Il Tirreno

Livorno

Salute: il caso

Livorno, operaio ucciso da un mesotelioma: risarcimento di 810mila euro ai figli

di Martina Trivigno
(foto di repertorio)
(foto di repertorio)

Il lavoratore era andato in pensione nel 1994 dopo anni di esposizione all’amianto

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LIVORNO. Era andato in pensione nel 1994 dopo oltre 40 anni di lavoro, di cui 20 trascorsi nel reparto officina navale del Cantiere Orlando di Livorno, città dove viveva e dove risiedono ancora oggi i suoi figli e nipoti. Poi, nel 2017, la terribile diagnosi: mesotelioma polmonare, un tumore maligno che l’ha ucciso nel febbraio del 2018.
Dopo sette anni, la sentenza – era il 25 febbraio di quest’anno – con cui il Tribunale di Livorno, nella persona della giudice del lavoro Federica Manfrè, ha accolto il ricorso presentato dai due figli dell’operaio livornese morto, assistiti dagli avvocati Giacomo Pasquinucci ed Enzo De Lauretis che hanno diritto al risarcimento di oltre 810mila euro per la perdita del loro padre.

La causa

In pratica la sentenza stabilisce che la malattia che ha portato alla morte del padre è stata causata dall’esposizione alle fibre di amianto subita durate l’attività lavorativa e condanna quindi Fincantieri Spa, in qualità di datore di lavoro, al pagamento del risarcimento di tutti i danni subiti, sia dal lavoratore per le sofferenze patite, sia dai congiunti per la perdita del genitore. E alla fine la somma che il colosso della cantieristica navale ha dovuto corrispondere ammonta a oltre 810mila euro, compresi interessi, rivalutazione e spese legali.

Le motivazioni

Nel dettaglio, si legge nelle motivazioni della sentenza del 25 febbraio scorso, che Fincantieri non è riuscita a dimostrare di aver adottato, pur in difetto di una specifica disposizione preventiva, le misure generiche di prudenza necessarie alla tutela della salute dal rischio di esposizione alle fibre di amianto. Anche i testimoni sentiti nel corso dell’istruttoria, oltre a confermare che l’operaio, nel periodo in cui ha lavorato nel cantiere, ovvero dal 1975 al 1994, è stato esposto all’amianto, hanno precisato che l’introduzione e il successivo affinamento delle misure protettive adottate dal datore di lavoro è avvenuto in forma progressiva e più evidente a partire dagli anni Novanta.

Fincantieri è stata dichiarata responsabile, quindi, anche a causa di una condotta ritenuta sanzionabile visto che è «a carico del datore di lavoro un obbligo generale di garanzia delle condizioni di sicurezza del lavoro», la cui inottemperanza «non è circoscritta alla violazione di specifiche regole di esperienza o di regole tecniche, ma deve ritenersi volta a sanzionare, anche alla luce delle garanzie costituzionali del lavoratore, l’omessa predisposizione di tutte quelle misure e cautele atte a preservare, in relazione alle effettive modalità e condizioni di lavoro, l’integrità psicofisica del lavoratore, in considerazione altresì della possibilità di conoscenza di tutti quegli elementi che, in relazione alla fattispecie concreta, possono incidere sulla sicurezza del lavoratore».

La responsabilità

Secondo la giudice, poi, il fatto che il dipendente fosse stato a contatto con l’amianto anche quando lavorava per precedenti datori di lavoro non ha ridotto né escluso la responsabilità di Fincantieri, visto che – si legge nella sentenza – «tutti i soggetti che concorrono alla determinazione della lesione rispondono ciascuno per l’intero dei danni che ne derivano».

Sotto il profilo medico, infine, il consulente nominato dal Tribunale di Livorno ha accertato in base alle risultanze processuali e alla documentazione esaminata che «il tumore della pleura, mesotelioma… sia da correlare ad esposizione ad amianto», per avere svolto il proprio lavoro, oltre che alle dipendenze di altra società, «presso il Cantiere di Livorno», e visto che la latenza della malattia contratta e che ne ha cagionato il decesso – il mesotelioma pleurico – può arrivare fino a 40 anni dall’esposizione.

Più in generale, sempre secondo il perito nominato dal Tribunale, nei cantieri navali l’esposizione «ha potuto… interessare, per motivi principalmente ambientali, varie categorie di allestitori, come carpentieri di bordo, saldatori, tubisti, elettricisti, impiantisti, e via discorrendo».

Fonte di esposizione

D’altra parte, si legge ancora nella perizia, in alcuni studi dell’Istituto superiore della sanità (Iss), relativi a casistiche di soggetti con mesotelioma pleurico nell’area di Livorno, è «stata individuata, nella cantieristica navale, la fonte di esposizione ad amianto. L’esposizione ad amianto comportava un rischio elevato sia per i lavoratori che per i loro familiari».

Il risarcimento

Nel determinare infine l’ammontare del risarcimento dei danni patiti, il Tribunale di Livorno ha tenuto conto anche della sofferenza psichica subita dal lavoratore, che, purtroppo, nel periodo intercorso tra la diagnosi del mesotelioma e il decesso è stato perfettamente lucido e quindi in grado di percepire l’imminenza della propria fine. Per valutare i danni patiti direttamente dai figli che gli sono stati accanto durante tutto il periodo della malattia, la giudice ha invece preso in considerazione lo strettissimo legame affettivo che li univa al padre, legame in virtù del quale questi ultimi non hanno mai smesso di assistere il padre durante i terribili mesi della malattia che, poi, lo ha purtroppo sottratto all’affetto dei propri cari.

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