Porto, la battaglia dei riparatori nelle aree non ancora libere: «Commessa da due milioni a rischio»
Gestione Bacini: «Ballano 250 posti di lavoro, le concessioni ci spettano perché abbiamo vinto un regolare bando». Romoli convocato all'Autorità di sistema, esce soddisfatto: «Attendo l’esame del mio ricorso al Tar, previsto per fine giugno»
LIVORNO. Sta diventando incandescente la battaglia dei cantieri dentro al porto. Marco Fiorillo, patron di Gestione Bacini, lancia un grido di rabbia: «Attendiamo la soluzione del problema che da troppo tempo si sta trascinando – dice –. L’associazione temporanea di imprese costituita da Gestione Bacini e Fratelli Neri ha bisogno di poter entrare e rendere finalmente attiva la concessione dopo aver vinto un regolare bando. È dal primo ottobre 2024 che avrebbero dovuto essere liberate e non possiamo più perdere tempo». «La situazione di stallo – aggiunge Fiorillo – sta sempre più danneggiando la nostra immagine, oltre al rischio di diventare inadempienti nei confronti degli impegni assunti con la stessa Autorità di sistema portuale, e che ci impedisce di diventare operativi, nonostante la presenza di contratti già firmati. Rischiamo severe penali».
Duecentocinquanta i posti di lavoro
La vicenda è ormai nota. La Ati, sulla cui attività a pieno regime sono attesi un totale di 250 posti di lavoro (fra vecchi e nuovi) ed un sensibile aumento di fatturato sulle attività di refitting e costruzione yacht, ha necessità di entrare nelle aree cantieristiche che appartenevano alle concessioni Montano e Romoli. Scadute e assegnate, appunto, a Gestione Bacini-Fratelli Neri. All’orizzonte si staglia un possibile accordo che trovi soddisfatte le parti in una disputa soprattutto con Roberto Romoli. I segnali sembrano esserci. E con il segretario generale di Palazzo Rosciano, Marco Paroli, nella figura del mediatore. La cosa sicura è che le due imprese che insieme hanno vinto il bando nell’area Darsena Pisa, hanno già visto saltare una commessa da 1,8 milioni con i cantieri San Lorenzo. Questo fine settimana, con il medesimo interlocutore, è stato sottoscritto un altro impegno, del solito valore. «Il nostro progetto, quello che può metterci davvero le ali, è lavorare sulle quattro aree - riprende Fiorillo -: dai Neri un piazzale per il refitting, da Montano tutto verrà abbattuto per dedicare una parte a piazzale e una a capannoni, la parte di Gestione Bacini, assieme a dove ancora insistono i cantieri Romoli, per uno scivolo che permetta ai grandi yacht di venire messi a terra».
Nuova commessa
Nel capannone attualmente occupato da Romoli è previsto l’utilizzo per le costruzioni. «Tutto però al momento è ingessato. Con San Lorenzo abbiamo stracciato un vecchio accordo e sottoscritto uno nuovo – aggiunge Fiorillo –. Per una barca diversa dal contratto precedente, previsti lavori sullo scafo e che interessano pure la sovrastruttura. Non ci possiamo permettere di rinunciare anche a questa commessa. Penale salata, danno di immagine e posti di lavoro potenziali in serio pericolo. L’alternativa, è andare nel frattempo nei cantieri di Pisa. Soluzione molto onerosa».
Romoli a palazzo Rosciano
Roberto Romoli cerca il pareggio della salvezza. Ha capito che dovrà comunque andarsene, ma lo sforzo è mirato a non chiudere bottega. Venerdì 21 febbraio ha sostenuto un incontro nella sede dell’Autorità di sistema portuale, convocato dal segretario generale Matteo Paroli. Un’ora e mezzo di colloquio, poi la stretta di mano con la promessa reciproca di un nuovo e risolutivo appuntamento. «Sono uscito soddisfatto - ha dichiarato l’ottuagenario imprenditore vero idolo del “popolo delle barchette” per la qualità delle sue lavorazioni - e auspico che accada presto qualcosa di utile per sbloccare una situazione che non fa bene a nessuno». Che ci sia qualcosa che bolle in pentola? È sempre Romoli che spiega: «Una parte di accordo potrebbe riguardare i tempi di consegna della concessione che ho perduto. Ma è chiaro che tutto dipende da altri fattori. Attendo l’esame del mio ricorso al Tar, previsto per fine giugno». Ma la sensazione è che questo argomento potrebbe essere risolto se si arrivasse ad un compromesso: quello di trovare una sistemazione per i cantieri Romoli da un’altra parte. Dove? «Avrei lanciato una proposta - prosegue Romoli - che potrebbe invogliarmi ad accelerare lo sgombero e lasciar perdere il ricorso, dando mandato al mio legale di Firenze, Ivan Maroni, di stracciarlo. Vorrei solo poter continuare a lavorare, e tutto ciò sarebbe possibile puntando la lente sui mille metri, con affaccio a banchina, nell’area dove c’era la ex cementeria Atlas. Lì potrei continuare a sopravvivere. Una zona attualmente sotto la giurisdizione della Autorità di Sistema, utilizzata per ormeggio di barche sequestrate e mezze affondate. Mi potessi spostare in quel luogo, potendo utilizzare una parte della struttura industriale ormai dismessa, la mia attività potrebbe sopravvivere».
Forse un accordo
A quando l’incontro? Interpellato, il segretario generale di Palazzo Rosciano, si limita a poche parole. «Entro massimo la prossima settimana, penso si possa allestire un terreno fertile per intraprendere un percorso. Per il momento tuttavia, ogni previsione è prematura». È chiaro che la partita si gioca su due tavoli correlati ma diversi. Argomenti autonomi e distinti. Il primo, riguarda la liberazione delle aree che attualmente Romoli occupa senza più titolo. Un tema che ha già determinato la sospensiva a Romoli che doveva lasciare dal primo di ottobre scorso, ricevendo nel frattempo intimazioni, diffide e ordinanze dall’Adsp. E la riunione alla presenza della controparte riguarderà proprio questo argomento: il rilascio con tempi certi delle aree a favore dei subentranti. Da qui non si prescinde. Su un altro tavolo la possibilità che Romoli acceda a una nuova area, facendone richiesta ufficiale.
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