Livorno, navi inquinanti di Moby: «Fare chiarezza sui controlli»
L’associazione Porto Pulito reclama un incontro urgente col contrammiraglio. La richiesta dopo il sequestro di tre traghetti della compagnia posseduta da Aponte
LIVORNO. Un incontro urgente con il contrammiraglio Giovanni Canu, comandante della Direzione Marittima di Livorno recentemente arrivato a guidare la Capitaneria. Lo chiedono i cittadini dell’Associazione Porto Pulito, che da anni portano avanti la battaglia contro l’inquinamento atmosferico causato dai fumi delle navi all’ormeggio, in particolare i traghetti in partenza per Sardegna e Corsica che attraccano alla Calata Sgarallino e alla Cala Punto Franco, a poche decine di metri dalla Venezia e da via Grande, dunque soprattutto quelli di Moby.
La richiesta di incontro arriva dopo la notizie del sequestro di tre traghetti impiegati sulla linea Genova-Porto Torres, di proprietà della Compagnia Italiana di Navigazione (Cin), del gruppo Moby (di cui Msc, che detiene unicamente una quota di minoranza, a Livorno punta alla concessione della Darsena Europa), in seguito a un provvedimento emesso dal Gip di Genova su richiesta della Procura della Repubblica, nell’ambito di un’inchiesta per frode in pubbliche forniture. Il provvedimento, eseguito dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza, riguarda una confisca per un equivalente pari a oltre 64,3 milioni di euro. L’indagine ruota attorno al contratto tra Cin, guidata dal gruppo amministrato da Achille Onorato (amministratore delegato di Moby Spa, indagato) e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per la linea Genova-Porto Torres, finanziato per garantire la continuità territoriale tra Sardegna e continente. In base all’ipotesi accusatoria, la compagnia avrebbe impiegato navi non conformi alle normative ambientali internazionali.
In particolare alcuni componenti dei motori principali dei traghetti e dei diesel generatori di corrente sarebbero stati manomessi, alterati o sostituiti con pezzi di ricambio non originali. Per mantenere in servizio le navi, secondo l’accusa, Cin avrebbe fatto ricorso a documentazione falsa e alla contraffazione delle impronte di autenticazione pubblica, riuscendo così a conservare le certificazioni richieste ed evitare i controlli degli enti preposti. Le ispezioni a bordo delle motonavi avrebbero evidenziato gravi irregolarità, tra cui ipotesi di falso e contraffazione che hanno determinato anche la mancata osservanza di specifiche clausole previste nel contratto col Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
«Il principio di presunzione di innocenza ci deve indurre alla dovuta cautela, ma nello stesso tempo riteniamo doveroso che si faccia quanto necessario per verificare se situazioni analoghe possano esser prese in considerazione anche su altre realtà portuali – evidenzia Luca Ribechini, presidente dell’Associazione Porto Pulito –. A Livorno, le emissioni in atmosfera, anche delle navi della Compagnia in questione, sono state più volte fotografate, segnalate alla Capitaneria e continuano tuttora a creare disagi importanti alla respirazione e allo svolgimento delle normali attività da parte di moltissimi cittadini e lavoratori portuali».
L’Associazione ha più volte contestato i dati relativi alla qualità dell’aria forniti da Arpat, evidenziando come le centraline di rilevamento fossero lontane chilometri rispetto alle banchine e ai quartieri affacciati sul porto. Ma allo stesso tempo ha chiesto ripetutamente alla capitaneria controlli attenti delle emissioni a bordo nave, arrivando – durante la campagna elettorale dell’anno scorso – a chiedere il contingentamento del numero di love boat in entrata in porto, indicate al pari dei traghetti come responsabili della maggior parte dei fumi.
Il tema diventa ancor più attuale in vista dell’imminente ingresso del Mediterraneo fra le aree Seca (sulphur emission control area), area a controllo delle emissioni di zolfo. A partire dal primo maggio 2025 sarà richiesto a tutte le navi che solcano il Mediterraneo di utilizzare un carburante con un limite di zolfo non superiore allo 0,1%, rispetto allo 0,5% standard. Questo provvedimento fa seguito a una lunga battaglia durata più di 10 anni condotta da molte città di mare – soprattutto europee – per ridurre l’inquinamento causato dalle navi. Le altre aree Seca nel mondo includono il Mar Baltico, il Mare del Nord, l’area nordamericana.
Va detto che a Livorno un’ordinanza della Capitaneria di porto, sollecitata dall’amministrazione Salvetti, ha anticipato esattamente un anno fa quest’obbligo, e dal febbraio 2024 tutte le navi devono attivare la procedura del cambio di combustibile necessario ad alimentare gli apparati ausiliari all’ingresso nella rada del porto di Livorno in modo da effettuare tutte le manovre all’interno del bacino portuale con il combustibile a tenore di zolfo inferiore allo 0,1%. Allo stesso modo, in fase di partenza, tutte le navi hanno l’obbligo di utilizzare il combustibile meno inquinante fino alla completa uscita dalla rada.
Nei primi tre mesi dell’ordinanza, come raccontato dal Tirreno, le verifiche a bordo su navi che hanno raggiunto il nostro scalo portarono a 39 controlli documentali e con prelievi di campioni di combustibile utilizzato che hanno reso possibile l’accertamento di diverse infrazioni il cui caso più eclatante è stato quello a carico di una nave passeggeri e rotabili (ro-pax) per superamento di limiti massimi di contenuto di zolfo, con sanzione a carico dell’armatore di 30mila euro.
«Anche alla luce della imminente introduzione della Seca nel Mediterraneo vogliamo parlare con Canu per ricevere piena conferma delle iniziative di verifica e controllo che la Capitaneria metterà in atto», dice Ribechini. Ricordando che nel recente passato Moby «ha svolto iniziative benefiche sulla sua nave ammiraglia. Non vorremmo mai che si sia trattato di una mera vetrina pubblicitaria».
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