La tragedia
Livorno, ecco la torre di Solvay che produrrà silice green
Il nuovo impianto prende forma in porto e sarà pronto ad ottobre. Trasformerà i gusci del riso nel materiale per produrre pneumatici
LIVORNO. Sarà pronto per l’avviamento a ottobre e diventerà operativo entro dicembre il nuovo impianto Essential Chemicals Italy Spa del gruppo Solvay in via Leonardo Da Vinci, rientrante nel progetto “Sorriso”, presentato anche alla Biennale del Mare come esempio di circolarità e sostenibilità a Livorno.
Proprio nella fabbrica livornese della Solvay, alle porte della città, si metterà in moto il processo di lavorazione al termine del quale si potrà ottenere silice bio con la cenere della lolla di riso a conclusione di vari passaggi intermedi all’interno di una torre che sarà alta quaranta metri.
Una struttura che già si riesce a scorgere dalla strada volgendo lo sguardo all’interno del sito industriale che sorge dentro un’area che fa già parte delle pertinenze portuali. Venti milioni di euro l’investimento, che fu presentato ad inizio del luglio dello scorso anno e che riguarda un progetto green che per risultato consente l’emissione di CO2 ridotta del 50% per ogni tonnellata di prodotto rispetto alla silice standard derivata dalla sabbia e oltre il 20% di risparmio di acqua industriale per ottenere un prodotto dalle immutate caratteristiche da usare nella produzione degli pneumatici e non solo.
È lo stesso direttore dello stabilimento di Livorno, Stefano Trusendi, a confermare che ormai ci siamo, seppur in leggero ritardo rispetto ai tempi annunciati nel 2024 in conferenza stampa, in cui si parlava di inaugurazione per l’aprile di quest’anno.
La torre
«La torre ospita l’intero impianto – dice Trusendi – che a caduta, sfruttando la gravità, con un flusso dall’alto verso il basso, vede l’immissione della materia prima che entra poi nei reattori. Il prodotto viene infine scaricato in un serbatoio e da lì poi filtrato. Un ciclo che si attesta attorno alle sei ore».
Questo rappresenta però solo l’atto finale di una scommessa vinta dalla multinazionale che si è preparata a questa rivoluzione partendo dallo sviluppo sul campo dell’idea, «attraverso la conduzione e il lavoro incrementato da un ingegnere e tre addetti, giovani questi ultimi neo diplomati dell’Iti (tutti già assunti), di un impianto pilota per la produzione del silicato di sodio già presente nello stabilimento, propedeutico a quello definitivo, e che ha permesso l’omologazione per i nostri clienti».
Pneumatici
Vale la pena ricordare che storicamente il 90% della silice prodotta a Livorno finisce nel settore pneumatici da Michelin (stabilimento di Cuneo) a Goodyear, Continental, Bridgestone (stabilimento di Bari) a Hankook. Bisogni che si orientano per i prossimi anni verso prodotti circolari e sostenibili. Mentre il restante 10% è destinato a derrate per la nutrizione animale, senza perdere di vista l’impiego per prodotti di igiene personale e pulizia della casa.
Gli occupati
Una volta a regime saranno 58 gli addetti diretti impiegati per la nuova lavorazione, che arriveranno comprendendo manutenzione, ditte terzistiche che fanno imballaggi, ad oltre 80.
I lavori sono iniziati il 18 giugno 2024: Livorno con questo impianto si appresta a diventare il più virtuoso sito di produzione del settore dell’intera Europa. Prima unità produttiva di silice circolare altamente dispersibile, al posto dell’abituale processo che vede soda con sabbia silicea (con un complicato processo di smaltimento). Si andrà invece ad ottenere la materia prima con un procedimento biologico utilizzando cenere della lolla di riso (la buccia dei chicchi) tutta made in Italy perché arriva dalle risaie delle province di Novara, Alessandria, Vercelli. Secondo la pianificazione svelata un anno fa, ammonterà a un 22% la produzione di nuova e sostenibile rispetto al totale, percentuale destinata a crescere vertiginosamente sostituendo completamente l’attuale gamma non più compatibile con la filosofia Solvay, che ormai strizza l’occhio alla silice green.