Il mistero
Karima, la voce soul e il nuovo disco: «Il mio omaggio alla musica italiana»
La cantante livornese famosa oltreoceano racconta il lavoro uscito per il suo40esimo compleanno: «Dentro c'è una canzone che mi ricorda mio padre»
LIVORNO Karima è un fenomeno, un’artista completamente fuori scala nel panorama della musica di casa nostra, tanto da conquistare più facilmente il resto del mondo che non l’Italia. Non a caso, nel 2009, l’artista livornese, è stata presa sotto l’ala di Burt Bacharach, ed è l’unica interprete nella storia della nostra musica per la quale il grande maestro (scomparso nel 2023) abbia mai scritto dei brani. La Disney l’ha scelta per interpretare la colonna sonora de “La principessa e il ranocchio” e dell’ultimo “Mufasa” e, nella sua carriera, ha aperto i concerti di Whitney Houston, John Legend, Anastasia, Seal e Simply Red. Un mese fa, nel giorno del suo quarantesimo compleanno, Karima è tornata con “Canta Autori”, prodotto da “Jando Music” di Giandomenico Ciaramella, un disco raffinato, stratificato, semplice e complesso al tempo stesso come solo il grande jazz sa fare, con dodici tracce d’autore e diversi duetti “cult”, tra cui quello con Nino Buonocore in “Scrivimi” e con Fabio Concato in “Buona notte a te”. Tra gli altri brani dell’album, “Anna e Marco” di Lucio Dalla, “Fortuna” di Mario Venuti, “Sempre e per sempre” di De Gregori e tanto Pino Daniele».
Come ha scelto le canzoni da cantare in questo disco?
«Questo album nasce grazie al pubblico. Chi mi conosce sa che ho sempre cantato soul, rhythm & blues, ed era molto lontana, per me, come idea, la possibilità di fare un album di pezzi italiani. Ho sempre amato la musica cantautorale ma cantata dagli altri. Nel 2018, Cristina Parodi, mi chiamò per interpretare l’amore in tutte le sue forme in 12 puntate di “Domenica In”. Per arrivare al canto della fonetica italiana ho dovuto fare molta ricerca, studio, è stato un lavoro bellissimo e intenso che mi ha portato a far pace con questa parte di me. Ho iniziato così a introdurre nei miei concerti in duo con Piero Frassi (che suona anche il piano nel disco, con Gabriele Evangelista al contrabbasso e Bernardo Guerra alla batteria) qualche canzone italiana e ho notato che al pubblico piaceva. Era giunto il momento di farci un disco».
Come si è sentita a “cantare gli autori”?
«Spesso si fa confusione tra cantautore, autore, interprete. Io non scrivo musica, posso cantarla alla mia maniera. Sono “compositrice in parte”, diciamo. Ma c’è stata per questo album, una ricerca del racconto. Qui non c’è la Karima di sempre, c’è la difficoltà della ricerca dell’interpretazione, di come far “suonare” queste canzoni, come dare nuova vita, nuova voce, a questi capolavori, con il mio vissuto».
Tra tutte queste canzoni c’è una che la rappresenta di più?
«Ogni brano rappresenta o può essere un momento della nostra vita. In questo momento, per me, una canzone molto importante del disco è “Il nostro concerto” di Umberto Bindi. Tre anni e mezzo fa ho perso mio padre in un incidente stradale. E quando canto i versi “Ovunque sei, se ascolterai” mi viene da guardare il cielo».
Quanto è difficile essere, nel mondo della musica di oggi, un’interprete “poco pop”?
«Essere nel mondo della musica di oggi è difficile, ma io voglio rimanere ancorata a quello che ho sempre amato e a quella che sono. Non potrei mai accettare l’idea di una Karima che si sveglia e si guarda allo specchio e non è fedele a se stessa. Quando canto è il momento della vita in cui sono più a nudo. Cantando apri il tuo cuore. A 20 anni da “Amici” posso dire che, allora, sapevo già chi ero e dove volevo andare. Dopo ho detto molti no che non mi avrebbero portato nella direzione giusta».
Che rapporto ha con la sua città?
«Da 8 anni sono piemontese d’adozione, ma non ho perso il mio toscano. Livorno è Livorno. Città di mare, città di porto, città che accoglie e che lascia andare. E il pubblico di Livorno mi ha sempre amata tanto. Rimane il “Nemo profeta in patria”, che vale per tutti, ma questo non c’entra niente con la musica o col livornese in sé. A Livorno c’è la mia famiglia, c’è il mio mare e Livorno è un tesoro da custodire e da portare ovunque nel mondo». l