Ranieri, Banfi, Proietti e la pummarò: la Vecchia Senese cambia gestione dopo 42 anni
Livorno, “Don” Vincenzo Pernice lascia l’attività trasformata da ristorantino con 10 tavoli ad averne 110
LIVORNO. La città cambia anche attraverso il commercio: locali che chiudono, altri che aprono, vecchie insegne che spariscono altre che rimangono ma cambiano identità. In questo giro, anche Vincenzo Pernice, meglio conosciuto come don Vincenzo con la “sua” Vecchia Senese in Largo Duomo a Livorno, ha scelto di salutare, andare in pensione e vendere l’attività. «Dopo 42 anni di lavoro ininterrotto – racconta Pernice –, era arrivato il momento di fermarmi. Il locale negli ultimi tempi lo “facevo” insieme alle mie figlie, Rossana e Annarita, con l’aiuto di mio genero Giacomo. Ma visto l’età che avanza e mettendoli davanti alla scelta di continuare o meno, presi dalle rispettive famiglie ed altri attività, abbiamo deciso, di fare questo passo e lasciare, anche perché il nostro lavoro è impegnativo e molto sacrificante, visto che eravamo sul pezzo dalle 10 alle 12 ore al giorno».
Spaghetti al pomodoro
Pernice racconta che «oggi le cose sono cambiate, ed anche il mondo della ristorazione si è evoluto. Non è più come quando ho iniziato. Devi essere sempre, e sempre di più al pezzo: inventarti cose nuove, piatti diversi. Io sono rimasto con l’idea degli spaghetti pomodoro e basilico, e, per quanto siano buoni, c’è chi, le le nuove generazioni in primis, cerca anche altro».
Ciro e Stanislao
«Unendo dunque tutte queste cose – continua don Vincenzo –, e con i miei parenti che mi hanno fatto capire che tutto questo cambiamento sarebbe potuto essere molto impegnativo, soprattutto per loro, abbiamo preso questa decisione di trovare un’alternativa. Ed ho avuto anche la fortuna dalla mia parte, in quanto ho passato il testimone (mantenendo però la proprietà delle mura, ndr) a persone competenti che hanno voglia di fare, ed alle quali ho venduto la “mia” Vecchia Senese, con il patto, rispettato, che mantenessero il mio bravissimo personale, in modo particolare Ciro e Stanislao le mie rocce, i miei occhi e le mie braccia anche quando non c’ero».
Gli anni Ottanta
Un passo doloroso e quasi obbligato, dunque. Ma quale è la storia di Vincenzo Pernice? «Da Torre Del Greco, mia città natale, arrivo a Livorno nel 1981 con mia moglie Carmela, Lina per gli amici, e Rossana, la figlia maggiore, praticamente in fasce. Il mio primo lavoro è stato da Seghetti in piazza Attias, con altri tre ragazzi napoletani. Dopo un paio di anni mi sono sganciato da questa realtà ed ho rilevato la Vecchia Senese che era in via del Tempio 4. Un posto molto piccolo con 10 tavoli, un locale che al tempo faceva la mensa alle Poste, e quindi più aziendale che ristorante. Mi sono rimboccato le maniche e piano piano ho creato quello che volevo: un ristorante che già dopo 6 mesi dal mio ingresso, riscuoteva ampi consensi da parte di tutta la clientela. Dopo qualche tempo si liberò il fondo accanto – quello dove c’era Sweet per intenderci – e l’ho comprato, ingrandendo così da 10 a 70 tavoli. Nel 2002 si liberò ancora un altro fondo e con l’aiuto delle banche sono riuscito a far mio anche quello, facendo diventare la Vecchia Senese anche pizzeria, e creando una realtà nuova per Livorno con mangiare sia tipico napoletano che appunto la pizza – con forno a legna –, con un totale di 110 tavoli. Abbiamo avuto un successo fuori dal comune che, e per fortuna, è durato per oltre 20 anni. Poi l’altro steep nel 2015. Quando, pensando di fare una scarpa che si calzasse bene alle mia figlie, mi sono ridotto, però le cose non sono andate così».
La famiglia
È rimasto male quando nei fatti figlie e genero hanno deciso di non proseguire? «Male no, perché loro non mi hanno abbandonato. Ma da un’altra parte sì, perché ho dovuto lasciare una cosa “mia” che fino a qualche anno fa proprio non mi sfiorava l’idea. La vita comunque cammina e quindi ho capito che il mio momento a livello lavorativo è finito e posso e devo andare avanti a testa alta. Vorrei ringraziare mia moglie Lina per avermi sopportato e supportato in questa avventura che alla fine ha portato soddisfazioni sia personali che economica. Abbiamo lavorato tanto ma ne è valsa veramente la pena». E poi i clienti: ne sono passati a migliaia, livornesi, turisti, gente famosa. «Certamente, oltre che alla clientela abituale, croceristi, un’infinità di amici e utenti per caso, alla Vecchia Senese sono passati anche molti artisti. Quando negli anni’90 venivano fatti spettacoli teatrali alla Gran Guardia, si fermavano tutti da noi. Da Massimo Ranieri a Mario Merola, e ancora Ottavia Piccolo, Lino Banfi, Gigi Proietti e tanti altri».