Il Tirreno

Livorno

Comunità di Sant’Egidio

Livorno, le pietre d’inciampo, i bambini e la marcia cittadina per non dimenticare

Livorno, le pietre d’inciampo, i bambini e la marcia cittadina per non dimenticare

Gli studenti delle scuole ai loro coetanei della Shoah: «Ci saremmo voluti attaccare alle ginocchia di chi veniva a prendervi, perché non vi portassero via»

4 MINUTI DI LETTURA





LIVORNO.  I bambini di Livorno ai loro coetanei della Shoah

«Ci saremmo voluti attaccare alle ginocchia di chi veniva a prendervi, perché non vi portassero via». La marcia cittadina di Sant'Egidio, le scuole e le pietre d'inciampo.

Con queste parole, i bambini accolgono la deposizione delle pietre d’inciampo della famiglia Levi di via Pellettier.

Il 28 gennaio la Comunità di Sant’Egidio ha promosso a Livorno una giornata cittadina per celebrare la memoria della Shoah e ricordare la deportazione di almeno duecento livornesi di religione ebraica, avviati verso Auschwitz in soli due mesi, tra il dicembre del 1943 e il gennaio del 1944.

Tra loro anche un folto gruppo di famiglie ebree di origine italiana, fuggite dalla Turchia in conseguenza dei disordini e dei massacri seguiti alla guerra greco-turca.

Al mattino, alla presenza di tanti ragazzi, l’impianto delle pietre di inciampo dedicate alla famiglia di Abramo Levi, deportato insieme alla moglie e ai quattro figli. Provenienti da Smirne, erano giunti a Livorno nel 1927, da cui derivavano per antichi legami familiari.

Angela Rafanelli, assessore alla cultura, nel suo intervento: «Le parole sono importanti perché dalle nostre parole nascono le azioni: ricordare permette di crescere e provare a costruire insieme un futuro diverso».

In rappresentanza del mondo della scuola, dalla primaria fino al secondo grado, sono intervenute in molte classi del comprensivo IC Micheli-Bolognesi e del Liceo Cecioni.

La dirigente scolastica Cecilia Semplici, per sottolineare l’importanza della deposizione delle pietre d’inciampo «dobbiamo ‘inciampare’ per riflettere e prendere un impegno per vivere una vita di pace e rispetto reciproco, anche se una persona ha opinioni diverse dalla mia, anche se viene da un altro posto».

Diewo, una ragazza della Scuola della Pace, di origine senegalese, in una lettera idealmente indirizzata ai bambini Levi, ha scritto: «Ci sarebbe piaciuto giocare insieme, venirvi incontro all’arrivo nella nostra classe, aiutarvi con i gesti a capire la lingua nuova, soprattutto attaccarci alle ginocchia di chi veniva a prendervi, perché non vi portasse via da noi e nascondervi, magari nel nostro letto. Ora saremo più vicini ai tanti bambini che ancora soffrono per il razzismo e la cattiveria. Ai bambini che fuggono. A quelli che sono portati via dalle loro case. A quelli che desiderano vivere in Pace».

Nel pomeriggio, un corteo silenzioso ha percorso le vie del centro cittadino per poi raggiungere la Sinagoga. Durante il percorso, il corteo ha sostato presso la pietra di inciampo dedicata ad un’altra livornese, Nella Coen, insegnante di lingua e letteratura tedesca, deportata da Abbazia (Fiume) dove si era rifugiata.

Al termine del momento, gli interventi delle autorità civili e religiose e l'accensione della Chanukkià, in ricordo delle vittime della Shoah nei lager nazifascisti.

Sempre Angela Rafanelli, «Siamo qui insieme per costruire un futuro di pace, a partire dal rispetto reciproco».

Andrea Zargani, delegato del Vescovo e portavoce delle diverse confessioni cristiane presenti in città, ha ricordato don Roberto Angeli come esempio della "resistenza" al clima ostile ed alla persecuzione degli ebrei, da parte di molti cristiani.

Vittorio Mosseri, presidente della comunità ebraica, ha espresso il sentito desiderio che la memoria celebrata, «possa essere in un tempo di grande confusione e contraddizione delle coscienze, fonte di discernimento e di giustizia: questo è il tempo dei Giusti».

Infine Anna Ajello, della Comunità di Sant’Egidio ha sottolineato «il senso profondo della manifestazione, esprimendo solidarietà alla comunità ebraica, invitando alla resistenza profonda ad ogni ostilità, in un momento drammaticamente segnato dalla guerra. Questo forte vento gelido»,  ha aggiunto «soffia oggi sul Mediterraneo: bisogna contrastarlo essendo uniti, stringendoci forte, per andare avanti con mite determinazione, illuminati dalla Memoria di un grande dolore innocente, di ieri e anche di oggi».

La giornata, organizzata in collaborazione con il Comune, la Diocesi di Livorno ed il locale Istituto storico della resistenza ha raccolto, nonostante le condizioni metereologiche, una larga partecipazione, espressione di un sentito desiderio di riconciliazione e di resistenza ad un clima di ostilità, nel nome di tanto dolore innocente ed in un momento drammaticamente segnato dalla guerra.

Primo piano
Medicina e storia

Quando Ubaldo Bonuccelli andò negli Usa per curare Muhammad Ali