Il Tirreno

Livorno

La sentenza

Livorno, condannato per l’accoltellamento in piazza della Repubblica: negata l’espulsione

di Stefano Taglione

	Due agenti della Squadra mobile (foto d'archivio)
Due agenti della Squadra mobile (foto d'archivio)

Il trentenne, scarcerato perché il fatto è stato derubricato dall’iniziale ipotesi di tentato omicidio, torna in città: «Ha una figlia piccola», di conseguenza il rimpatrio in aereo è stato respinto

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LIVORNO. Era stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile della polizia di Stato per tentato omicidio due settimane dopo un accoltellamento: aveva pugnalato per tre volte un cinquantenne in piazza della Repubblica, in mezzo alla strada e all’intersezione con via della Pina d’Oro, attorno alle 5 di mattina del 2 settembre scorso. Vittima che poi era stata salvata in ospedale dopo un collasso polmonare.

Il trentunenne tunisino Aleaddine Tayari, da quel momento nel carcere labronico delle Sughere e residente in città, a metà aprile è stato sì condannato, ma per il più lieve reato di lesioni personali – due anni e quattro mesi di reclusione e non otto come chiesto dalla procura per più grave tentato omicidio – e, nei giorni scorsi, il giudice del tribunale Gianfranco Petralia, conseguentemente alla sentenza del collega Massimiliano Magliacani, ne ha disposto la scarcerazione e l’espulsione dall’Italia.

Il giudice di pace lucano, tuttavia, ha respinto il rimpatrio in Tunisia chiesto dalla magistratura penale in quanto il giovane, difeso dall’avvocata Alessandra Natale, a Livorno ha una figlia piccola. Per queste ragioni l’uomo ha lasciato il centro di permanenza per il rimpatrio di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza, dov’era stato nel frattempo stato trasferito in attesa del trasferimento con un aereo charter diretto a Tunisi, ed è potuto tornare in città.

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