Livorno, novantenne costretta dai truffatori a tirare tutti i soldi dalla finestra
Ancora una truffa agli anziani in città, stavolta in via Emilio Zola. La vittima: «Quella donna al telefono ha detto che servivano per curare mio figlio che aveva avuto un incidente. Avrebbe dovuto fare un'iniezione urgente»
LIVORNO. «Signora, suo figlio ha avuto un incidente, ora è in ospedale. Deve fare urgentemente un’iniezione, al massimo entro domani. Qua a Livorno non la fanno, deve andare in un’altra struttura sanitaria e servono soldi». Una voce femminile al telefono. Poi una donna sotto casa e il lancio dalla finestra di una busta con all’interno 200 euro. È così che una novantenne livornese, lo scorso 26 giugno, è stata truffata in via Emilio Zola. L’hanno convinta a pagare per salvare suo figlio, ma lui per fortuna stava bene e non aveva bisogno di nulla. Lei, però, non lo sapeva. E ha tirato in strada tutto il denaro che in quel momento aveva a disposizione.
«Mi hanno detto di consegnare tutti i soldi che avevo in casa – le parole dell’anziana, che abita da sola e un figlio ce l’ha davvero – e io purtroppo ci sono cascata. A un certo punto mi hanno chiesto anche di radunare tutto l’oro custodito, ma non ne ho. Fortunatamente non sono entrati in casa, mi hanno detto di gettare i soldi dalla finestra, e io sto al terzo piano. Sotto c’era una donna, li ha presi lei».
Al telefono, la novantenne, ha comunque cercato di chiedere spiegazioni. Perché nonostante l’abilità dei tuffatori, che riescono molto spesso a guadagnare la fiducia delle fasce deboli della popolazione per raggirarle, lei era quasi riuscita ad avere la meglio. «Mi sembrava una richiesta strana – spiega la signora – e mi sono stupita quando mi hanno detto che avrei dovuto pagare per l’iniezione. Ho obiettato infatti che la sanità è pubblica, che avrebbe dovuto pagare l’ospedale, ma la donna al telefono ha detto che a Livorno queste cure non le avrebbero fatte e che, quindi, avrei dovuto pagare».
Quando l’anziana si è accorta di essere stata vittima della truffa ha immediatamente chiamato il 112. Sul posto, nella sua abitazione, sono quindi intervenuti gli agenti della Squadra volante dell’ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della polizia di Stato, diretto dal commissario capo Gabriele Nasca, che hanno parlato con la signora tranquillizzandola e raccogliendo la sua testimonianza, oltre alla denuncia.
Appena pochi giorni fa, in Borgo Cappuccini, un analogo episodio: una settantacinquenne, sempre con la scusa che la figlia aveva avuto un incidente stradale, è stata raggirata consegnando a un uomo giunto sotto casa sua dopo averla tenuta al telefono per oltre un’ora tutto l’oro che aveva in casa – bracciali, anelli, medaglie e quant’altro – dal valore di diverse migliaia di euro. «Sono ancora sotto choc», le sue uniche parole al Tirreno poco dopo il trauma subìto. Ora saranno i colleghi della Squadra mobile, coordinati dal vicequestore aggiunto Riccardo Signorelli, a fare luce su questa vicenda e su quanto avvenuto più recentemente in via Emilio Zola, non lontano da via Garibaldi e viale Ippolito Nievo, nella speranza di reperire elementi utili alle indagini come ad esempio le immagini delle eventuali telecamere presenti in zona. Per ora l’unico elemento è il coinvolgimento di una donna. Sia al telefono che dal vivo: avrebbe raccolto lei la busta con i 200 euro lanciata dalla novantenne per cercare di aiutare suo figlio.
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