Il Tirreno

Livorno

L'inchiesta

Denny Magina, l’altra perizia sulle ferite: «Taglio non collegabile all’anello»

di Claudia Guarino

	Denny Magina
Denny Magina

Il medico citato dalla difesa: «Sotto il labbro lesione da sfregamento sull’asfalto». Il legale dei Magina: «Dna degli imputati sui vestiti, si passi a omicidio volontario»

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LIVORNO. Mamma Erika e Babbo Sky sono sempre lì, in tribunale, insieme. Sono passati due anni e mezzo da quella maledetta notte. Da quando Denny Magina è morto dopo essere precipitato dal quarto piano. Ma il dolore è sempre lo stesso. Con il processo che vede due persone imputate per omicidio preterintenzionale in corso. E se dopo la testimonianza in aula della genetista Ilaria Carboni (secondo cui tracce biologiche degli imputati sono state trovate sui pantaloni di Magina) l’avvocato di parte civile Andrea Ghezzani chiede che «si pensi a cambiare il capo di imputazione in omicidio volontario», i consulenti della difesa si pongono con le loro perizie in posizione alternativa rispetto all’impianto accusatorio. Perché «le caratteristiche dell’anello non collimano con una ferita da taglio come quella trovata sotto il mento di Magina», ha detto la medico legale Ilaria Marradi, e perché, ha aggiunto l’ingegner Tommaso Fauli, «tracce di platino si trovano anche sull’asfalto».

Ricordiamo che al centro del processo (che vede imputati Hamed Hamza e Amine Ben Nossra) ci sono i fatti che risalgono al 22 agosto 2022. Intorno alle 3 di notte Denny Magina vola da una finestra di un palazzo in via Giordano Bruno per poi morire qualche ora dopo in ospedale. Da qui partono le indagini dei carabinieri di Livorno. L’appartamento viene sequestrato e all’interno vengono svolti vari rilievi: viene analizzata la finestra da cui è precipitato Denny e vengono cercate eventuali tracce di sangue nelle stanze.

Gli altri accertamenti consistono nella relazione autoptica commissionata dalla Procura – che mette in evidenza come Denny abbia una ferita sotto al labbro inferiore – e nelle perizie sul dna – con studi che posizionano tracce degli imputati sui pantaloni della vittima e sotto le sue unghie. Circostanze, queste ultime, su cui ha riferito ieri in aula la dottoressa Carboni, chiamata a testimoniare dal pm titolare dell’inchiesta Giuseppe Rizzo, ieri sostituito da Massimo Mannucci. Ulteriori indagini hanno poi permesso agli investigatori di rilevare nella ferita sotto al labbro di Denny tracce di alcuni metalli risultati poi essere presenti in uno degli anelli sequestrati ad Hamza. Ricordiamo che secondo l’accusa Hamza avrebbe colpito Denny con un pugno al volto facendogli perdere i sensi e causando il volo fatale. In quel momento nella cameretta – insieme a Denny e ad Hamza (difeso dall’avvocata Barbara Luceri) – ci sarebbe stato anche Ben Nossra (difeso dall’avvocata Alessandra Natale).

Ieri in aula, oltre alla dottoressa Carboni, sono stati sentiti i testimoni citati dalla difesa. L’equipaggio della Svs che ha soccorso Denny, per esempio, e alcuni inquilini del palazzo al civico 8 di via Giordano Bruno. Al banco dei testimoni anche i consulenti della difesa. Ilaria Marradi, medico legale, si è soffermata sulla lesione numero 7, cioè sul taglio sotto al labbro di Denny, quello che per la Procura è incompatibile con la caduta e che potrebbe essere stato causato da un anello con un pugno. Secondo la dottoressa Marradi «le caratteristiche dell’anello non sono collimanti con l’idea di una ferita da taglio». L’oggetto, insomma, non sarebbe stato così tagliente. Il taglio, dunque, «potrebbe essersi prodotto in maniera diversa. La lesione aveva i margini netti e non c’era l’alone di sangue intorno. Dunque potrebbe essersi prodotta per strusciamento del volto sull’asfalto dato che l’azione lacero contusa si è verificata all’interno del labbro». Secondo l’ingegner Tommaso Fauli, inoltre, nella lesione numero 7 «ci sono tracce di altri materiali (oltre quello compatibile con l’anello, ndr) e questo fa pensare che ci siano contaminazioni. Non è quindi lineare il collegamento tra anello e ferita. Il platino, poi, si trova anche nelle strade». Prossima udienza: 22 settembre.


 

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