Carcere, il grido d’allarme del garante Solimano: «La consegna dei nuovi padiglioni si è bloccata»
L’appello al ministero: «La ditta se n’è andata e si è aperto un contenzioso». L’avvocata Guia Tani: «Alle Sughere manca il basilare rispetto dei diritti umani»
LIVORNO. «Chiediamo un cronoprogramma per sapere quali saranno i tempi di consegna dei nuovi padiglioni del carcere di Livorno. Le persone detenute hanno diritto a una situazione di dignità e decoro che è per noi un elemento irrinunciabile».
Richiama al loro dovere gli organi che amministrano il carcere delle Sughere il garante dei detenuti del comune di Livorno, Marco Solimano. Solimano si appella al provveditorato regionale del ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. «La ditta che ha fatto i lavori per i padiglioni nuovi se n’è andata nove mesi fa, ma ancora i nuovi spazi non ci sono stati consegnati – dice – e non sappiamo neanche di cosa tratti il contenzioso tra la ditta che ha fatto i lavori in carcere e l’amministrazione penitenziaria. Quindi la consegna dei padiglioni è bloccata, ma noi siamo all’oscuro del perché». Sebbene il Comune di Livorno sia sempre stato attento al tema delle carceri, la sola volontà dell’amministrazione municipale di tutelare la popolazione reclusa in via delle Macchie – 248 detenuti secondo i dati aggiornati pochi giorni fa dal sito del ministero della Giustizia, su un totale di 391 posti, di cui però 212 non disponibili, mentre gli agenti penitenziari sono 244 su una previsione di 268 – non è sufficiente per una dignitosa vita di chi vive in cattività. «La situazione del carcere di Livorno negli ultimi mesi è peggiorata. Il reparto di media sicurezza è quello che ha maggior danni – continua il garante –. Le muffe e le condense attentano alla salute delle persone, e mezzo reparto è transennato, quindi ci sono meno spazi per la riabilitazione dei detenuti. Senza i nuovi padiglioni non c’è nessun margine di miglioramento per il nostro carcere». Sono 248, come anticipato, i detenuti alle Sughere, di cui 130 all’interno della media sicurezza.
Gli spazi di detenzione, sempre secondo i dati ministeriali, sono 296, 180 dei quali però non disponibili. «Sono anni che denunciamo questo stato di cose. Si deve sottolineare anche la scarsezza dell’igiene. In alcune celle il wc è accanto alla cucina. Non vi è il basilare rispetto dei diritti umani, le condizioni sono insalubri e sconcertanti», le dure parole di Guia Tani, avvocata e referente per la situazione del carcere della Camera penale labronica, presieduta da Vinicio Vannucci. E a sottolineare la mancata collaborazione tra istituzioni, o meglio la mancata risposta del Provveditorato regionale e del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è il sindaco Luca Salvetti. «All’interno del carcere c’è un mondo di grande criticità e di grande sofferenza nei confronti del quale non possiamo far finta di niente – specifica il primo cittadino –. Abbiamo fatto vari richiami verso i centri decisionali, che non sono qui, ma a Firenze e Roma. Ai nostri solleciti le risposte sono state deludenti». L’appello del garante viene lanciato all’interno di un momento di mobilitazione nazionale dei garanti per le carceri di tutta Italia. L’appello è contro «il silenzio assordante da parte della politica e della società civile sul carcere».
Attraverso l’appello collettivo, quello che i garanti chiedono sono misure deflattive del sovraffollamento per chi deve scontare meno di un anno di carcere, così come l’accesso a misure alternative per i detenuti, in particolar modo per chi sta scontando una pena o un residuo di pena inferiore a tre anni. Alle autorità competenti, i garanti chiedono anche l’attuazione della circolare sul riordino del circuito di media sicurezza per quanto riguarda la chiusura delle sezioni ordinarie, dato che la maggior parte dei detenuti si trova a trascorrere circa 20 ore in celle chiuse. All’ordine del giorno delle richieste dei garanti non manca la garanzia dell’affettività in carcere, cioè il diritto dei carcerati a colloqui riservati ed intimi. Presenti alla conferenza anche l’assessore comunale alla casa e al sociale, Andrea Raspanti, il presidente di Arci Alessio Simoncini, Nicola Patti della Fondazione Caritas e il security manager nominato dall’amministrazione, il poliziotto della digos in pensione Giampaolo Dotto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA