Il giallo
Livorno, ancora decine di camion bloccati fuori dal porto: «È solo la punta di un iceberg»
La rabbia degli autotrasportatori: «Traffico container sempre più nel caos. Le code chilometriche sono solo la punta dell’iceberg delle inefficienze»
LIVORNO. Ancora ore e ore di attesa per i camion in entrata e uscita dal porto per caricare e scaricare container. Ed è solo una delle criticità che gli autotrasportatori devono affrontare quotidianamente per lavorare.
«È la punta di un iceberg di inefficienze dell’intero sistema portuale che ricadono sempre e solo sull’autotrasporto», denunciano le associazioni di categoria Assotir, Cna Fita Livorno, Confartigianato Livorno e Trasportounito che a Livorno hanno intrapreso una battaglia per tutelare le imprese di autotrasporto che lavorano sul porto.
«Basta davvero poco perché la coda per arrivare in Darsena Toscana diventi chilometrica ed arrivi ad intasare addirittura il tratto terminale della Fipili, con attese che comportano gravissimi danni economici per le imprese di autotrasporto. Oltretutto si tratta di attese che non sono assolutamente tracciate al momento, se non dai sistemi satellitari e cronotachigrafici a bordo dei singoli mezzi – evidenziano Patrizio Loffarelli (Assotir), Alessandro Longobardi (Cna), Marco Laurenza (Confartigianato trasporti) e Giuseppe Tagnochetti (Trasportounito) –. In questi casi, come in altri, prendere come riferimento dei tempi di carico e scarico soltanto gli orari di “gate in” e di “gate out” dal varco dei terminal è assolutamente incompleto e fuorviante, ed è per questo che abbiamo chiesto all’Autorità di Sistema Portuale di dotarsi di un sistema informatico in grado di mettere in comunicazione il PCS (Port Control System) con gli apparecchi tracciatori in dotazione ai camion: è ciò che già succede a La Spezia, permettendo così di tracciare tutte le fasi di arrivo e di uscita dal porto, nonché le documentazioni».
«Il porto di Livorno è chiamato alla sfida della modernizzazione e dell’informatizzazione se vuole competere in efficienza con gli altri scali del Tirreno e non solo, senza far pagare le attese, come era fino al 1 luglio, all’ultimo anello, per di più debole, della catena logistica: l’autotrasporto», dicono i rappresentanti delle quattro associazioni.
«Gli autotrasportatori di mestiere devono pensare a trasportare la merce, compito già rischioso, gravoso e mal retribuito: per farlo hanno tempi di guida, di impegno e di riposo rigidissimi; se questi tempi cambiano per colpa di altri, devono essere pagati, come devono essere remunerati i tempi per i sempre più numerosi adempimenti burocratici e logistici richiesti agli autisti ed alle imprese. L’introduzione libera ed autonoma della Port Fee da parte delle imprese ha riportato un po’ di equilibrio, anche se ovviamente non compensa tutti gli effetti negativi delle varie inefficienze portuali come ad esempio le perdite dei viaggi, la mala gestione dei container vuoti, la limitatezza negli orari di operatività dei terminal interni ed esterni rispetto a La Spezia, la gestione delle visite ai container ed altro; confidiamo che il nascente Osservatorio dell’Adsp sulle criticità camionistiche possa realmente occuparsi di tutte queste criticità analizzandone le cause ed i processi, sviluppando un nuovo modello di sistema portuale più efficiente per tutti».