggi, chi le piace?
«Adoro John Legend, Teddy Swims e Alicia Keys. E Beyonce, che è su un’altra stratosfera. Samara Joy poi è una jazzista che è la fine del mondo. In Italia mi piacciono Marco Mengoni e Mahmood. E Jovanotti, per il messaggio che dà. Collaborerei volentieri con Mengoni e Mahmood. Con il primo verrebbe una cosa più pop, con Mahmood una cosa più etnica».
Prima volta a Livorno?
«Ci sono stata più di venticinque anni fa. Io e mio marito abbiamo mangiato in un ristorante al porto. Noi esseri umani abbiamo i ricordi sempre intorno al cibo (ride). Mi ricordo una mousse al tonno che era la fine del mondo. Tornata a casa, l’ho fatta per anni».
Quest’anno l’edizione di Effetto Venezia è dedicata alle donne. Che messaggio vuole dare alle ragazze che verranno a vedere il suo show?
«Viva le donne! Sono molto felice di far parte di questa manifestazione. Voglio dare un grande messaggio di individualità e collettività. La bellezza è quello che decidiamo noi, non quello che dice la società».