Livorno, Mario Bartoli (Confetra): «La Darsena Europa avrà problemi se non si potenziano le ferrovie»
Secondo il presidente regionale della Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica è anche necessario «potenziare le strade, con corsie preferenziali per i camion»
LIVORNO. Sul tema portuale e sul futuro della Darsena Europa, sui collegamenti via rotaia e quelli su gomma, sull’organizzazione della logistica per un cambio di passo non solo della città di Livorno ma per tutta l’economia toscana, ecco il pensiero di Mario Bartoli, presidente regionale di Confetra (Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica): un’organizzazione nata 80 anni fa e che rappresenta a livello politico, economico, sociale e sindacale le categorie imprenditoriali che operano nei settori del trasporto, della spedizione, della logistica e del deposito delle merci, nonché in tutti i settori a questi connessi ed ausiliari e che vanta la maggiore rappresentatività nel settore di riferimento, posizionandosi autonomamente rispetto a qualsiasi altra organizzazione.
Livorno è chiamata a giocarsi bene come non mai la carta per lo sviluppo portuale. Una sfida che non può più attendere.
«Livorno è il porto principale della Toscana, il punto di riferimento per le nostre imprese, ma anche per le aziende manifatturiere. Diciamo sempre che logistica e industria sono strettamente legate ed è non soltanto un “mantra” che recitiamo spesso, ma si tratta delle due più importanti risorse del Paese: l’una deve far conto sull’altra e così il sistema Paese. L’investimento sulla Darsena Europa, importante area portuale, è stato voluto dalla Regione Toscana e da essa finanziato, insieme allo Stato. La Darsena Europa potrà portare su Livorno nuovi servizi e aumenti dei traffici, sia per la capacità di accogliere navi di ultima generazione che vengono impiegate sulle rotte “east-west”, dato il pescaggio finalmente adeguato alle esigenze del mercato, sia per la capacità operativa che il terminal contenitori avrà. se ne parla da tanti anni, ma davvero è una sfida che non può più attendere, per l’economia del territorio su cui insiste ma di tutta la nostra Regione. Ci auguriamo che vi sia massima attenzione e massima accelerazione per il completamento della più importante (e necessaria) opera infrastrutturale del sistema portuale toscano».
Con Davide Gariglio alla guida dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale si dovrà affrontare l’interesse per la Darsena Europa di colossi come Grimaldi e Msc.
«Certamente. Innanzitutto auguro a Davide Gariglio un buon lavoro e auspico, ma ne sono certo, che avrà la massima attenzione a quest’aspetto, tenendo presenti anche le priorità del territorio, della Regione e di tutto il cluster, che ha sempre sostenuto e sostiene la necessità di concludere le opere con rapidità e in osservanza del progetto. Si tratta di un investimento importante, sul quale un’operazione di “P&P” che guardi all’obiettivo di realizzare un grande terminal contenitori per il rilancio del porto di Livorno, consentendo non solo il mantenimento dei traffici, ma possibilmente l’incremento dei volumi che solo una struttura moderna, con fondali adeguati può garantire agli armatori, nelle dinamiche attuali dei flussi e della capacità delle navi impiegate su tutti i più importanti “trades”».
Un giudizio di Confetra sulla proposta di Grimaldi di costruire metà Darsena e gestirla. Favorevole o più propenso a un progetto unico?
«Premettendo che l’iniziativa dei privati deve essere libera, trasparente e garantita, senza alcun pregiudizio da parte di alcuno, ma in senso squisitamente tecnico, riteniamo che il progetto debba essere portato avanti e concluso così come concepito sin dall’inizio e in funzione dell’ammodernamento del porto».
Non sarà mai vera Darsena Europa se non si pensa a eliminare il limite infrastrutturale che c’è: collegamenti su rotaia, ma anche su gomma.
«I collegamenti ferroviari sono assolutamente indispensabili e lo diciamo da molto tempo. Confetra Toscana si è resa parte attiva (sin dal 2021), assieme a Confindustria, per richiamare l’attenzione su questa imprescindibile esigenza. La rete viaria e ferroviaria e i collegamenti tra porto e interporto, ma anche con Prato e l’interno della Toscana e con le regioni limitrofe, in particolare Emilia Romagna e Triveneto sono necessari per l’efficienza e lo sviluppo dei traffici. Non dimentichiamo che la rete Ten-T (Trans-European Transport Network) in Toscana si integra con le principali linee ferroviarie europee. I collegamenti ferroviari tra i porti e i principali centri di distribuzione, come Firenze, Pisa e Livorno, potrebbero essere migliorati e ampliati. Sono necessari corridoi ferroviari intermodali e terminal intermodali per facilitare il passaggio delle merci fra la darsena Europa e le linee ferroviarie principali. La connessione con la rete stradale è altrettanto cruciale. Creare un sistema di collegamenti veloci fra il porto e i principali nodi stradali della regione aiuterà a migliorare l’efficienza delle operazioni di trasporto».
Cosa serve?
«Per fare ciò è necessario il potenziamento della rete autostradale, in particolar modo intervenendo sull’A1, che unisce la Toscana con il nord e il sud dell’Italia, ma crea anche congestionamenti nei periodi di punta. E poi sull’A11 (la Firenze-Mare) e l’A12 (Genova-Rosignano), cruciali per il trasporto merci, specialmente per i porti di Livorno e La Spezia. L’A15 (Cisa) e l’A22 (Autostrada del Brennero) vanno collegate con i corridoi logistici europei, anche se la viabilità in alcune aree è meno sviluppata. Il “Corridoio tirrenico” deve unire la costa a Tarquinia».
Un altro problema è rappresentato dal congestionamento urbano.
«Le principali città toscane, come Firenze, Pisa e Livorno, soffrono di traffico intenso, che rallenta le operazioni di trasporto delle merci. Le infrastrutture sono insufficienti in alcune aree periferiche: ad esempio le zone interne della regione possono avere difficoltà a collegarsi con i principali centri logistici. Si soffre la mancanza di corsie preferenziali: in alcune autostrade e strade regionali non sono stati sviluppati percorsi separati per i camion, aumentando il rischio di incidenti e rallentamenti. Quindi è necessario che le istituzioni pongano attenzione al raddoppio e all’ammodernamento delle infrastrutture autostradali, all’ampliamento delle corsie, alla creazione di tratte ad alta capacità. È altresì necessario puntare su sistemi di gestione del traffico: implementazione di soluzioni tecnologiche per monitorare e gestire il traffico merci, magari con sistemi di “smart traffic” che ottimizzino i flussi veicolari».
Necessità imprescindibili per organizzare al meglio la logistica. Un attuale focus su trasporti, spedizioni, depositi. Qual è la vostra visione per una crescita di Livorno e per una economia toscana più in generale?
«Il mercato della logistica in Toscana è influenzato dalle tendenze nazionali. Ecco alcuni dati rilevanti sul mercato della logistica in Italia che potrebbero essere utili per comprendere la situazione in Toscana. Dimensioni del mercato: il mercato italiano del trasporto merci e della logistica valeva circa 117,6 miliardi di dollari nel 2025 e si prevede che raggiunga i 140,9 miliardi di dollari entro il 2030, con un “Ca-Gr” del 3,67% nel periodo di previsione (2025-2030). Sebbene questi dati siano relativi all’Italia nel suo complesso, potrebbero essere utili per comprendere le tendenze e le prospettive del mercato della logistica in Toscana. La viabilità e il trasporto merci in Toscana possono essere ottimizzati con un focus sulla sostenibilità, innovazione tecnologica, e infrastrutture moderne. Potenziando le reti ferroviarie e stradali, migliorando l’integrazione intermodale tra porti e altre modalità di trasporto, la Toscana potrà diventare un hub logistico ancora più competitivo e sostenibile. Nella visione di crescita per Livorno sarebbe opportuno avanzare richiesta di postergazione del credito di imposta “Zls” e la richiesta dei fondi per far sì che la “Zls” divenga strutturale in modo da garantire alle nostre aziende che operano nella logistica ma anche alle industrie di poter programmare nuovi investimenti sul territorio».
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