Il Tirreno

Livorno

La decisione

Banda delle ville, sette condanne: per Calderini 11 anni di reclusione

di Stefano Taglione

	I finanzieri mentre arrestano Nicola Calderini
I finanzieri mentre arrestano Nicola Calderini

Livorno, l’organizzazione fra il 2017 e il 2020 avrebbe messo a segno (o solo tentato) decine di raggiri immobiliari in varie parti d’Italia

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LIVORNO. Sette condanne, due assoluzioni e quasi 230mila euro di risarcimenti alle vittime fra danni patrimoniali, non patrimoniali e rimborsi di spese di lite. Si è concluso così, almeno in primo grado, il processo sulla cosiddetta “Banda delle ville”, la contestata organizzazione che fra il 2017 e il 2020 avrebbe messo a segno (o solo tentato) decine di raggiri immobiliari in varie parti d’Italia, per un totale - secondo il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Massimo Mannucci - pari a 43 truffe. Molte ipotesi di reato, in realtà, sono andate estinte per intervenuta prescrizione, remissioni di querele o difetti burocratici, ma l’impianto accusatorio nel complesso ha retto. È stato assolto, nonostante la richiesta di tre anni di reclusione della procura, il notaio livornese Valerio Vignoli, 73 anni, già presidente del Consiglio provinciale del notariato, difeso dagli avvocati Paolo Bassano e Michele Baldi.

Le condanne

Al vertice dell’organizzazione - secondo l’accusa - ci sarebbe stato il quarantaquattrenne Nicola Calderini, nato a Piombino e residente a San Vincenzo: per lui la pena più pesante, undici anni e un mese di reclusione, con la confisca di un’Audi A6 e di una Mercedes Cls, la confisca e la distruzione «del passaporto diplomatico del Sovrano Ordine militare di Malta» - si legge nella sentenza - oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, l’interdizione legale durante la pena e la sospensione dall’esercizio degli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per la durata di un anno.

Per Mike Berni, sessantenne di Follonica, considerato dalla procura un supporto determinante perché «capace di presentarsi come magnate estero o rappresentante di un gruppo imprenditoriale» otto anni di reclusione, 20mila euro di multa, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale durante la pena. Cinque anni, invece, per Giuseppe "Beppe" Doveri, 76 anni, che stando alla tesi accusatoria avrebbe messo a disposizione una lussuosa villa di via Montebello «in modo da dare un’immagine di solidità finanziaria a Calderini». Per lui anche le pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dell’interdizione legale durante la pena. Altra sentenza di colpevolezza per il quarantanovenne Bilbil Muca, anche lui residente nel Grossetano, che avrebbe avuto il ruolo di "tuttofare", garantendo il supporto nel ruolo di soggetto incaricato delle ristrutturazioni: per lui due anni e un mese di reclusione, con 600 euro di multa. I quattro erano chiamati in causa per una presunta associazione per delinquere, così come Vignoli, assolto da tutte le accuse. Dal reato associativo è stato inoltre scagionato Muca, ritenuto responsabile quindi solo per una truffa. Fuori da questa più grave ipotesi, ma condannati, il livornese di 77 anni Roberto Cascavilla (un anno e sette mesi, con 650 euro di multa), l’avvocato fiorentino Riccardo Corsini (di 57, per lui un anno e dieci mesi, 750 euro di multa e sei mesi di interdizione dalla professione forense) e Ratko Dragutinovic, 66 anni: per lui quattro anni e mezzo di reclusione, 600 euro di multa e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Assolto invece il trentenne Alberto Nigiotti, per il quale la procura aveva chiesto tre anni e un mese, oltre a 1.500 euro di multa.

L’accusa

Secondo l’accusa, alcuni dei componenti della cosiddetta “Banda delle ville”, si sarebbero presentati ai proprietari degli immobili, che spesso avevano «estremo bisogno di liquidità», come mediatori di grossi costruttori o magnati, banche estere o società internazionali, tutti disposti - dicevano - a pagare milioni di euro per avere quel bene. Unica condizione per la buona riuscita dell’affare: costituire una società "Limited", a carico dei proprietari, dove far confluire il bene (ruderi, hotel, ville per esempio) per agevolare l’affare. Operazione che poteva variare tra gli otto e i trentamila euro. Ma che però, invece di essere propedeutica al perfezionamento della compravendita, sarebbe servita a rimpinguare il conto degli ideatori del raggiro che intascavano il denaro (oltre un milione di euro in tutto) e poi sparivano. Coi soldi, ovviamente.

I risarcimenti

Il tribunale – con il presidente del collegio Luciano Costantini, a latere i colleghi Andrea Guarini e Roberta Vicari – ha disposto cospicui risarcimenti, nonostante non tutte le richieste siano state accolte. Solo Calderini è chiamato a pagare 89.785 euro, oltre a 41.500 in solido con Berni, 15.284,5 con Doveri, Corsini e Cascavilla e 16.500 con Doveri. Berni, da solo, dovrà invece risarcire 41.600 euro.

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